˚ʚ ten of one ɞ˚

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JJ era appena stato arrestato sotto i miei cazzo di occhi ed io non avevo fatto nulla per impedirlo

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JJ era appena stato arrestato sotto i miei cazzo di occhi ed io non avevo fatto nulla per impedirlo. Dopo che Schoupe se ne era andato, lo avevo fatto anche io. All'inizio ero tentata di fiondarmi in centrale, di litigare con Peterkin, di aprirle gli occhi e mostrarle che il suo sottoposto adorato, era invece un comprato assurdo, e che stava facendo tutto il contrario di ciò che lei faceva.

Ma poi cambiai idea. Cambiai idea perché l'unico modo che JJ aveva per uscire dalla centrale, era quello di chiamare suo padre. E io non potevo vederlo nemmeno in faccia. Non potevo perché avrei finito con il litigarci per ore, cosa che JJ non voleva.

Così non sentii ragioni. Girai i tacchi, ignorando i miei amici e me ne tornai a casa. 

L'amaro in bocca, ecco cosa sentivo. I Kooks potevano fare qualsiasi cosa, persino cercare di ucciderci in una rissa, mentre noi dovevamo stare buoni e in silenzio, sennò rischiavamo venti denunce e quattordici arresti.

Le mie mani formicolavano dalla rabbia e mi stavano mandando dei segnali ben precisi. Avevo pochi modi per calmarmi e nessuno era la prima scelta di qualcuno sano di mente. Provai ad ignorare l'impulso, ma quando mi ritrovai davanti casa, una vocina in testa prese ad urlarmi contro, ordinandomi di non farmi vedere così alterata dalla nonna.

Presi a camminare avanti e indietro, sembravo matta da legare. Ripetevo parole a caso, qualsiasi cosa mi passasse per la mente, onde evitare il finale che era stato preimpostato già dalla mia testa.

Mi appoggiai con la schiena all'albero davanti casa mia e cercai di respirare profondamento. Inspirare. Espirare. Inspirare. La testa girava come una trottola, strinsi i pugni come se servisse a fermarla.

Allora mi rifugiai nei numeri. Prima di fare cose avventate si doveva contare fino a dieci, o almeno era ciò che tutti dicevano, perciò contai. Contai, ma non arrivai nemmeno fino al numero quattro.

Andai in completo black out, mi risvegliai solo quando la mia mano aveva colpito per l'ennesima volta la corteccia dell'albero. La sensazione ruvida sulle mie nocche era come un sedativo. Il sangue scorreva lentamente e io continuai a farlo scorrere. 

Non c'era respiro che mi imponevo, che rimaneva isolato. Era sempre accompagnato da una scarica di rabbia lungo la mia colonna vertebrale, che finiva precisamente quando la mia mano veniva a contatto con l'albero.

Mi calmai, dopo un po'. Il mio sguardo cadde sulle mie mani tremanti, ormai rovinate e distrutte. Il solo muoverle mi provocava un dolore immenso, ma era quello ciò che serviva a sedare la furia che avevo ereditato.

Scossi la testa, prendendo un altro respiro. Presi le chiavi dalla tasca dei pantaloncini, facendo attenzione a non sporcarli, e le infilai nella toppa della porta. Girai ed entrai, annunciandomi subito «Ciao nonna, sono a casa!»

«Ciao amore!»

Mi girai di scatto, stupita di aver udito quella voce. Lo guardai, la mia bocca si spalancò dalla sorpresa e le chiavi mi scivolarono dalle mani. Portava gli occhiali, i capelli si stavano ingrigendo, aveva un accenno di barba, ma i suoi occhi erano colmi di vita come non erano mai stati prima.

Non Con Te || JJ MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora