Capitolo 20:
Finalmente il treno arriva a Milano, e io scendo con una valigia che sembra pesare quanto tutto il mondo che mi sto lasciando alle spalle. Le cuffie nelle orecchie mi aiutano a non pensare troppo, ma sento comunque quel vuoto dentro, come se stessi scappando senza una meta precisa. Ma forse è proprio quello che voglio, sparire per un po'.
Appena esco dalla stazione, vedo Kris ad aspettarmi. Con quel suo solito sorriso che fa sembrare tutto meno pesante. Mi sbrigo un po' cosi c'è meno possibilità che venga riconosciuto.Mi saluta con un cenno, tranquillo come sempre.
"Hey, come stai?" mi chiede con quel suo tono calmo, da ragazzo che ha capito il mondo più di chiunque altro.
"Non lo so... sto," gli rispondo senza troppo entusiasmo. Vorrei solo andare via, lontano da tutto. Il viaggio è stato lungo, e nella mia testa ci sono solo i miei genitori, il caos che ho lasciato a casa e quella sensazione di non essere mai abbastanza.
"Vieni, ti porto a casa mia. C'è del cibo in frigo e Netflix, se ti va di rilassarti," dice sorridendo. È uno di quelli che riesce a rendere anche le cose più semplici un po' meno terribili.
Ma prima che possiamo fare un passo, sento una voce familiare alle mie spalle. Una di quelle voci che speravo di lasciare a chilometri di distanza.
"Noemi!" Mio padre. Gelata. Mi fermo all'istante, e il cuore mi sale in gola. Mi giro lentamente e lì, alla stazione, ci sono loro: i miei genitori.
"Ma che diavolo stai facendo qui?!" urla mio padre, mentre mia madre resta un po' indietro, con lo sguardo preoccupato ma meno furioso. In un secondo, sento di nuovo quel peso addosso. Quello che pensavo di essermi tolta di dosso appena salita sul treno.
Kris resta in silenzio, ma mi guarda come per dire "tranquilla, ci sono io". Respiro a fondo, cerco di non scoppiare, ma non ce la faccio più. "Papà, basta. Non ce la faccio più. Non voglio stare lì, ok? Non voglio più sentire le vostre urla, i vostri giudizi su tutto quello che faccio. Non voglio più!"
Lui mi guarda come se non sapesse da dove sia uscita tutta questa rabbia. "Noemi, tu non hai il diritto di scappare così! Noi ti amiamo, cerchiamo solo di aiutarti. Ma guarda cosa stai facendo di te stessa!"
"Aiutarmi?!" esplodo, senza neanche pensarci. "Mi state solo soffocando! Non avete idea di cosa stia passando. Vi lamentate che non faccio sport, che non sono come gli altri, che non ho amici, ma non vi interessa davvero! Voi vedete solo quello che volete vedere, sempre!"
Mia madre si avvicina e prova a intervenire. "Noemi, noi vogliamo solo il meglio per te. Ma scappare non è la soluzione."
Prima che la situazione degeneri, Kris interviene. "Signori, capisco che tutto questo sia un po'... uno shock. Ma Noemi ha solo bisogno di un po' di spazio, un po' di tempo per sé stessa. Qui a Milano sarà al sicuro. Ci sono io, e può concentrarsi su scuola e tutto il resto senza la pressione che sente a casa."
Mio padre lo guarda, riconoscendolo finalmente. "Aspetta, tu sei... Kristjan Asllani?" La sua faccia si contorce tra sorpresa e incredulità. "Il giocatore dell'Inter?"
"Sì, sono io. E credetemi, capisco la vostra preoccupazione. Ma qui starà bene. Io la tengo d'occhio, e qualsiasi cosa succeda vi faccio sapere subito." Kris parla con quella calma che ha sempre, e per un attimo vedo mio padre esitare.
Mio padre scuote la testa, ancora arrabbiato ma meno furioso. "Noemi, se fai un'altra cavolata, torni a casa. E non ci sono più discussioni. Non mi importa se sei a Milano o dove, chiaro?"
Annuisco, anche se dentro sento solo un vuoto che non so come riempire.
"Ok. E stai attenta, capito?" aggiunge mia madre, con una voce più dolce, ma comunque dura.
Quando finalmente se ne vanno, mi sento come se avessi corso una maratona. Kris mi mette una mano sulla spalla, e io sospiro, lasciando andare un po' della tensione che mi portavo dentro.
"Siamo a posto, adesso?" chiede Kris, sempre tranquillo.
"Non lo so," rispondo, "ma almeno sono qui." E questo, per ora, sembra abbastanza.
Arriviamo al suo appartamento, ed è piccolo ma accogliente. Un monolocale con una cucina aperta e un divano che sembra dire "siediti e rilassati". Non c'è molto, ma c'è tutto quello che serve. Kris ha solo 22 anni, ma si è costruito uno spazio tutto suo. Mentre mi mostra dove metterò le mie cose, parliamo come si parla tra amici. Niente fronzoli, niente formalità. Lui è uno di quelli che puoi dire tutto senza sentirti stupida.
"Non è granché, ma è casa," dice con un sorriso mentre mi mostra la camera in cui starò. "C'è pure Netflix, se vuoi staccare un po'."
Mi siedo sul letto, sentendo finalmente un po' di pace. "Grazie, davvero Kris. Non so come fai a essere sempre così tranquillo."
Lui ride. "Non lo so nemmeno io, forse sono solo bravo a far finta." Sento che mi capisce, senza che debba spiegare troppo.
.Ma dentro di me so che non è finita. Ho ancora tanto da sistemare, soprattutto con me stessa.
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l'amore-- Davide Frattesi&me
Teen FictionNoemi una ragazza normale di 14 anni che va a San Siro e che pazza innamorata di Davide Frattesi, che forse ricambia? ma con dei genitori a casa e con la scuola cosa succede? ATTENZIONE CERTE PARTI contengono cose un po fragili:)) buon divertimento...