-"Non con te, Aryan."
"No, non con te, Jay."-
Aryan Chase, pogue dalla nascita, una ragazza forte ma ferita, che ha sempre cercato di affrontare i suoi demoni a testa alta, senza permettersi mai di crollare.
JJ Maybank, suo grande amico dalla terza...
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Mi stiracchiai, era da qualche minuto che Aryan stava riposando ormai. Le dodici ore erano quasi passate e l'avevamo spese nel migliore dei modi, a mio parere.
Sistemai il cuscino sotto la testa, sentendo delle voci provenire da fuori. Mi voltai curioso, stavo iniziando ad uscire matto a stare chiuso li dentro, per quanto amassi stare solo con lei.
I miei occhi puntarono un uomo ferito, che si teneva il braccio insanguinato, nello stesso punto dove avevo colpito il nostro aggressore sott'acqua. Scattai immediatamente, guardandolo ed ispezionandolo, lui sembrava proprio averci riconosciuti.
Sentii il cuore battere a mille, mentre faceva un passo verso la stanza dove eravamo chiusi, ma l'infermiera riuscì a portarlo via, anche se di staccare gli occhi dai miei, non ne aveva intenzione. E io lo riconobbi quello sguardo, lo stesso della persona che aveva rischiato di farci fuori.
«Ary» la chiamai, sentendola lamentarsi per una volta che riusciva a dormire «Amore, svegliati» insistetti, girandomi di scatto verso di lei «Forza, sveglia» la scossi, i suoi occhi si aprirono lentamente, uno sbadigliò la rapì «Ehi, guardami. Ehi, ascolta!» «Che c'è?» mi chiese stanca, alzandosi lentamente con il busto, fin troppo confusa.
«C'era un tipo nel corridoio, credo fosse lui» le spiegai, facendole spalancare gli occhi di colpo «Quello del relitto. Era ferito, proprio dove l'ho colpito!» Scosse la testa, tappandomi la bocca non appena iniziai ad andare in panico «Ti ha visto?» mi domandò, guardandomi negli occhi e liberandomi dalla sua mano. «Si.» ammisi, girandomi un'altra volta verso il corridoio.
«Quindi sa che siamo qui» constatò, prendendo un bel respiro «Fantastico.» «Dobbiamo uscire» proposi, facendola annuire. Immediatamente iniziai a sbattere sull'oblò della camera «Signora!» urlai «Signorina! Ehi! C'è qualcuno la fuori?!» attaccai a bussare, vedendo un'infermiera avvicinarsi preoccupata «Ehi! Signora! C'era un tizio nel corridoio!»
«Mi dispiace, ancora pochi minuti.» mi rispose lei, iniziando ad allontanarsi. «No, no! Quell'uomo voleva ucciderci!» urlai, bloccandola immediatamente e facendole il cenno di un coltello vicino al mio collo «Ci ha quasi ucciso!» «Non ti sento.» ribatté lei, fregandosene completamente.
«Mi chiami la sicurezza!» la pregai, lanciando un'occhiata ad Aryan, che stava letteralmente andando fuori di testa per provare ad aprire la porta «Ci faccia uscire!» «Calmati!» fece l'infermiera, non riuscendo a sentirmi «Va bene? Respira! Respira!» «Signora! Chiami la sicurezza!» la supplicai ancora.
«JJ! Non ci farà uscire!» mi urlò dietro la mia ragazza, ancora intenta a cercare di aprire un varco «Aiutami!» «Aspetti! La prego, mi ascolti!» urlai all'infermiera, ma se n'era andata via «La prego, mi aiuti! Dobbiamo uscire!» Sentii la mano di Aryan afferrarmi e farmi voltare verso di lei «Aiutami con la porta!» mi supplicò.
Annuii immediatamente, attaccandomi al sigillo e cercando di spingere per aprirla, nonostante fossi ancora scosso e con il respiro affannato «Due, uno, via.» le dissi, in modo da sincronizzare i nostri movimenti, ma non si spostava di un centimetro. «Perché non si apre?» domandò la mia ragazza presa dal panico e in quel momento mi ricordai che soffrisse di claustrofobia, e che era già tanto che non avesse dato di matto in quelle dodici ore «Sto impazzendo!»