-"Non con te, Aryan."
"No, non con te, Jay."-
Aryan Chase, pogue dalla nascita, una ragazza forte ma ferita, che ha sempre cercato di affrontare i suoi demoni a testa alta, senza permettersi mai di crollare.
JJ Maybank, suo grande amico dalla terza...
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«Sarah, quando dovrebbe arrivare il pilota?» domandò John B, agitato di partire. «Penso tra un'ora» rispose lei «Mio padre ha detto che appena arriva, possiamo decollare.»
«Sentite, mi piacerebbe sparire senza dover affrontare i miei genitori» si intromise Pope, guardandoci «Ma non posso.» «Ehi Pope, stiamo parlando di El Dorado!» fece JJ, cercando di convincerlo «Non puoi semplicemente svignartela e basta?» «Ottimo consiglio.» fece Kie sarcastica.
«Ehi! Con me e lei...» ribatté il mio ragazzo, mettendomi un braccio attorno alle spalle «Ha sempre funzionato» «Grazie al cazzo, amore» concordai io con tono sarcastico «Devo ricordarti quanto ci amano i nostri genitori?» Mi tappò la bocca immediatamente, accennando un sorrisino «Sapete come si evitano le circostanze spiacevoli? C'è un problema, tu non vuoi affrontarlo, giri la testa dall'altra parte e cambi strada.»
«Io non faccio così, okay?» rispose Pope, voltandosi verso JJ e guardandolo negli occhi «Vado.» «Vorrei solo che ci fossi anche tu.» ribatté il mio ragazzo, ricambiando lo sguardo. «Beh, ci sarò!» lo rassicurò lui, accennando un sorriso «Ci vediamo alla pista tra un'ora?» «Si, a dopo.» rispose John B. «Un'ora Pope!» si raccomandò JJ «Non fare tardi o ti lasceremo qui!»
E mentre Pope mi riservava un bacio volante, io rimasi ferma a fissare il punto in cui se n'era andato insieme a Cleo. Avevo una paura matta di non vedere più nessuno di loro e questo perché... Avevo paura che finissimo con il cambiare tutti quanti, a forza di cose.
Avevo sempre odiato i cambiamenti, non riuscivo a trovare mai la parte bella. Con loro, con i Pogues, tutto era sempre bello, anche quando c'erano discussioni, perché si tornava sempre. Ma se stavolta non fossimo tornati alla normalità?
Delle mani mi scivolarono sui fianchi e appena riconobbi il tocco, non potei nemmeno immaginarmi di sussultare dalla paura. Era facile riconoscere le dita di una persona, quando ti stavano sempre addosso.
Lentamente, JJ mi tirò addosso a lui, stringendomi tra le sue braccia «A che pensi?» Scossi la testa, girandomi immediatamente verso di lui «Tutto okay?» gli domandai, perdendomi nei suoi occhi. Annuì, distogliendo lo sguardo «Pensavo di passare a casa» disse con un filo di voce «Mi accompagni?» Accennai un sorriso, rubandogli un bacio veloce «Nemmeno devi chiederlo, lo sai.»
Poi serrò la mascella, cosa che mi confuse. Le sue braccia si strinsero attorno al mio corpo, provocandomi varie scosse, fin troppe farfalle, anche dopo tutto quel tempo «Tu...» la sua espressione mi suggerì che gli faceva male la domanda che stava per porgermi «Tu non torni là, vero?»
Mi bloccai, congelandomi sul posto. Non avevo minimamente pensato alla possibilità di dover tornare tra quelle mura, per prendere almeno le mie cose. Non avevo pensato a nulla, effettivamente.
Avrei dovuto dirlo a mio padre? E se fosse successo altro? Avrei dovuto avvertire qualcuno? E mia nonna? E se Kate fosse ancora li? E se-