˚ʚ ten of three ɞ˚

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Quando li vidi sulla soglia di casa mia, riuscii a comprendere che sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro

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Quando li vidi sulla soglia di casa mia, riuscii a comprendere che sarebbe tutto finito, in un modo o nell'altro. Forse una speranza si accese, ma Kate si preoccupò di spengerla subito, puntando la pistola con cui aveva giù ucciso in faccia a JJ.

Non mi riconobbi in realtà. Di solito mi congelavo ogni volta che la tirava fuori, ma quella volta scattai, spintonandola via e prendendola sulle mani. Era stato tutto un incubo e appena la ebbi tra le mani, milioni di soluzioni mi passarono per la testa, ognuna più convincente dell'altra.

Guardavo mio padre osservarmi senza emozioni, mentre John B cercava di tenerlo bloccato dallo scattare verso la sua amata moglie. Inconsciamente lo teneva anche fermo dal saltarmi addosso, per la milionesima volta. Perché una non era bastata, non sarebbe mai stata sufficiente.

«Ridammela!» urlò Kate, guardando l'arma che avevo sulle mani, che tremavano come foglie.
«Aryan...» mi chiamò mio padre, ma sentii solo brividi, la sua voce crudele era stampata nel mio cervello.

Indietreggiai. Lo sentivo ordinarmi di stare calma, di stare buona, lo sentivo rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene, che sarei stata bene, sentivo i suoi ansimi nelle orecchie, come se fossero la colonna del mio funerale. E quella era la stessa voce che mi aveva promesso che ormai era tutto finito, che era cambiato, che lei era un'altra persona.

Ero rotta, ormai.

E quella consapevolezza mi stava suggerendo solamente cose che non avrei mai pensato.

Non avevo più nulla a controllarmi, solo una paura immensa, la voglia di finirla lì. Strinsi il manico della pistola, una delle calibro nove personalizzate come se appartenessero ad una Barbie. Tremai e mi stupii di me stessa, quando la prima persona presente nel mirino fu mio padre «Sta zitto...» lo supplicai, la voce rotta.

«Sta zitta!» mi urlava la sua voce, ancora ronzava nelle mie orecchie.

«Aryan, non farlo!» mi pregò John B, osservandomi confuso «Perché Robert?!»

Già... Perché papà?

Tremai ancora di più, mentre mio padre mi fissava con quegli occhi dispiaciuti, che mi rifilava ogni volta che beveva, fin da quando ero piccola «Non lo farai» intervenne Kate ed io sapevo avesse ragione «Sei troppo debole, Aryan. E sai anche che è colpa tua.»

Mi girai di scatto, come ustionata. Immediatamente la calibro passò ad avere nel mirino lei, con i suoi capelli biondi, il suo sguardo fiero di avermi rovinata, il suo sorriso crudele «Zitta...» ma con le mani tremanti e la voce rotta non ero credibile. Nessuno ci sarebbe cascato.
«Posa la pistola» mi incalzò lei, lo sguardo che si indurì «Potrei perdonarti per quello che mi hai fatto in questi giorni.»

Sentii gli occhi inumidirsi al solo ricordo di quei giorni. Strinsi l'impugnatura della pistola, ma le mie mani non accennavano a fermarsi «Zitta! So già che non è vero!» sbottai, ero disperata, volevo solo finirla «Perché non sei intervenuta?! Non ti ho mai chiesto nulla, sono sempre stata zitta! Allora perché hai lasciato correre?!»

Non Con Te || JJ MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora