-"Non con te, Aryan."
"No, non con te, Jay."-
Aryan Chase, pogue dalla nascita, una ragazza forte ma ferita, che ha sempre cercato di affrontare i suoi demoni a testa alta, senza permettersi mai di crollare.
JJ Maybank, suo grande amico dalla terza...
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Perché JJ era lì?
Kate si alzò da me e si avvicinò alla porta. Non riuscivo a comprendere bene, la vista era sfocata, ma capii subito il suo piano. La stava chiudendo a chiave.
«Statene fuori!» urlò la donna, facendomi capire che non c'era solo JJ, ma che c'erano altre persone. Dei nomi sfocati mi vennero in mente, ma qualcosa mi impediva di crederci. Non era possibile.
La mia testa girava. Girava talmente forte che stavo iniziando a pensare di non essere sdraiata sul pavimento, a sanguinare e a respirare a fatica.
Ma mi sforzai.
Cercai di allungarmi verso di lei e le afferrai il piede, facendola cadere con le uniche forze che mi erano rimaste. Tentai di alzarmi, ma barcollai fino al muro, dove mi appoggiai. L'intonaco bianco prese a diventare rosso, sempre più velocemente. Non era il sangue a sporcare me, ero io a sporcare lui. Motivo per cui mi ritrassi dalla parete e cercai di mantenere il mio equilibrio.
Ci era andata pesante. Fin troppo.
«Dove pensi di andare?» mi chiese la sua voce, mentre la sua mano si aggrappava a me, per alzare il suo corpo.
La porta venne sfondata in quell'istante, facendo sobbalzare sia me che lei. Mio padre apparve sulla soglia, tremante e terrorizzato «Kate smettila! È tua figlia!» «È un errore e lo sai anche tu!» urlò lei, stringendo le mani attorno al mio collo e privandomi dell'aria «E come tale va cancellato!»
Cercai di dimenarmi, ma più mi muovevo, meno aria entrava nei miei polmoni «Bello avere...» strinsi i denti per il dolore, cercando di togliere le sue mani «Il frutto del... Tuo stupro... Tra le mani, eh?»
La presa sul mio collo si strinse, sentivo voci indistinte urlare, voci simili a quelle dei miei amici. La vista stava cessando di esistere, l'ossigeno non arrivava, non riuscivo a pensare.
«Lasciala! La ucciderai!» fece mio padre disperato. Kate lo guardò, allentando la stretta. Perché se c'era una cosa vera era che lei lo amava. Lo amava in modo sbagliato, lo distruggeva, ma lo amava «Ha rovinato la nostra vita, Rob.»
«Impara a tenerti i pantaloni la prossima volta...» dissi, finalmente capace di riprendere un po' di fiato. Si girò di nuovo verso di me, mi prese per il colletto della maglia e mi sbatté al muro per farmi stare zitta. La mia testa rimbalzò sulla parete, per un momento mi sentii perdere i sensi «Stai zitta, stronza.»
Un colpo dritto nello stomaco mi mozzò il fiato, facendomi piegare in due dal dolore. Non c'era parte di me che non bruciava o che non chiedeva tregua. Sentivo il sangue scivolare sulla mia pelle, forse era l'unica cosa che mi ricordava quanto fossi viva.
«Aryan!» urlò Pope, che era intento a bloccare JJ con l'aiuto di Kie. Cercai di trovarli con lo sguardo «Statene fuori.» sibilai a denti stretti per colpa del dolore. «Ma...» provò a dire Kiara, trovandosi i miei occhi puntati addosso. «Non sono cazzi vostri.» sussurrai, ma mi sentirono. Lo capii da come provavano a tenere il mio ragazzo fuori da quella stanza.