Capitolo 6: Un messaggio inaspettato

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Capitolo 6:

Da quando sono tornata da Milano, mi sento più sola che mai. Giulia non mi parla più, e ogni giorno senza di lei sembra più lungo e vuoto. I miei genitori non sanno niente di quello che sto passando, e io non ho la forza di spiegare. Passo la maggior parte del tempo in camera mia, fissando il soffitto e cercando di capire come tutto sia andato così male.

Non pensavo che l'avrei mai più sentito, ma un giorno il mio telefono vibra. È un messaggio da Davide.

"Ehi, Noemi, possiamo parlare?"

Il mio cuore salta un battito. Davide mi ha scritto. Dopo tutto questo tempo, lui vuole parlarmi? Non so cosa rispondere. Dentro di me, una parte vuole ignorarlo, vuole dimenticare tutto. Ma un'altra parte, quella più forte, mi spinge a rispondere. Con le mani che tremano, digito un semplice "Sì."

Pochi minuti dopo, il telefono vibra di nuovo. È ancora lui. "Sono a Milano, ma arrivo da te in tre ore. Aspettami fuori."

Tre ore. Viene davvero fin qui. Vivo in un piccolo paesino, lontano dalla città, e l'idea che lui faccia tutta questa strada solo per parlarmi mi confonde, mi emoziona, ma mi spaventa anche. E se i miei genitori mi scoprissero? Non ho mai detto loro nulla di Davide, e non so come reagirebbero se sapessero che sto per incontrarlo di nuovo.

Le ore passano lente, piene di ansia. Ogni tanto guardo fuori dalla finestra per assicurarmi che nessuno mi stia controllando. Alla fine, vedo i fari della sua macchina che si accendono nel parcheggio davanti al mio appartamento. Il cuore mi batte fortissimo. Lui è qui.

Prendo il telefono, mando un messaggio ai miei genitori dicendo che esco un attimo a fare una passeggiata. Devo evitare che sospettino qualcosa.

Esco di casa in silenzio, chiudendo piano la porta per non fare rumore. Ogni passo verso la macchina di Davide è carico di tensione. Mi guardo intorno nervosa, sperando che nessuno mi stia seguendo o osservando. Lo vedo appoggiato alla sua auto, le braccia incrociate, e quando i nostri occhi si incontrano, mi viene un nodo allo stomaco. Non lo vedo da settimane, eppure la sua presenza mi colpisce come sempre.

"Grazie per essere venuta," dice con un sorriso leggero, ma nei suoi occhi vedo un'ombra di tensione. Mi apre la portiera e salgo in macchina. Ci avviamo verso un posto tranquillo, fuori dal paese, dove nessuno può vederci. Il silenzio tra di noi è pesante, ma non mi dispiace. Forse entrambi abbiamo bisogno di tempo per trovare le parole giuste.

Dopo un po', arriviamo in un piccolo parcheggio vicino a un parco deserto. Le luci della città sono lontane, e qui sembra che il mondo si sia fermato. Ci sediamo in macchina, le mani di entrambi appoggiate sulle gambe, quasi come se non sapessimo da dove cominciare.

Finalmente, Davide parla. "Noemi, mi dispiace per come sono andate le cose. Non volevo farti del male, ma quel bacio... mi ha preso alla sprovvista."

Il mio cuore si stringe. Ho aspettato così tanto di parlare con lui, ma ora che siamo qui, tutto ciò che provo è un misto di vergogna e confusione. Non avrei mai dovuto baciarlo.

"Mi dispiace," mormoro, abbassando lo sguardo. "Non avrei dovuto farlo. Mi sono lasciata trasportare e... ho rovinato tutto."

Davide scuote la testa, come se volesse negare quelle parole. "Non hai rovinato niente. È stato solo un momento difficile, e io non sapevo come reagire. Ma non voglio che tu ti senta in colpa per quello che è successo."

Le sue parole mi colpiscono profondamente. Non mi giudica. Nonostante tutto, lui è qui, seduto accanto a me, pronto a parlare, a chiarire. E per la prima volta da tanto tempo, sento una scintilla di speranza.

"Non so cosa aspettarmi da tutto questo, Davide," dico, cercando di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. "Ma so che mi dispiace per come sono andate le cose. Non volevo complicare la tua vita, né la mia."

"Non hai complicato nulla," dice lui, la sua voce più dolce ora. Mi prende la mano e la stringe tra le sue. "Non so nemmeno io cosa stia succedendo, ma una cosa la so: non voglio che tu soffra da sola."

Quel semplice gesto, il calore della sua mano, mi fa sentire meno sola. Per un attimo, tutto il dolore, la confusione, il senso di colpa, spariscono. Resto a guardarlo, cercando di capire cosa provo davvero. Non è facile. Tra noi c'è ancora una distanza, ma in questo momento, con lui qui, sembra un po' meno insormontabile.

"Ti ho pensato tanto, sai?" confessa lui, abbassando lo sguardo, come se fosse quasi imbarazzato di ammetterlo. "Non volevo ferirti, e non volevo che le cose tra noi finissero così. Ma avevo bisogno di capire cosa stava succedendo."

"Anch'io," dico, la voce che si spezza. "Mi sono sentita persa, Davide. E Giulia... lei non mi parla più."

Davide annuisce piano, come se capisse perfettamente il mio dolore. "Lo so che è difficile, ma non sei sola. Se mi vuoi ancora nella tua vita, sono qui. Non so dove ci porterà tutto questo, ma voglio esserci per te."

Le lacrime mi salgono agli occhi, ma questa volta non sono lacrime di tristezza. Sono lacrime di sollievo. Mi sento finalmente capita, come se qualcuno stesse togliendo un po' del peso che porto sulle spalle.

"Non voglio perderti," sussurro, stringendo la sua mano più forte.

Davide mi sorride, e quel sorriso, seppur timido, mi dà la forza di credere che forse, in qualche modo, possiamo trovare una strada. Non so cosa accadrà domani, ma in questo momento, con lui accanto a me, sento che non devo affrontare tutto da sola.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora