SECONDA PARTE - Via Lattea?

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Jeanne aprì gli occhi nel profondo buio della sua stanza. Il suo data-pad, buttato a testa in giù sul letto, era disposto lontano di qualche centimetro rispetto a lei; nonostante fosse capovolto, riusciva a scorgere il bagliore di una indistinta luce bluastra che si rifletteva tra le lenzuola bianche. Trattenne uno sbadiglio e allungò le mani verso l'alto per stirarsele. Poi si massaggiò l'estremità del naso con la punta dei polpastrelli e afferrò il dispositivo. Aveva la pagina ancora aperta sulla posta elettronica personale, aveva passato la nottata a leggere tutte le mail. Poggiò la schiena sulla testiera imbottita del letto, le gambe raccolte verso il petto. Rimase per un po' a fissare il numerino in alto a destra che segnava quanti messaggi le mancassero ancora da consultare, ma optò per schiacciare un pulsante disposto su un lato del pad. Quello, in un lampo, si spense del tutto e ogni fonte di luce venne assopita.

Ora andava meglio.

Nonostante il buio assoluto, c'era ancora qualcosa che le infastidiva i sensi, ma non riusciva a capire con esattezza cosa fosse. Rimase a lungo in quella posizione, la testa poggiata tra le ginocchia. Poi, capì che si trattava di una specie di rumore bianco, una sorta di frizzo elettrico di sottofondo che scorreva per i tubi dell'astronave, insistente e prolungato. Si mise sul ciglio del letto, indecisa se alzarsi oppure no: il fatto che ci fosse quel rumore persistente non era un ottimo presagio. E chissà da quanto tempo prima era iniziato, senza che lei se ne rendesse conto.

Sospirò. Non avrebbe voluto farlo, ma non aveva altra scelta.

"Dupois," cominciò a pensare con una certa intensità. Sperava che anche lui fosse sveglio. Non sapeva neanche che ore fossero, ma d'altronde in una nave in avaria, il tempo non era poi così importante.

"Dupois!" Insistette, la vocina nella sua testa risuonò più imperiosa.

"Ca... capitano?" Rispose dopo un po' la voce impastata e ovattata del Maggiore dentro la sua testa. Avere un Asceso tele-comunicatore nella propria squadra aveva i suoi vantaggi.

"Questo rumore..."

"Quale rumore, Capitano?"

Sbuffò impaziente. "Questo rumore elettrico fastidiosissimo. Che caspita è?"

Ci fu un prolungato intervallo di silenzio, fatta eccezione per il continuo sobillare della rete elettrica. Jeanne sbuffò un'altra volta.

"Non ci avevo mai fatto caso prima." adesso la voce del Maggiore suonava meno addormentata. Sembrava anche lui preoccupato per quell'evento, una cosa del tutto straordinaria per loro che erano ormai abituati da troppo tempo ai giorni di vuoto e nulla. "E' un problema..."

"Certo che è un problema, maledizione!" sbottò lei, mentre di alzò fulminea dal letto. "La riparazione dei radar a che punto è?"

"Capitano," il tono di Dupois cambiò in modo radicale. Adesso sembrava lui quello con la pazienza più satura, tra i due. "Cerchi di capire. Questa situazione è al limite e sono giorni che lei se ne sta chiusa in stanza a fare chissà che cosa, senza darci neanche un ordine. Il morale dell'equipaggio è ai minimi storici e ringrazi che non ci sia stata ancora una rivolta."

Digrignò i denti. "Non le ho chiesto di farmi il resoconto della situazione. Le ho chiesto di dirmi a che punto è la riparazione dei radar."

"Io... io non lo so! Non lo so, cavolo! Stavo dormendo fino a due minuti fa!" Le esplose in testa tutto il disappunto che aveva covato per tutto quel tempo in cui erano rimasti sospesi in aria. "Non vedo mia moglie e i miei figli da mesi. Forse sono passati anni e non ce ne siamo neanche resi conto. Cosa me ne frega di sapere a che punto sono delle stupide riparazioni!" Jeanne avvertì un fischio lacerante, come se i pensieri di Dupois fossero così intensi da aver fatto saltare la linea. Si tappò entrambe le orecchie con le mani, nella speranza che questo attenuasse l'acufene che le stava forando i timpani.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora