KENNETH

La sua risata riecheggia nella mia testa e nel mio cuore.

E il modo in cui questo mi fa sentire, mi fa capire che non potevo fare scelta migliore di andare da lei questa sera.

Nonostante tutto ciò che mi riprometto sempre. So che serviva a lei, e che ne necessitavo anche io.

La situazione di questi figli di puttana sta decisamente sfuggendo di mano. Sono sicuro che abbiano attirato in qualche modo Brandon a quella festa, e sono certamente loro ad avermi fatto saltare in aria l'auto.

Ma adesso, con lei, queste cose passano in secondo piano. È come se ci fosse solo e soltanto lei.

Non sorrido spesso, o almeno non lo faccio quasi mai in modo sincero. Ma quando sono con lei, gli angoli delle mie labbra si piegano all'insù in modo incontrollato e spontaneo, soprattutto quando la sento ridere.

"Dove andiamo?" domanda cercando di sovrastare il rombo della moto con la sua voce.

Non le rispondo. È una sorpresa.

"Ricominci con il mutismo?" si lagna e io accelero per farla smettere di lamentarsi, infatti lei grida per la sorpresa e poi ride a crepapelle, seguita da me.

Sì stringe di più a me e le sue mani che continuano a girovagare intorno al mio busto mi fanno un certo effetto.

Infatti quasi mi duole il fatto di essere arrivati a destinazione.

"Sei proprio uno str...oh mio dio!" esclama quando nota il posto in cui l'ho portata.

Dyker Heights.

Il quartiere di New York famoso per le sue luci di Natale. Sara ha sempre amato questo posto, fin da quando la conosco. Non è ancora Natale, ma manca poco, e so che lei impazzisce per questa atmosfera.

Parcheggio la moto a caso, anche perché qui adesso è quasi deserto, ci sono solo quei pochi negozi, bar e bancherelle con i giochi aperti, e le luci accese fino alle 6 del mattino. Come passanti, vedo solo alcune coppiette che pomiciano e vecchietti.

Appena scende dalla moto, saltella come una bambina, con gli occhi illuminati. È come se ci fosse una scintilla in quegli occhi adesso, proprio come quando eravamo ancora piccoli.

"Non ci credo! Non vedevo questo posto da prima di partire per l'Italia, non sai quanto mi era mancato." inizia a incamminarsi e io le vado dietro.

Sorrido.

Lei si guarda intorno con la meraviglia negli occhi, i quali vedo diventare lucidi.

"Non piangere, altrimenti ti ho portata qui senza motivo." smetto di stare in silenzio per fare questa battutina e lei ridacchia, mentre una lacrima sfugge al suo controllo. Si affretta ad asciugarla.

"Sono emozionata, stupido. Ho così tanti ricordi qui." ribatte continuando a guardare qua e là come se stesse sulla luna.

Questo è ciò che l'ha sempre contraddistinta. La sua sensibilità è fuori dal comune.

Le piccole cose le fanno sciogliere il cuore, qualsiasi cosa sarebbe in grado di farla piangere.

Nonostante ciò, altre volte è anche brava a nascondere le sue emozioni. Non con me, però.

"Ti prego, giochiamo!" esclama poi portandosi le mani agli angoli della bocca, euforica, indicando la bancarella dove si spara alle lattine.

"Ti piace perdere?" la sfido e lei assottiglia lo sguardo. Sapevo che l'avrebbe presa col suo spirito competitivo. Lo siamo entrambi fin troppo.

Maybe one dayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora