1.8 Caronte

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La donna che l'aveva aiutato si chiamava Margherita Gianotti. Da dietro il casco non riusciva a indovinare granché dell'aspetto fisico, ma la voce aveva un piglio vivace, più espressiva di qualsiasi smorfia o segno distintivo sul volto. Sebbene Will si fosse ripreso dal pianto sommesso, gli era rimasta accanto e si era messa a parlare a ruota libera: tutto, pur di non lasciare che la mente prendesse il sopravvento e richiamasse situazioni dolorose. Gli aveva raccontato che anche lei era nata sulla Terra: per gran parte della sua vita aveva vissuto a Torino, in Italia. Nell'apprendere quell'informazione ebbe un sussulto al cuore. Avrebbe voluto sommergerla di domande. Avrebbe voluto sapere se era vero che il mare era così bello come glielo avevano descritto e se era mai stata ad Alicante. Si trattenne. Parlare della Terra gli avrebbe fatto tornare dolci ricordi dei racconti che gli narrava sua madre da bambino, ma perfino lui si rendeva conto che non era il momento giusto per porre questioni del genere.

"Mio marito era un funzionario della Congrega," continuò invece a raccontargli. Notò il verbo al passato e subito capì a cosa volesse alludere. Il fatto che anche altre persone erano morte a causa degli attacchi sommari degli alieni lo scosse ancora di più.

"Ci siamo trasferiti sulla base spaziale di Armstrong, insieme ai nostri tre figli. Io lavoravo come psicologa militare e lui era stato nominato portavoce della base dal Generale Marshall in persona. Nonostante fossimo lontani anni luce dalla nostra casa, ci trovavamo molto bene lì ma poi..." Margherita alzò gli occhi al cielo, in un tentativo malcelato di nascondere il velo di commozione. "C'è stato l'attacco. È stato orrendo. Dapprima l'esplosione, poi l'armeria in fiamme... Eravamo come dei topi in trappola. Hanno fatto salire i bambini sulle scialuppe, loro sono partiti per primi, poi tutti gli altri... Quelli che sono riusciti a scappare. Io, non so come, sono riuscita a salvarmi, mio marito, invece..."

Will abbassò lo sguardo. Chissà quante storie c'erano su quello spazio-porto simili a quella. Non aveva saputo cosa dirle, perfino un "mi dispiace" suonava vuoto e privo di significato di fronte a un dolore così grande. Nessun dispiacere al mondo avrebbe reso giustizia a tutti i caduti degli attacchi.

"I miei figli sono vivi." Riprese tuttavia a parlare, la voce ancora incrinata per il pianto. "Sono su Ganimede adesso, la loro nave è riuscita a passare i controlli. Mi attacco ogni giorno alla speranza di ritrovarli con le unghie e con i denti. È l'unica cosa a cui penso, tutti i giorni." 

Il futuro del loro Sistema Solare racchiuso nel fremito di aspettativa che Margherita aveva ogni volta che si soffermava sull'idea che un giorno avrebbe potuto riabbracciare i suoi tre figli. A Will, quello, parve un ottimo punto di partenza. Gli nacque un sorriso spontaneo, le labbra screpolate tirarono appena.

"Sono sicuro che presto vi rincontrerete. Sarà la notizia più bella che riceverò da quando è scoppiata questa guerra."

"E io sono sicura che troverai la tua strada, Will." 

Will si girò verso un altro uomo seduto poco più lontani rispetto a dove si trovavano loro. Di tanto in tanto lo aveva sorpreso a guardarli di sottecchi, per poi riprendere a osservare tutte le altre persone raggruppate intorno a loro con le braccia incrociate. "E tu, Pierce? Qual è la tua storia"

Si girò dall'altra parte. Non sembrava un tipo di molte parole; quando aveva fatto la sua conoscenza, si era limitato a lanciargli una zolletta di zucchero accompagnato da un brusco, "Mangia!" Non aveva aggiunto più nient'altro.

Alzò le spalle. "Che importa? Sono fuggito e tanto mi basta. Ero su Caronte, non avevo nessuno di cui mi importasse qualcosa laggiù, quindi non mi è andata peggio di altri. Certo, avevo appena comprato il televisore... Mi era costato una fortuna. Ma, tutto sommato, meglio così."

"Pierce li ha visti," suggerì Margherita, le gambe raccolte verso il suo corpo e le braccia strette attorno ad esse. "Ha visto gli alieni. Su Caronte la resistenza dei nostri è stata più forte, quindi sono stati costretti a scendere in una battaglia campale."

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora