Capitolo 7

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Il rientro a scuola anche quest'anno è risultato davvero difficile.

Sono certamente felice di terminare definitivamente anche perché non ho mai avuto una stabilità scolastica a causa dei miei continui trasferimenti, quindi ormai ci avevo preso l'abitudine.

Già dai primi giorni non si parla altro che di esami, quelli che dovremmo sostenere a giugno e io inizio proprio a non sopportarli. Fortunatamente questa settimana è giunta al termine e ciò vuol dire che domani sarà sabato e quindi potrò finalmente dormire. Durante il tragitto per rientrare a casa mando dei sms a mia madre per sapere come sta e per fortuna anche lì va tutto per il meglio.

«Sono a casa!» affermo chiudendo la porta d'ingresso alle mie spalle. Tolgo la giacca, appoggio il mio zaino sul divano e mi dirigo in cucina sentendo un buon profumino provenire proprio da lì dentro.

«Oh Elisabeth, non ti avevo sentito arrivare. Tutto bene a scuola?» Mi domanda Tamara sfornando uno dei miei piatti preferiti.

«Si menomale che il weekend è arrivato in fretta.» Mentre mi sta per passare un piatto con la lasagna suonano al campanello.

«Questo deve essere mio figlio! Arrivo subito, scusami.» mi dice correndo verso l'ingresso.

Suo cosa?
Ho sentito bene?
Perché Edward è qui?

Inizio a farmi mille complessi e decido che è meglio continuare a mangiare per non pensare. Qualcuno alle mie spalle entra e io deglutisco iniziando a sentire la temperatura della stanza più calda. Mi volto e vedo Edward con uno sguardo confuso.

«Elisabeth?» domanda.

«Proprio così.» sorrido guardandolo.

«Io non pensavo che tu lavorassi in questa casa» Edward rivolge uno sguardo a sua madre che annuisce contenta.

«Se per Eli non è un problema magari potresti pranzare qui e poi torni al bar..» domanda Tamara osservando me sperando di ricevere una risposta positiva.

«Si, certo. Nessun problema.» sorrido e ne ricevo uno da parte di Tamara che lascia la cucina dopo aver servito anche il pranzo a suo figlio.

«Allora Elisabeth, dato che non abbiamo avuto occasione di scambiare realmente due chiacchiere, parlami un po' di te.» Lo guardo e penso che chiunque sia la sua fidanzata è davvero fortunata. Questo ragazzo è molto carino e gentile.

Insomma rispecchia il mio prototipo di ragazzo ideale. Peccato che sin da piccola ho un debole per gli stronzi, tatuati ed anche molto permalosi. Il contrario di ciò che è Edward.

«Beh, non c'è tanto da sapere sulla mia vita burrascosa. Ho un passato un po' difficile, sono cresciuta in compagnia di mia madre, ho affrontato troppi viaggi per la mia età.» mi fermo, faccio un respiro e continuo. «Ho dovuto lasciare la mia città per trasferirmi qui per riavere dei rapporti familiari con mio padre e mio fratello che non vedevo da tanti anni.» bevo un bicchiere d'acqua e continuo a guardarlo.

«E il ragazzo? Cioè ne hai mai avuto uno?» mi domanda prima di addentare un pezzo di pane.

«Ero fidanzata in passato, mi son dovuta lasciare per il mio improvviso trasferimento e per la paura che non potesse funzionare una relazione a distanza.»

«E poi?» continua lui.

«A Miami non ho cercato nessun altro, insomma non è stato semplice dimenticare il mio primo amore, infatti non mi sembrava il momento per creare un nuovo inizio con qualcun altro.» affermo alzandomi e posando tutti i piatti nel lavandino.

«Adesso tocca a te però.» continuo appoggiandomi al marmo.

«Io sono cresciuto solo con mia mamma perché ho perso mio padre da piccolo quindi ho pochi ricordi con lui. Sono l'uomo di casa e cerco di aiutare a mandare avanti la nostra vita anche se con tante difficoltà.» dice lui pulendosi il labbro con un fazzoletto.

«Ah, non sono fidanzato, lo sono stato varie volte e non posso negarlo, ma la mia vera relazione è durata tre anni, poi ci siamo lasciati per vari problemi.» si alza parandosi di fronte a me.

Adesso che l'osservo meglio posso notare il suo abbigliamento da playboy. Giacca di jeans nera con pantaloni del medesimo colore, una maglia aderente bianca che lascia intravedere il suo fisico scolpito e delle scarpe semplici bianche con qualche disegno nero.

«Sai che mi imbarazzi se rimani a fissarmi così senza dire nulla.» rido e lui continua.

«In effetti sei rossa qui.» mi accarezza la guancia destra.

«Adesso lo stai diventando anche qui.» passa anche a quella sinistra finché mi ritrovo entrambe le sue mani calde sul mio volto. Il suo modo di guardarmi mi fa imbarazzare, tanto che abbasso lo sguardo per ammirare le mie scarpe che in questo momento sono molto interessanti.

Sta per dirmi qualcosa quando scorgo dietro di lui due persone che non avrei mai voluto incontrare in questo preciso momento.

Christian e Jacob sono qui e hanno visto tutto.

Lo allontano immediatamente da me e vedo Jacob che sale al piano di sopra sbuffando.

«Abbiamo interrotto qualcosa?» domanda mio fratello.

«No, Christian, noi stavamo solo chiacchierando. Vado un attimo di sopra e torno.» riferisco lasciando la cucina.

Vado in camera mia e vedo Jacob affacciato al balcone mentre fuma la millesima sigaretta.

«Sono quasi sicuro che sarete voi la coppietta dell'anno.» volta lo sguardo verso di me e mi guarda disgustato. Mi avvicino e mi appoggio accanto a lui.

«Non è successo niente Jacob.» dico rompendo il silenzio.

«Non mi importa un bel niente di ciò che è successo tra di voi va bene? Fatti corteggiare, lui sì che ti merita.» spegne la sigaretta e cerca di tornare dentro ma lo afferro dal braccio.

«È una persona che sto appena conoscendo, come fai già a dire che mi vuole?»

«Si vede dal languido modo in cui ti guarda, che a me a dir la verità, fa venire il vomito. Ma se piace a te, buona fortuna.» sputa frettolosamente per poi cercare di andare via.

«Jacob adesso mi sono stancata di questo tuo modo di essere nei miei confronti. Va bene, posso capire che tu ti stia vendicando per quello che ti ho fatto ma nessuno può imporre all'altro di farsi una vita. Non puoi farmi queste scenate di gelosia quando poi durante il giorno mi tratti come se fossi una delle tante ragazze.» affermo esausta.

«Non mi sembra che io sia l'unico a fare scenate di gelosia, stamattina quando mi hai visto con Ashley hai reagito piuttosto male.» ridacchia lui prendendomi in giro.

«Stavate facendo sesso in una cucina!» cerco di mantenere un tono moderato.

«Avevo troppa voglia di lei e non avrei aspettato per raggiungere una camera da letto, mia cara Elisabeth. So che non conosci il nuovo Jacob e sei rimasta a quello ingenuo che provava dei sentimenti, ma sappi che non sono più lo stesso.»

«Non voglio sapere i particolari e non mi interessa nemmeno conoscere il "nuovo" te.» dico spregevole.

«Bene. Dato che a nessuno dei due interessa la vita dell'altro, sai che ti dico? Fatti la tua di vita e non ingelosirti troppo quando mi vedi in compagnia di un'altra ragazza.» Strizza l'occhio e poi ricevo una spallata da parte sua che mi supera per tornare al piano di sotto.

È stato abbastanza chiaro e mi ha fatto capire che non gli importa nulla di me e che nella sua quotidianità ormai io non ci faccio più parte. Ciò vuol dire che cercherò di evitarlo e di iniziare a vivere realmente la mia nuova vita qui, escludendo Jacob Anderson.

𝑯𝒊𝒅𝒅𝒆𝒏 𝑭𝒆𝒆𝒍𝒊𝒏𝒈𝒔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora