-"Non con te, Aryan."
"No, non con te, Jay."-
Aryan Chase, pogue dalla nascita, una ragazza forte ma ferita, che ha sempre cercato di affrontare i suoi demoni a testa alta, senza permettersi mai di crollare.
JJ Maybank, suo grande amico dalla terza...
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Eravamo appena tornati a casa, quella giornata avrei voluto tanto scordarmela.
Il mio migliore amico sarebbe dovuto scappare per non finire in carcere e ora, non sapevamo nemmeno se fosse vivo. Era più forte di me negarlo, era impossibile che fosse morto così. E questo mi fece comprendere come si era sentito lui per tutti quei mesi, dopo la scomparsa di Big John.
Se solo Ward fosse stato zitto, se solo Schoupe non fosse stato pagato, se solo i poliziotti avessero ascoltato Sarah.
Mio padre aprì la porta di casa e io mi fiondai di corsa in camera mia, seguita da JJ.
Durante il tragitto la febbre mi si era abbassata, mano a mano che il respiro mi si era stabilizzato. Era una condizione, serviva come per proteggere il mio corpo da agenti esterni, o così aveva detto il dottore.
Aprii di colpo l'armadio e presi una felpa, che si rivelò casualmente essere di JJ. La infilai velocemente, sistemandola nervosa, mentre il silenzio dominava i miei pensieri e un vuoto aveva preso il posto delle mie emozioni.
Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e presi a fissare il vuoto. Le mie dita raggiunsero l'elastico che avevo al polso. Lo tirai e lo lasciai, lo tirai e lo lasciai, consapevole che non mi avrebbe dato ciò che cercavo, ma che mi avrebbe comunque impedito dal cedere.
Era da fin troppo tempo che ero pulita e non volevo rovinare l'unico traguardo che avevo raggiunto da sola, di cui sotto sotto andavo fiera. Era da tutta l'estate che una lama non mi sfiorava e io non avrei ceduto.
«Quella è la mia felpa?» mi chiese JJ, entrando in stanza e interrompendo la mia tortura. «Era» risposi, girandomi verso di lui. Sforzò un sorriso, che mi fece rabbrividire «Non devi sorridere, so che stai male.» sputai fredda.
Rimasi col fiato sospeso al mio tono di voce e mi bloccai di nuovo a fissare il nulla.
Quella non ero io.
Io quella che aveva appena risposto la odiavo con tutto il mio cuore, perché era fredda, vuota, senza emozioni. Non era la vera Aryan.
A lei piaceva stare con Kie ad ascoltare musica e a ballare, le piaceva stare con Pope a parlare di fisica e chimica, le piaceva parlare con Sarah, le piaceva surfare con John B, le piacevano quegli attimi di tranquillità con JJ.
Invece, l'altra era spenta e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di chiudersi fuori dal mondo, di allontanare tutti, di smettere di esistere per almeno qualche ora.
Volevo solamente sparire, fermare il mio respiro, almeno fin quando le mie emozioni non sarebbero tornate. Almeno fin quando John B non sarebbe tornato.
Tornai a torturarmi il polso con l'elastico, quasi inconsciamente. La mia mente mi teneva sotto tiro ed era pronta a farmi fuori anche stavolta.
«Amore...» mi chiamò JJ, sedendosi sul letto a fianco a me e bloccandomi delicatamente le mani. «Scusa se non sono riuscita a starti vicino» dissi, senza nemmeno dargli tempo di parlare «Ne avevi bisogno.» Lui scosse la testa «Mi sei stata vicino, Ary.»