Capitolo 23

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Che stravagante la vita.

Oggi sorridi e il giorno dopo non ti accorgi di come tutte le tue sicurezze crollano.

Com'è possibile andare avanti?

A volte penso di crollare e mollare tutto ma poi capisco che non ne vale la pena per persone che stanno cercando di farmi del male.

Non riesco a definire questo periodo della mia vita, è un continuo di alti e bassi e sento di non riuscire a farcela da un momento all'altro.

Mi sento colpevole di qualcosa che non ho nemmeno fatto io, l'unica cosa che devo fare, è iniziare a capirmi.

Sono chiusa in camera di Jacob, con un cuscino fra le mani e il cellulare che mi sono ripresa appena abbiamo messo piede all'interno dell'abitazione. Pensavo di chiamare un taxi per farmi venire a prendere, ma per la prima volta ho deciso di non reagire d'impulso e di prendere le decisioni giuste, proprio come farebbe una ragazza della mia età. Decido di chiamare il mio migliore amico.

Squilla e dopo vari tentativi che provo più volte a chiamarlo, finalmente risponde.

"Pronto Eli, scusa se non ho risposto subito ma avevo da fare."

"Mi dispiace se ti ho disturbato. Come stai?"

"Ma no scema, figurati per te ci sono sempre. Comunque va tutto bene, ma ti sento un po' giù o è solo una mia impressione?"

"È tutto un casino Alex!" una lacrima riga il mio volto.

"Eli, calmati, che succede?" come sempre cerca di tranquillizzarmi, ma in questo momento nessuno è capace di farlo.

"Ho combinato un guaio."

"Devo preoccuparmi?" domanda preoccupato.

"No no, niente di grave ma in mezzo a tutto questo c'è Jacob."

"Cosa c'entra adesso?

"Perché ti metti sempre nei guai? E guarda caso con Jacob..." replica.
Alex ha terribilmente ragione, vorrei sparire lontano per qualche giorno solo per far capire a me stessa le cazzate che sto facendo.

"Non posso dirti più di tanto, ma saresti disposto a venirmi a prendere?"

"Eli mi dispiace ma adesso sono occupato con un progetto extra-scolastico. Chiama Allison, sarà sicuramente in giro."

"Oh, non fa nulla. Vedrò come fare."

Parliamo per circa altri dieci minuti e poi stacco a causa delle grida che sento. Apro lentamente la porta per non farmi sentire da Jacob.

«Si d'accordo, ci vediamo stasera, ti faccio sapere dove.»

Con chi si sarebbe visto stasera?

Entro in cucina e Jacob lancia il cellulare sul divano per venire diretto verso di me.

«Elisabeth preparati, dobbiamo uscire.» mi dice mentre si prende un bicchiere d'acqua.

«Sta tranquillo, rimango qui o prendo un taxi per rientrare a casa.»

«Ho detto di sistemarti perché voglio che vieni con me. Vestiti carina, siamo a cena fuori.» con ancora il bicchiere fra le mani se ne sale al piano di sopra, senza dare retta alla mia richiesta.

Metto una mano in fronte e capisco in che guaio mi sono cacciata.

Chissà con chi ci dobbiamo vedere, menomale che porto sempre con me i vestiti più carini che tengo nella mia cabina armadio. Corro di sopra, apro la borsa e prendo un vestitino a maniche lunghe che mi arriva a metà coscia con il corpetto nero e la gonna bianca con una striscia di pizzo nero alla fine. Mi faccio velocemente una doccia, indosso il mio vestito, dei tacchi bianchi e mi volto verso lo specchio della stanza in cui mi ha mandato Jacob per passare la notte, presumo sia quella degli ospiti. Decido di mettere la spuma nei miei lunghi capelli e passo al trucco.

Una cosa abbastanza semplice, un po' di fondotinta, mascara, matita sotto gli occhi e un lucido alle labbra.

Qualche ora dopo, decido di raggiungere il soggiorno ma prima di recarmi fuori dalla stanza, prendo una giacca bianca.
Osservo Jacob già pronto e mi perdo quasi a guardarlo per il suo look strabiliante.

Jeans neri con maglia bianca e giubbotto di pelle nero, i capelli tutti tirati indietro dal gel e la sigaretta fra le mani, che come sempre, non manca mai.

«Wow.» è l'unica parola che dice appena mi vede entrare.

«O meglio sei stata abbastanza veloce, non me l'aspettavo, brava.» continua lui e io mi sento un po' delusa dalle sue ultime parole, forse mi aspettavo che intendesse altro, ma come al solito vado a pensare cose che in realtà nemmeno ci sono.

«Io vado a prendere una cosa in garage, chiudi tu la casa?» annuisco guardandolo.

«Ti aspetto fuori.» esce lasciandomi le chiavi sul tavolino all'ingresso. Le prendo per chiudere e faccio per uscire ma mi arriva un sms che mi fa tornare indietro.

Estraggo il cellulare dalla borsa e leggo il messaggio da fuori.

"Non so che fine tu abbia fatto...sono passato da casa e tua madre mi ha detto che starai fuori per qualche giorno. Di certo non mi aspettavo questo tuo allontanamento improvviso. Ti credevo diversa, ma forse è stata solo apparenza. Spero che ti farai sentire al più presto, ma sappi che potresti non trovarmi più al tuo ritorno. Sarai in ottima compagnia adesso e credimi vorrei tanto sbagliarmi per ciò che vado a pensare ma so che non è così..."

Leggo molto velocemente le parole di Edward e divento più triste di prima. Sono una stupida, non l'ho nemmeno chiamato o mandato un messaggio per fargli sapere che sto bene...

Jacob ma ti rendi conto in che guaio mi stai cacciando?

Metto via il cellulare ed esco in giardino dove vedo Jacob alle prese con una bellissima moto nera.

«Hai intenzione di startene lì impalata, oppure vieni qui?» mi domanda.

«Davvero andiamo con questa?» sono quasi rimasta senza parole.

«Si perché, non ti piace?» mi chiede mentre le dà un'ultima pulita.

«È magnifica. Ho sempre voluto fare un giro su una moto.»

«Jacob quando saremo sposati mi porti in viaggio di nozze con una moto, magari riusciamo a girare il mondo, ti prego.» imita la mia voce e io inizio a ridere come la matta.

Queste sono le cose che gli dicevo all'età di quindici anni quando eravamo fidanzati e mi rendo conto di quanto ero piccola per dire queste corbellerie.

«Come fai a ricordarti di queste cose ancora?» dico mentre continuo a ridere.

«Non mi sono dimenticato niente dei momenti che abbiamo vissuto insieme Elisabeth.» sussurra al mio orecchio.

Rimango in silenzio e calo lo sguardo. Fa ancora un certo effetto sentire queste parole da lui.

«Andiamo?» domando allontanandomi. Accende la moto, sale per primo per poi porgermi la mano per aiutarmi a salire. La afferro saldamente e in pochi minuti ci ritroviamo a sfrecciare per le luminose strade di Los Angeles.

𝑯𝒊𝒅𝒅𝒆𝒏 𝑭𝒆𝒆𝒍𝒊𝒏𝒈𝒔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora