3.6 Futuro

196 26 280
                                    

La navetta da sbarco Hurricane volava tra la pioggia di fuoco che sembrava inseguirla con l'unico obiettivo di abbatterla. Jada Alenko, con il suo brevetto da pilota preso durante il suo addestramento, aveva insistito per sostituire il pilota Jenkins, che era morto la sera prima mentre era in servizio. Con una manovra secca della cloche, flesse l'aereonave di quarantacinque gradi ed evitò la collisione con una bomba a impulsi elettromagnetici per un soffio. Si scontrò con un aereo sottostante, che esplose sotto ai loro occhi come un fuoco d'artificio.

Kresimir si ancorò alla levetta di sicurezza per tutta la durata della manovra, piantando i piedi contro il pavimento metallico, nello sforzo di non cedere alla forza di gravità. Madeleine, invece, fu colta in contropiede e scivolò verso di lui. La sorresse con tutta la forza che gli era rimasta: era pallida e, dal modo in cui la sclera era arrossata, intuì che stava lottando contro tutta sé stessa per non dare di stomaco.

Le rivolse un cenno silenzioso, senza aggiungere altro. Andrà tutto bene, gli sembrava comunque un'assicurazione troppo ottimista.

Un'altra manovra brusca. Un fascio di luce divise in due il paesaggio che s'intravedeva dal parabrezza. Jada si spostò giusto in tempo affinché l'onda d'urto non li coinvolgesse.

"Merda! Non ci lasciano in pace un secondo!" ringhiò la donna, mentre si accodò dietro una navetta più grande. Assomigliava a una grossa blatta dal carapace argentato, sprovvisto di ali e molto più silenziosa della loro. Roba da Nuova Frontiera. In quanto a tecnologia bellica, erano molto più preparati di loro.

"Ma chi diamine ti ha insegnato a pilotare così male, Alenko?" sputò stizzosa la Sergente Hannah Hawking, anche lei avvinghiata alla levetta di sicurezza. Il casco della tuta faceva sembrare la sua testa un enorme pallone da spiaggia.

Jada grugnì, il contatto visivo inchiodato sul campo di battaglia. "Sei ancora viva, Sergente? Peccato, speravo che la mia guida azzardata ci avesse fatto più di un favore."

Il resto della squadra era rimasto in silenzio. Alistair Liu controllava il dispositivo radar mobile, in attesa di individuare il punto di sbarco che era stato loro assegnato; Beniamin Mstoyan, invece, era seduto in un angolo più lontano degli altri, intento a mormorare tra sé e sé una qualche formula incomprensibile. Kresimir intuì che si trattasse di una preghiera, una forma di rituale in disuso, che risaliva a un'epoca precedente ai viaggi spaziali. Erano ancora tante le persone che rivendicavano una confessione religiosa, ma era la nostalgia delle vecchie consuetudini a parlare per loro; con l'Ascensione e lo sviluppo della scienza, alcune credenze si erano adattate ai cambiamenti della loro società e avevano abbandonato certe pratiche inutili. Sia che lo facesse per abitudine, sia per una reale fiducia nella propria fede, pregare non sarebbe servito a nulla, soprattutto nel caso di Mstoyan.

Akash si era rinchiuso in un mutismo invalicabile. Osservava il pavimento, trinceratosi tra i suoi pensieri, si aggrappava al fucile, la mano che passava sopra l'asta su e giù. Avrebbe voluto dirgli parole di conforto, ma non voleva nutrirlo di false speranze. Per Akash non ci sarebbe stato nulla da fare, qualsiasi decisione egli prendesse: la sua rotta era già tracciata.

"Tra tutti i posti in cui potevo morire, mi è toccato in sorte quello più di merda di tutti."

Madeleine aveva riacquistato il suo colorito rosato, i capelli, un po' più arruffati del solito, ondeggiavano a ogni cambio di rotta del caccia. Non aveva ancora indossato il casco protettivo, poteva ancora spiare il suo sguardo che fremeva, né terrorizzato, né impaziente: aveva accettato la sua sorte, forse molto più preparata di loro al destino avverso. Non sorrideva, ma non tremava neppure. Nel suo caso, c'era ancora una possibilità: valeva la pena tranquillizzarla.

"Hai ancora una vita lunga davanti a te, Offenbach. Non sprecarla."

La ragazza stava per dirgli qualcosa. Aveva appena aperto la bocca, quando Alistair assestò un colpo secco sulla carrozzeria della Hurricane e richiamò l'attenzione di tutti. "Ci siamo. Avanti, muoversi, muoversi."

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora