Capitolo 11:Il peso dei segreti

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capitolo 11:

Mi sveglio con la luce del mattino che filtra attraverso le finestre dell'appartamento di Davide. Per un attimo, tutto sembra perfetto. Il calore del suo braccio attorno a me, il suo respiro regolare. È come vivere in un sogno.

Ma mentre mi alzo lentamente dal letto per non svegliarlo, i miei pensieri si fanno più scuri. Non riesco a scacciare quella sensazione di disagio che cresce dentro di me. Ho solo quattordici anni. Sono qui, a Milano, nella casa di Davide, senza che nessuno lo sappia.

Mi avvicino alla finestra, lasciando che la vista di Milano mi distragga per un attimo. Il cuore mi batte forte. 

Davide si muove nel letto, e sento il suo sguardo su di me. Mi volto lentamente, e lo vedo sveglio, con i capelli spettinati e quel sorriso dolce che mi fa battere il cuore.

"Buongiorno," dice con voce bassa e assonnata, mentre si stira pigramente.

"Buongiorno," rispondo, cercando di sembrare serena, ma il mio cuore è un vortice di emozioni contrastanti. Non posso più nascondere quello che provo, e devo dirglielo. Non posso continuare a vivere in questa menzogna.

Lui si alza e mi raggiunge alla finestra, le sue braccia si stringono intorno a me. La sua presenza mi calma, ma solo per un istante. "Stavo pensando di portarti a fare colazione da qualche parte," mi dice dolcemente.

Lo guardo negli occhi e sento il bisogno di essere sincera. Non posso più nascondere quello che sono. "Davide..." La mia voce trema. "C'è qualcosa che devi sapere."

Lui mi fissa, preoccupato. "Cosa c'è che non va, Noemi?" La sua mano mi accarezza il viso, ma io non riesco a sostenere il suo sguardo.

Prendo un respiro profondo, e lo dico. "Io... ho solo quattordici anni."

Il silenzio che segue è pesante. Davide si blocca. 

Vedo il suo viso irrigidirsi, lo sguardo si oscura. È come se fosse stato colpito da una verità che non riusciva nemmeno a immaginare. Lui non dice nulla per qualche secondo.

"Quattordici?" ripete, come se la parola avesse un peso insopportabile. 

Si allontana leggermente, guardandomi con occhi spalancati, pieni di sorpresa e confusione. Per la prima volta, vedo una distanza tra noi.

Non so cosa fare. Il mio cuore batte all'impazzata. Ho paura che tutto quello che abbiamo costruito possa crollare.

Lui si passa una mano tra i capelli, cercando di elaborare la cosa. "Non... Non lo sapevo, Noemi. Non pensavo che fossi così giovane." Il suo sguardo si fa più cupo, ma poi, inaspettatamente, fa un passo verso di me. Mi prende per le spalle, e sento la sua presa ferma, ma dolce.

"Non cambia niente per me," dice alla fine, la sua voce piena di emozione. I suoi occhi brillano di una sincerità che mi lascia senza parole. "Io... io ti voglio bene, Noemi. E non m'importa di quanti anni hai."

Le sue parole mi colpiscono come un'onda di calore. Mi stringe in un abbraccio forte, profondo, come se volesse proteggermi da ogni dubbio e paura. Io affondo il viso nel suo petto, sentendo il battito del suo cuore contro la mia guancia.

"Davide..." la mia voce è soffocata, mentre mi avvolge nelle sue braccia. "Non voglio farti male. Non so come gestire tutto questo. Non sono ancora pronta per queste cose."

Lui mi accarezza i capelli con delicatezza. "Non ti chiederò mai di fare niente per cui non sei pronta," sussurra. "Ma voglio che tu sappia che ci sono. Sempre. E che ti voglio bene, davvero."

Dopo la nostra conversazione, Davide e io ci dirigiamo verso la cucina, dove prepara una colazione semplice ma deliziosa: croissant freschi e un cappuccino per lui e una cioccolata calda per me. Nonostante l'intensità del momento precedente, c'è una sorta di comfort nel ritmo ordinario delle cose. Il profumo del caffè e dei dolci riempie l'appartamento, creando un'atmosfera accogliente

Mi dispiace di non averti detto tutto subito," dico mentre mescolo la mia cioccolata. "Non volevo mentire, ma non sapevo come dirlo."

Davide sorride e mi porge una tazza di cioccolata calda. "Non è colpa tua, Noemi. Ho imparato che le cose più importanti spesso arrivano senza preavviso. E ora che lo so, cercherò di capire come affrontarlo."

Passiamo la mattina a chiacchierare e ridere, cercando di recuperare la serenità perduta. Davide è sorprendentemente abile nel farmi sentire meglio, con le sue battute leggere e i suoi sorrisi incoraggianti.

Dopo colazione, decidiamo di fare una passeggiata al Parco Sempione, il grande parco che si estende dietro il Castello Sforzesco. Il sole splende, e l'aria fresca è perfetta per una passeggiata tranquilla.

"Ti piace questo posto?" chiede Davide mentre camminiamo lungo i sentieri alberati.

"Sì, è bellissimo," rispondo, sorridendo mentre osservo il verde e i colori autunnali che iniziano a prendere piede.

Passegiamo insieme  parlando di tutto ciò che ci viene in mente. Davide è attento, ascolta ogni parola che dico, e fa di tutto per farmi sentire a mio agio. 

Nel pomeriggio, Davide mi porta a una gelateria che lui adora. 

Verso sera, torniamo a casa, e Davide ha una sorpresa in serbo. "Ho pensato che potremmo guardare un film stasera," dice mentre sistemiamo il soggiorno per una serata tranquilla. "Cosa ne dici di un film horror?"

Non posso fare a meno di ridere. "Scream 5?" chiedo, sapendo che è un film che fa saltare dalla sedia.

Davide mi guarda con un sorriso malizioso. "Esattamente. Ma se ti spaventi, promettimi che non urlerai troppo forte."

Ci sistemiamo sul divano ed ogni volta che il film fa un colpo di scena, lo vedo spaventarsi visibilmente. Non posso fare a meno di ridere ogni volta che lo vedo saltare o afferrarmi la mano con un urlo soffocato. Mi divertono molto le sue reazioni, e lo abbraccio ogni volta che cerca conforto.

"Davide, sei davvero spaventato, vero?" ridacchio, accarezzandogli la testa.

Lui cerca di nascondere il suo imbarazzo. "Forse un po'," ammette con un sorriso imbarazzato. "Ma è colpa tua, che mi hai costretto a vedere questo film."Io non avevo paura affatto; il film mi sembra più un gioco divertente.

Quando il film finisce, Davide si stende sul divano, esausto, e poco dopo si addormenta, il viso rilassato in un sonno tranquillo. Io rimango sveglia, seduta accanto a lui, riflettendo sulla giornata e su come le cose siano cambiate così rapidamente.

Mentre guardo Davide dormire, un pensiero inquietante mi attraversa la mente. Mi mordo le labbra e penso tra me e me: "Cavolo, ma ho solo quattordici anni. Questo è tutto così complicato. Non dovrei essere qui, non dovrei sentirmi così... matura per la mia età."

La mia voce è un sussurro quasi impercettibile, ma Davide, che sembra essere leggermente sveglio, solleva la testa e mi guarda con occhi assonnati. "Noemi?" dice con una voce groggy. "Cosa c'è che non va?"

Mi giro verso di lui, sentendo il peso dei miei pensieri. "Mi dispiace, Davide. Mi stavo solo chiedendo se tutto questo non sia troppo complicato per me. Ho solo quattordici anni e..."

Davide si siede, ancora assonnato ma serio. "Non ti preoccupare," dice dolcemente, accarezzandomi il viso. "Non è importante l'età, ma quello che proviamo e come ci sentiamo l'uno con l'altro. Ti voglio bene, e questo è tutto ciò che conta. Non devi preoccuparti. In pubblico sarà difficile ma ce la facciamo."

Il suo tono rassicurante e la sua dolcezza mi calmano, e sento le tensioni e le paure sciogliersi. Mi avvicino a lui e ci abbracciamo, cercando conforto nel suo calore.

"Grazie," sussurro, chiudendo gli occhi e lasciando che il suo abbraccio mi avvolga. "Mi fai sentire meglio."

 Chiudo gli occhi, cercando di godermi l'ultimo pezzo di serenità prima che la nuova giornata cominci.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora