-"Non con te, Aryan."
"No, non con te, Jay."-
Aryan Chase, pogue dalla nascita, una ragazza forte ma ferita, che ha sempre cercato di affrontare i suoi demoni a testa alta, senza permettersi mai di crollare.
JJ Maybank, suo grande amico dalla terza...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
«Ehi! Aryan!»
Una voce indistinta mi stava chiamando, ma non riuscivo a raggiungerla. Era troppo lontana, sembrava inesistente. Sentii qualcuno tirarmi degli schiaffi in faccia, addirittura.
«Nulla?» «Acqua in faccia?»
Eh?
«Acqua in faccia.»
Sentii del freddo improvviso addosso, che mi portò a svegliarmi di colpo ed imprecare ad alta voce «Cazzo!» urlai, spalancando gli occhi e iniziando a tremare. Davanti a me, JJ, John B e Pope se la ridevano «Che cazzo di problemi avete?!»
JJ rise di gusto, indicandomi come se fossi un'attrazione «Mancavi solo tu, amore.» «Abbiamo il compito di geometria!» mi ricordò Pope, cercando di rimanere serio.
«Fanculo geometria!» esclamai, alzando in piedi e guardandomi. Avevo la maglietta del pigiama fradicia, così come l'intimo che avevo usato per dormire «Mi avete mollato i vestiti, come cazzo ci vengo a scuola?!»
«I jeans li hai di là.» disse JJ, indicando la porta della camera. «La maglietta non lo so.» aggiunse Pope, alzando le spalle. «Usi una delle mie, tranquillamente.» mi rassicurò il mio ragazzo.
«Cristo, i capelli!» esclamai, vedendoli completamente bagnati «Vi odio!» continuai ad urlare, entrando nella camera di John B.
Non era il modo migliore per iniziare la mattina, ero ancora in coma.
Quando entrai nella stanza, agguantai la prima maglietta di JJ che mi era capitata sotto tiro: una canotta che a lui stava larga da morire e che a me avrebbe fatto lo stesso effetto, ma a mali estremi, estremi rimedi. Presi i jeans, che erano finiti sotto il letto, e me li infilai velocemente. Mi fiondai in bagno, mi lavai il più in fretta possibile e legai i capelli in due trecce, per far si che non mi prendesse qualche colpo.
«Principessa, sei pronta?» bussò John B. Aprii la porta del bagno, rifilandogli il dito medio e raggiungendoli «Kie?» «Ci raggiunge più tardi.» mi rispose Pope, trascinandomi fino al Twinkie e mettendosi alla guida, dato che era l'unico sveglio.
Eravamo tutti e tre in coma, come al solito.
Eravamo nel retro del Twinkie, cercando posizioni comode per dormire quei pochi minuti in più. Il problema erano le curve, poiché finivano col farci sbattere addosso ad ogni oggetto, sedile o parete di cui era fatta la vettura.
Odio la mattina.
«Avanti, andiamo.» disse Pope, parcheggiando e obbligandoci a scendere.
Entrammo in classe con molta fatica e i posti tornarono ad essere i soliti che avevamo scelto dalle medie. Io in mezzo, John B avanti e JJ dietro. Come da manuale, come da schema. Io facevo, loro copiavano.
«Sono contenta di rivedervi, John Booker Routledge.» lo salutò la professoressa, piazzandosi davanti a lui. Lui accennò un sorriso «Piacere mio.» «In tempo per il questionario.» aggiunse la donna.