Capitolo 19:Una verità difficile da rivelare

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capitolo 19: 

Il secondo giorno di scuola continua a sembrarmi un incubo. Ogni passo nei corridoi affollati mi pesa come un macigno. Tutti intorno a me sembrano presi dalle loro vite, e io, invece, mi sento invisibile, intrappolata nei miei pensieri, nei miei problemi. A casa, la situazione non migliora, e le cicatrici nascoste mi ricordano quanto tutto sia diventato troppo.

Davide mi scrive di nuovo, preoccupato. "Come stai? Voglio vederti, parlarmi. Ci tengo." È dolce, come sempre, ma qualcosa mi blocca. Non posso mostrargli questa parte di me. Questa parte che non riesce a smettere di farsi del male. Sento che potrei diventare un peso anche per lui, e l'idea mi terrorizza.

Kris, invece, sa tutto. Gliel'ho detto tempo fa, e da quel momento è come se portasse una parte del mio fardello. Ma anche lui continua a dirmi la stessa cosa: "Devi parlarne con Davide, Noemi. Non puoi tenerti tutto dentro."

Durante la lezione, il telefono vibra. So già che è Kris.

Kris: "Noemi, devi dirlo a Davide. Capirà."

Il messaggio continua a lampeggiare sullo schermo, ma non riesco a rispondere. Vorrei farlo, ma le parole non escono. Guardo fuori dalla finestra, cercando un po' d'aria, ma non c'è sollievo. Apro la chat con Davide e inizio a scrivere. Gli racconto della mia solitudine, dei problemi con i miei genitori, della mia lotta interiore... e poi gli dico anche delle cicatrici.

Ma non riesco a inviare il messaggio.

Chiudo il telefono, e una lacrima mi scende lungo la guancia. Proprio in quel momento, vedo la preside dalla porta. Mi sta osservando con uno sguardo attento. Durante la pausa, mi avvicina con delicatezza e mi invita nel suo ufficio.

"Va tutto bene, Noemi?" mi chiede chiudendo la porta con un gesto gentile.

Scuoto la testa. Non so come rispondere. Le parole sono tutte bloccate dentro di me. La preside aspetta pazientemente, con uno sguardo rassicurante.

"Se c'è qualcosa di cui vuoi parlare, sono qui. Non devi affrontare tutto da sola," dice con una voce calda e comprensiva.

Per un attimo mi sembra di potermi fidare di lei. Così, decido di aprirmi, ma solo un po'. Le parlo delle tensioni a casa, di quanto mi sento persa e invisibile. Non le racconto tutto, ovviamente, ma abbastanza da farle capire che ho bisogno di aiuto.

Lei ascolta con attenzione, senza mai interrompermi. Quando finisco, mi guarda con un sorriso gentile. "Hai mai pensato di studiare da casa? Potrebbe darti un po' di respiro, almeno finché non ti senti più forte."

La sua proposta mi sorprende. "Studiare da casa?" ripeto. L'idea non sembra affatto male. Stare a scuola è diventato un peso enorme per me. Lì dentro mi sento soffocare, come se nessuno capisse davvero cosa sto passando.

Poi, in un lampo, mi viene un pensiero. "E se... e se potessi farlo da Milano? Ho amici lì... mi sento più serena. Potrei continuare a studiare a distanza e tornare qui solo per gli esami."

La preside sembra riflettere per un momento. "È una richiesta inusuale," ammette, "ma non impossibile. Se riesci a dimostrare che puoi mantenere i voti alti, potremmo considerarlo."

Quella risposta mi dà speranza, un'ancora di salvezza in mezzo al mare di confusione in cui mi trovo. L'idea di stare a Milano, lontana da tutto, sembra quasi un sogno. Ma so che dovrò affrontare i miei genitori per ottenere il loro consenso.

Tornata a casa, non riesco a smettere di pensare alla proposta della preside. Durante la cena, decido di parlarne con i miei genitori, ma come immaginavo, non prendono bene la cosa. Mio padre scuote la testa. "Noemi, studiare da casa? A Milano? Non se ne parla!"

Mia madre è ancora più dura. "Hai bisogno di struttura, di disciplina. Non puoi semplicemente scappare ogni volta che le cose si fanno difficili."

Cerco di spiegare loro come mi sento, ma non mi ascoltano davvero. Sono troppo concentrati sulle loro paure e sulle loro aspettative.

Quella notte, dopo aver riflettuto a lungo, prendo una decisione. Apro il laptop, accedo all'email dei miei genitori e invio un messaggio alla preside, fingendo che sia da parte loro. Scrivo che sono d'accordo con la proposta e che mi permettono di studiare da Milano, almeno fino agli esami.

Ora che l'ho fatto, sento un mix di emozioni contrastanti. Ho paura di ciò che potrebbe succedere se lo scoprissero, ma allo stesso tempo sento una leggera speranza. Magari, lontano da tutto questo, potrei trovare un po' di pace.

Con quel pensiero, vado a dormire.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora