˚ʚ eleven of three ɞ˚

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Mi svegliai di colpo, il respiro rotto, come se stessi affogando

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Mi svegliai di colpo, il respiro rotto, come se stessi affogando. L'aria della stanza era calda e soffocante, e la sensazione di essere osservata mi schiacciava il petto.

Per un istante, non capii dove mi trovavo. Mi sembrava di essere tornata lì, nella sua stanza. E quelle mani... Dio, le sue mani erano ancora addosso a me. Le sentivo ovunque. Fredde. Invadenti. Inarrestabili. Che facevano male.

«JJ...» sussurrai nel buio, cercandolo. La mia mano tremante scivolò sul lenzuolo accanto a me, alla ricerca del suo corpo.
Vuoto.

Perché non è qui?

Il panico mi colpì come un'ondata gelida. Non c'era. Non mi avrebbe lasciata, vero? Ma allora perché non era lì? Non potevo sopportare l'idea che se ne fosse andato. Che fosse scappato da me, dalla mia confusione, ma da una parte lo speravo anche, perché stavo diventando troppo da gestire.

Mi tirai su lentamente, con il cuore che martellava nel petto. Cercai disperatamente di zittire quella voce che mi sussurrava quanto fossi sbagliata, quanto fossi un peso per lui. Mi passai una mano sul viso, cercando di riprendere fiato, ma non servì. La stanza mi sembrava più piccola, le pareti più vicine.

I miei occhi vagarono ovunque, setacciarono ogni angolo, nella speranza di farmi credere che ero al sicuro, che ero salva.

Poi lo vidi.

Era lì, seduto per terra accanto al letto, la schiena appoggiata al muro. Aveva il viso nascosto tra le braccia, come se fosse crollato per la stanchezza, come se fosse stato sveglio per tutto quel tempo. E conoscendolo era molto probabile.

Non se n'era andato.

Qualcosa dentro di me si spezzò, forse una delle ultime cose intatte che avevo. Si era seduto lì, lontano da me, per chissà quale motivo, e per quanto provavo a sforzarmi di pensare positivo, la mia mente era troppo deviata dalla schifezza umana.

Gli faccio schifo?

Mi avvicinai piano, i passi leggeri sul pavimento. Quando mi inginocchiai accanto a lui, sentii il suo respiro lento e profondo. Sembrava così stanco. Eppure c'era una quiete nel suo viso che non riuscivo a spiegare.

«JJ...» sussurrai, toccandogli piano la spalla, sentendomi però in colpa. Stavo disturbando il suo sonno solo per la mia paura, a tratti insensata, dato che ormai ero salva.

Lui si mosse appena, sollevando il capo con un'espressione confusa. Gli ci volle qualche secondo per mettermi a fuoco. Poi i suoi occhi si spalancarono, la preoccupazione che lo attraversò immediatamente «Ehi» mormorò, strofinandosi il viso «Che ci fai sveglia? Hai avuto un altro incubo?»

La dolcezza della sua voce era qualcosa di etereo.

«No» dissi piano, anche se non era del tutto vero. Non potevo però classificarli incubi, erano più ricordi fin troppo vividi «Non ti ho trovato.»
Lui si spostò subito, appoggiandosi meglio al muro «Oh, merda. Scusa, amore. Non volevo spaventarti» si stropicciò gli occhi, sembrava quasi un bambino «Pensavo che, se fossi rimasto nel letto, magari ti avrebbe dato fastidio» esitò, guardando le sue mani «Non volevo che fosse troppo.»

Non Con Te || JJ MaybankDove le storie prendono vita. Scoprilo ora