2.6 Proxima B

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Oliver Blake non sorrideva. Jada se ne era accorta già da diverso tempo. Da quando gli alieni avevano attaccato Marte, il loro diretto superiore aveva continuato a inciampare in un fosso dietro l'altro. Svolgeva i suoi doveri con la solita solerzia, tuttavia non era più circonfuso dello stesso entusiasmo. Lo aveva osservato ingrigirsi da un giorno all'altro, appassendo e perdendo colore. Aveva smesso di vestirsi con completi eleganti e a spruzzarsi acqua di colonia in quella quantità che, ogni volta che le si avvicinava, le faceva pizzicare il naso, per adottare un atteggiamento più sobrio.

In quel momento indossava un'uniforme militare priva di qualsiasi decoro. Non aveva messo in bella mostra neanche i gradi, conferiti per chissà quali meriti sconosciuti guadagnati nella sua inesistente carriera di soldato della Congrega.

"Il motivo per cui abbiamo scelto proprio delle reclute come nuove leve per l'Elite è presto detto: ci servono dei volti giovani, freschi, qualcuno che invogli nuove schiere di civili ad arruolarsi." La voce non era più animata e scandita come una volta. Recitava un discorso che si era già scritto prima e lo stava facendo anche male.

Jada trattenne a stento uno sbadiglio. Alla fine tutto quel teatrino non si riduceva ad altro che a quello: propaganda. Erano il biglietto da visita della Congrega e nulla di più. Altro che corpo scelto, i più forti e valorosi della Galassia. Lanciò uno sguardo verso Alistair, paonazzo in volto. Il pugno era premuto sul petto, in totale sottomissione, ma se Jada lo conosceva anche solo un po', sapeva che avrebbe voluto scagliarsi contro lo stesso Ambasciatore. Era così teso che le vene della mano sembravano sul punto di esplodere.

Accanto a lui, Hannah e Beniamin velavano molto meglio il loro disappunto. Immediatamente dopo di loro, vi erano i tre ragazzi. I nuovi.

"Offenbach, lei ha un compito enorme da svolgere. La Congrega ha deciso di darle una fiducia che di rado concediamo alle persone come lei. Non la tradisca."

"Ne sono consapevole, Signore."

Era rimasta sorpresa nel vedere l'erede degli Offenbach nella rosa degli eletti. Quella ragazzina che aveva appena varcato la soglia della maggiore età e si fregiava perfino del privilegio di entrare nell'Olimpo degli Ascesi, discendeva da quella stessa famiglia che, un secolo prima, aveva messo in seria difficoltà l'ordine della Congrega.

L'alto comando non avrebbe potuto fare sgarro peggiore alla loro memoria. Se l'avessero vista i suoi parenti, ovunque essi si trovassero, avrebbero avuto un travaso di bile.

"Jaha. Lei è stato segnalato dalla Sergente Shu Qiufeng. Ha garantito per lei, la sua tenace resilienza durante l'assalto al Quartier Generale l'ha colpita a tal punto da insistere perché venisse selezionato."

Il ragazzo, il più alto dei tre, era anche quello più spaventato. Il pugno ancora stretto sul petto era più delicato rispetto a quello degli altri tre, un sorriso nervoso continuava a campeggiare sul suo volto. Si limitò ad annuire e a fare un veloce inchino con la testa.

Il giovane Akash Jaha non veniva da una famiglia ossequiata per conquiste di guerra, ma neanche disprezzata per i propri demeriti. Aveva fatto delle ricerche sul suo conto, i Jaha vantavano una lunga stirpe di medici militari e nient'altro di notevole. In generale, era rimasta poco impressionata da quel tipo, un po' più grande di Madeleine, ma meno maturo sotto l'aspetto dell'Ascensione.

Gli occhi dell'Ambasciatore si spostarono sull'ultimo dei tre, il ragazzo dai capelli color biondo cenere e l'aria da giovane aristocratico. "Sorescu. Lei durante l'addestramento ha ottenuto risultati a dir poco brillanti. E' proprio il degno erede di suo padre."

"Sono felice che il mio impegno sia stato riconosciuto, Signore."

Kresimir Sorescu. Il suo cognome, a differenza di quello degli altri due, non lo aveva mai sentito prima. Un emerito sconosciuto, all'apparenza. E invece, a quanto pareva, il padre era stato un Generale di spicco dell'Alto Comando, uno dei più stretti collaboratori del Generale Marshall. La madre, colei che invece gli aveva donato il cognome, non era la moglie. Un figlio illegittimo, dunque, mai riconosciuto. Ironico che l'Ascensione fosse finita proprio nelle mani del figlio bastardo. Il suo potere era quello di prevedere i movimenti degli altri. Non parole, non intenzioni, ma i semplici movimenti meccanicistici. Poteva indovinare con parecchio anticipo la balistica di un colpo o la mossa di un avversario, ma evidentemente l'unica gittata che il vecchio Generale non era stato in grado di calcolare era stata quella percorsa dalla propria Ascensione.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora