Capitolo 5:Dasola a Milano

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capitolo 5:

Le giornate si trascinano lente, piene di un vuoto che non riesco a colmare. Ogni mattina mi sveglio con la stessa domanda in testa: "Perché?". Perché ho baciato Davide quella sera? Perché Giulia non mi parla più? Perché tutto sembra crollarmi addosso?

A scuola, i professori notano che sono distratta, ma nessuno mi chiede nulla. In casa, i miei genitori sono troppo occupati a litigare per accorgersi che io non riesco nemmeno a fingere di essere presente. La verità è che non riesco più a concentrarmi, nemmeno a studiare. Dovrei prepararmi per gli esami, ma la mia testa è altrove.

E Giulia... Non mi ha più parlato da quella notte. Forse pensa che sono patetica, forse ha capito quanto sto male e ha scelto di allontanarsi. Non so cosa sia peggio: la sua indifferenza o il dolore che provo nel pensare che l'ho persa per sempre. Non ho nemmeno la forza di scriverle. Ogni volta che vedo il suo nome sul mio telefono, lo schermo sembra bruciare. Il suo silenzio mi fa più male delle parole che non ci siamo dette.

Così, decido di fare l'unica cosa che mi sembra sensata: scappare. Non letteralmente, ma mentalmente. Prendo il primo treno per Milano, da sola, senza dirlo a nessuno. Non è un viaggio per vedere Davide, non ho neanche il coraggio di scrivergli. È un viaggio per perdere me stessa tra le strade della città. Forse qui, tra la folla, posso trovare un po' di pace, anche se solo per poche ore.

Quando arrivo a Milano, il sole è già basso sull'orizzonte, e l'aria è frizzante. Mi ritrovo a camminare senza meta tra le vie affollate, senza una direzione precisa. Vedo le coppie sorridenti che si tengono per mano, gli amici che ridono insieme, e mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi questo senso di isolamento.

Ogni passo che faccio sembra più pesante del precedente. Entro in un piccolo caffè vicino al Duomo, mi siedo a un tavolo all'angolo e ordino un cappuccino, ma non lo tocco. Guardo fuori dalla finestra, cercando disperatamente di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che mi faccia sentire meno sola. Il mondo fuori scorre, ma io sono ferma.

Cerco di studiare, di aprire il mio quaderno e concentrarmi, ma le parole sulla pagina non hanno alcun senso. Tutto quello che vedo è un disastro. Il pensiero di Giulia mi tormenta. La mia migliore amica non c'è più, non perché se ne sia andata fisicamente, ma perché ha scelto di cancellarmi dalla sua vita. Il dolore che provo è soffocante.

In un momento di disperazione, estraggo un coltello dalla mia borsa. Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto, ma ogni giorno sembra più buio del precedente. Forse, se riesco a farmi male fisicamente, posso dimenticare per un attimo il dolore che mi consuma dentro.

Guardo la lama fredda e affilata, le mani tremano. Un piccolo taglio sulla pelle. La sensazione è strana, non è liberatoria come avevo immaginato, ma mi fa sentire più viva di quanto non mi sia sentita negli ultimi giorni. Le lacrime cominciano a scorrere senza controllo, mentre un vortice di emozioni si abbatte su di me.

Esco di corsa dal caffè, la città diventa una sfocatura mentre le mie gambe mi portano verso il Naviglio, una delle zone più caotiche e vive di Milano. Mi siedo sul bordo del canale, fissando l'acqua scura e ferma, pensando a come sia arrivata a questo punto. Non c'è nessuno a cui posso chiedere aiuto. Non Giulia, non Davide, e certamente non i miei genitori.

Guardo il mio telefono, sperando di trovare un messaggio, qualcosa, qualsiasi cosa che mi faccia sentire che qualcuno si preoccupa per me. Ma non c'è nulla. Davide non ha scritto. Giulia è silenziosa. E io sono qui, completamente sola.

I miei pensieri si fanno più cupi, e mi ritrovo a chiedermi se qualcuno si accorgerebbe della mia assenza. Se dovessi semplicemente scomparire, chi davvero mi cercherebbe?

Mentre l'oscurità cala su Milano, mi rendo conto di quanto io sia persa. Non è solo la città che mi confonde, ma la vita stessa. Non so più chi sono, cosa voglio, o dove andare. Non so nemmeno se ho la forza di affrontare ciò che mi aspetta.

Mi alzo dal bordo del canale e mi dirigo verso la stazione. Forse è ora di tornare a casa, ma la verità è che non so se quel posto sia davvero un rifugio sicuro. Tutto ciò che so è che la fuga a Milano non mi ha dato le risposte che cercavo, solo altre domande.

E mentre il treno parte, guardo fuori dal finestrino, sperando che in qualche modo il mio futuro possa diventare più chiaro di questo presente confuso e doloroso.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora