2.16 Terra

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"Berthold... Berthold, mi senti?" Un ringhio di frustrazione. Akash si alzò, la sedia in metallo spoglia e dall'aria scomoda emise un cigolio. Sollevò un braccio in alto, lo schermo sottile e fragile di un phonepad brillava lucido nella sua mano tremante. Venne colto dall'impulso di scagliarlo, il pugno già tratto all'indietro, ma parve ripensarci.

"Stupido aggeggio obsoleto!" si morse un angolo della bocca e si risedette.

L'aria intorno a loro era intrisa di una pesantezza che rendeva difficile il solo respirare. La colpa non era solo da imputare alla cappa di smog che avvelenava la Terra da secoli, una quantità di polvere sottili elevata a tal punto che neppure l'istallazione di purificatori nell'atmosfera o la totale conversione al nucleare avevano risolto completamente il problema. Madeleine si alzò dalla brandina su cui era sdraiata e si avvicinò a lui. La sua pelle, che su Marte era di un gradevole colore caldo e brunastro, sulla Terra era dipinta da una pennellata di sole che la rendeva spenta e vagamente giallognola.

Le sue impressioni si erano rivelate esatte. Odiava quel pianeta. Akash e Kresimir sostenevano che fossero capitati nella città sbagliata. Quando parlavano dei loro ricordi della Terra, le storie del primo erano popolate di luci calde e colori armoniosi, gente accogliente e spezie dal sapore così penetrante da invaderti la bocca per ore intere. Il secondo, invece, aveva solo parlato del cibo. "Sulle colonie certe prelibatezze non puoi neanche sognartele. Nella prossima libera uscita andiamo a Parigi, così ve le faccio provare."

In poche parole, non era colpa della Terra se il centro di comando della Congrega si trovava a Bruxelles. Colata di cemento e palazzoni alti e stretti, in cui una popolazione eccessiva per così poco spazio se ne stava stipata in una manciata di pochi metri quadrati. Scatolette di tonno. I loro dormitori non erano da meno, ma se non altro non puzzavano di zolfo e idrocarburi come quelli su Marte. Erano alveoli spogli e deteriorati, i materassi delle brande così lisi da chiedersi quanti prima di loro avessero alloggiato lì. Quella di Akash, poi, sembrava sul punto di cedere. Una sera sarebbe precipitato con tutta la rete del letto mentre dormiva, ne era sicura.

Il paesaggio intorno a loro non migliorava la situazione. Una sottile nebbiolina non permetteva di scorgere neanche le pianure circostanti. Era tutto, tristemente, grigio. Grigio come il display del telefono di Akash.

Il silenzio venne interrotto da un leggero ronzare elettrico. In un lampo, sul dispositivo ancora stritolato tra le dita tremanti di Akash, comparve la faccia di Berthold in primo piano. Il ragazzo parve illuminarsi insieme allo schermo. "Berthold!"

La figura era rimasta congelata in un'espressione contrita, una rotellina azzurra comparve al centro dello schermo. Malgrado l'immagine sfocata, Madeleine riusciva a intuire che se la fosse vista brutta. Non presentava alcuna ferita, almeno non sul viso. Ma gli occhi toglievano il fiato. Erano due sclere arrossate, ma non si trattava di quel tipico rossore che preannunciava il pianto. Era il colore dello stremo, dei capillari rotti, della corsa disperata verso la salvezza.

"Maledizione, questo telefono!" esplose Akash, schiaffeggiandosi il palmo della mano aperta con il retro del dispositivo.

"Prova a spegnere e riaccendere."

Madeleine si girò a fulminare Kresimir. La notizia del tradimento dell'Ambasciatore Blake era piombata su di loro come lo scoppio di una devastante tempesta estiva. Lei e Akash avevano provato subito a contattare gli amici che erano rimasti a Camp Perseverance. Naoko non aveva risposto. Will non aveva risposto. Donnel non aveva risposto.

Berthold era la loro ultima speranza.

"Se non hai nulla di decente da dire, facci il favore di chiudere la bocca!"

"Era un suggerimento."

"Sì, un suggerimento del cazzo."

"Smettetela." pigolò Akash. Era accovacciato con i piedi poggiati a terra e le gambe divaricate, alla ricerca di un punto in cui il telefono prendesse meglio. Il tono stridulo e incrinato ne tradiva l'irrequietezza.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora