ALEC

Mi ritrovo a sorseggiare un Vodka Lemon sul divano di una casa che sta completamente andando a pezzi e della quale il proprietario se ne frega altamente. Stupida festa, inutile direi.

Sara e Alessia mi ci hanno trascinato con la forza, minacciandomi del fatto che mi avrebbero rigato la macchina se non ci fossi venuto. E lo avrebbero fatto, credetemi.

Quindi le ho accompagnate con la macchina di Kenneth, infatti ho dovuto fare molta attenzione, perché mio fratello è venuto a questa festa con Brandon ma ha detto che dopo saremmo tornati insieme con la sua macchina e che avrebbe guidato lui. Non ho fatto domande, ho semplicemente acconsentito.

Poi diciamo che da un lato sono contento, perché le vedo scolarsi shot offerti da quei ricconi come fossero bicchieri d'acqua, e non credo sarebbero state in grado di tornare da sole. Vedere il sorriso sulle labbra delle mie amiche non ha prezzo, anche se vicino a gente che non sopporto.

Quel Joseph mi sta altamente sui coglioni, e con lui tutto il suo gruppetto. È come se nascondesse qualcosa. Insomma, chi cazzo organizzerebbe una festa del genere in una casa per ben due anni di fila, non curandosi dei danni? Dove cazzo sono i suoi?

Mi giro e vedo mio fratello seduto al centro tra due ragazze bionde, una è impegnata a mettergli la lingua in gola e l'altra a leccare i suoi pettorali. Non so il motivo di quest'ultima cosa e preferisco rimanere col dubbio di questo atto. Vorrei solo che lui smettesse di violentarsi in questo modo... nessuna di loro ci tiene a lui. E sono sicuro che neanche lui tenga a loro ma vorrei che aprisse il suo cuore.

Ma dimentico tutto ciò a cui stavo pensando quando vedo Bryan uscire da una stanza della casa, il volto arrossato e sudato, i capelli scompigliati, la camicia completamente aperta. È seguito da un altro ragazzo, nelle sue stesse condizioni.

Il mio stomaco si contorce e una furia cieca avvampa in me improvvisamente. Una sensazione che non avevo mai provato prima. Hanno sicuramente consumato. E mi fa incazzare questa cosa.

La cosa peggiore? Non ne ho il diritto. Lui può e deve fare ciò che vuole.

Ma vorrei essere io. Vorrei essere io la persona con cui va a divertirsi nei bagni alle feste, con cui sta sveglio a parlare fino all'alba, con cui passerà il Natale, con cui inizierà il nuovo anno, sulla quale sa di poter contare sempre.

E non sto dicendo che quel ragazzo lo sia, ma questa scena mi ha fatto venire in mente tutto ciò che io vorrei essere per lui. Ma la non accettazione di me stesso ci porta a non esistere più. Porta me e lui a non essere un noi.

Me lo sono vissuto per fin troppo tempo in segreto, ma ad un certo punto lui ha cominciato a necessitare cose concrete. Aveva ragione...io non potevo continuare così. Ma stargli vicino e lui che stava vicino a me era così bello, era fantastico.

Anche nelle piccole cose, soprattutto in quelle.

Mi ricordo ancora quando presi l'influenza e mancai a scuola e all'allenamento di rugby, prima che succedesse quello che è successo..
La sera stessa ero in volo in aereo con Alessia perché la mamma di Sara ci aveva chiesto se potessimo tranquillizzarla, anche per telefono, era stata male, molto, e ci precipitammo lì. Faceva male a entrambi il pensiero che lei stesse lì, indifesa, sola, in preda ai suoi attacchi di panico e al sabotaggio che si infliggeva da sola con la sua mente. E anche se avevo la febbre alta non mi costò niente mettermi in quell'aereo e raggiungerla.

Questo fu la sera, però. Di pomeriggio, lui venne a trovarmi. Si spacciò a mio fratello come un mio 'amico stretto del rugby'. Ovviamente Kenneth lo accolse con i suoi gentilissimi e cordiali modi.
Non c'è neanche bisogno che io lo spieghi.

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