Capitolo 38

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Giuro che non ero lo stesso, che ti vedo e non ti riesco a toccare.

Mattia's pov.
Ho dovuto presentare io la casetta, e me so sentito un po' a disagio.
Suscitavo molte risate tra il pubblico e le squadre e questo m'ha fatto piacere.
So finite le riprese e sto ritornando agli studi dove mi aspetta Emma pe inizia direttamente le prove.

«Sempre il solito!» esclama Perrie appena mi vede.
Rido come fa lei e ci abbracciamo a lungo.
Sorrido e mi lascia un bacio.
Raggiungo il centro dello studio e Emma fa cenno di avvicinarmi.
«Canta Tu». Dice.

Faccio un giro con lo sguardo di 180 gradi nello studio e al mio lato c'è Perrie che mi fissa e sorride.
Sorrido a mia volta e parte la base.

"Se avessi il drappo ricamato del cielo,

in tessuto dell'oro, dell'argento, della luce...

I drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte,

dai mezzi colori dell'alba e del tramonto...

beh... stenderei quei drappi sotto ai tuoi piedi...

Ma invece, essendo povero, ho soltanto sogni,

e i miei sogni ho steso sotto ai tuoi piedi...

...Cammina leggera... perché cammini sui miei sogni".
Dico sussurrando e lancio un'occhiata a Perrie.


Lo senti il cuore come batte

non ho mai provato amore per le gatte morte

non gioco con le carte sporche

come le altre volte

le bugie c'hanno le gambe corte

ho visto chiudere mille altre porte

lasciato come un rudere fra molte colpe che sappiamo

forse le avevamo sepolte

ma adesso, diavolo, sono risorte

e tu sei la prima regina della corte

di un re che una mattina si è perso alla cima del monte

il sudore sulla fronte lo trascina

dove lui cammina

ma non c'è medicina per molte

ma lui è forte

e io lo so che ce la farà pure se a volte sembrerà di scoppiare

lui è il più forte

e io lo so che camminerà 'sta vita a modo suo, nel bene e nel male

quando mi vedi che sto male

cercami nel vento e ti sembra di volare, volare, ma

un giorno la paura mi bussò alla porta ma

aprì il coraggio e vide
Corre all'improvviso nei camerini, non so perché, né il per quando.

vide che non c'era nessuno, nessuno

vide che non c'era nessuno

che non c'era nessuno, nessuno

e un giorno la paura mi bussò alla porta ma

aprì il coraggio e vide

vide che non c'era nessuno, nessuno

vide che non c'era nessuno

che non c'era nessuno

e fanculo

IO NON VOGLIO TUTTO QUESTO

IO VOGLIO SOLO TE E POI LO BUTTO IL RESTO

e tu dimmi che ce l'ho un pretesto

per rifarti un gesto

in questo buio pesto

dove muoio depresso, e adesso no

tu non mi rendere colpevole di quello che faccio di marcio, no

non fare finta di niente

se vado contro corrente mi sembra di volare, volare, ma

paranormale

giuro che non ero lo stesso

che ti vedo e non ti riesco a toccare

però è normale

levo l'emozione per questo

com'è vero che la gente sta male

ore a pensare

se era un'illusione o il riflesso di un'ustione che non posso portare ma

io non ci credo che tu non ci sei più, tu.

La canzone finisce e corro subito da lei.

Perrie's pov.

lasciato come un rudere fra molte colpe che sappiamo

forse le avevamo sepolte

ma adesso, diavolo, sono risorte
Ad un tratto l'aborto e tutte le litigate, mie e di Mattia, mi risalgono nella mente.

Resisto per qualche altro secondo e poi sono costretta ad andare di là, per evitare di piangere davanti a Mattia.
Prendo un fazzoletto e pulisco le lacrime superficiali, quelle vere devono ancora uscire.
Chiudo gli occhi e tutti i ricordi salgono nella mente, quindi mi sforzo di tenerli aperti. Una lacrima mi riga il volto e mi giro per non dare troppo nell'occhio.
La canzone è finita, lo sento sia dalle pareti che hanno smesso di vibrare, sia perché adesso regna un silenzio tombale. Quest'ultimo viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta, deve essere sicuramente Mattia.
«Posso?» dalla voce capisco che è lui.
«Avanti» dico asciugando le lacrime con la felpa bianca.
Mattia spalanca la porta e mi sento un nodo in gola.
Appoggia la mano alla mia spalla.
Mi giro delicatamente.
Fa un faccia cupa, e unisce le sopracciglia fino a toccarle.
«Che hai?»chiede avvicinandomi a se.
Respiro profondamente.
«Niente»dico col fiato spezzato dal pianto.
Ho gli occhi rossi e sotto due grosse occhiaie.
Mi guarda più intensamente e alla fine dico tutto.
Mentre racconto Mattia si sente vuoto, spento, è ritornato di nuovo triste.
«Stai ancora pensando a questo, basta è passato» dice accarezzandomi il viso e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Mi avvicino ancora di più, fino a far sfiorare le nostre labbra in una danza lenta e pacata che pian pian si velocizza.

«Quando il gatto non c'è i topi ballano!»  esclama Emma entrando nel camerino.
«Mi dispiace interrompere questo bel momento ma ti stanno chiamando, Mattia» dice gesticolando con la mano.

Ci lanciamo un ultimo sguardo e se ne va.
Verso le cinque di pomeriggio, ritorno all'hotel per preparare le cose che tra due giorni dovrò portare, finalmente, in casetta.
Passa qualche ora e non vedo tornare Mattia.
«Calmati!» dice Virginia dopo che l'ho chiamato almeno trenta volte.
«Forse si è fatto male!» esclama Paola. Le lanciò un occhiata come la ballerina e ritorno alle mie cose.
Non so, ma adesso ho davvero l'impressione di potermi preoccupare seriamente.

Che cosa sarà successo a Mattia? Forse continuerò stasera, bacioni.

Benvenuta||MattiaBriga.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora