I want you

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“Hai intenzione di dormire ancora?”

Spalancò la porta che aveva davanti agli occhi con una forte energia, accorgendomi solo in quel momento di essere poggiata alla sua schiena calda e di aver intrecciato le gambe intorno al suo torace.  Entrò con grande sicurezza, guardandomi per un secondo e farmi capire che era ora che scendessi dal suo corpo.

“Ti piace stare su di me?” Sogghignò divertito, chiudendo con un movimento del piede la porta, lasciando una mano su di essa. Ricevette da parte mia un’espressione confusa e stanca, e capii ben poco di quello che stava accadendo e di come mi sentivo interiormente. 

“Vado a prenderti qualcosa. Mettiti qui.”  Indicò il divano che era poco distante da me, passandomi affianco.  “Torno subito.”

Feci come mi aveva detto di fare, reggendomi sui braccioli di quel divano. Finii per crollare a terra per il troppo indebolimento che avevo addosso.  Il dolore alle ossa si stava estendendo sempre di più, aumentando anche il dolore alla testa che non voleva lasciarmi stare. 

“Stai più comoda sul pavimento?”

La sua risata così roca mi perforò l’anima nel vero senso della parola. Non esisteva alcun modo per descrivere il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra. E se esisteva, beh ,non lo avevo ancora trovato allora.

“Stai diventando sempre più calda, Lily.”  Mi informò, passando una mano sulle mie labbra. “Non voglio che la situazione peggiori. Quindi, prendi la pasticca che sto per darti senza troppe storie.”

“Harry,  - lo fermai con una mano sul suo petto scolpito, schiacciando la mia schiena contro il bordo del divano in pelle – non ho bisogno che ti preoccupi per me.”

Si  accovacciò di fronte a me, inclinando la testa da un lato e accennare uno dei suoi soliti sorrisi ingannatori. Se credeva di abbindolarmi, si sbagliava. 

“Dovresti vedere le tue guance adesso.” Rannicchiai le gambe verso di me non appena iniziò a parlare. “Le tue labbra sono così rosse…” Proseguì, prendendo in ostaggio la mia caviglia. “E stai per scoppiare dentro questa maglietta aderente per il caldo cuocente che stai provando.”

Giurai di non essermi mai sentita esplodere così.  Non sapevo cosa dire, né tantomeno se ribattere.  Mi aveva colpita del tutto,e ora dovevo reagire in modo appropriato. Ma ce l’avrei fatta, visto le mie condizioni?

“Ho così voglia di spogliarti.”  Sentendolo parlare con quella voce bassa mi mandò in un altro mondo.  “E sai, non riesco a frenare molto le mie voglie.”

Mi coprii con braccia e gambe, vedendo da parte sua gran divertimento. I suoi occhi esprimevano così tanta malizia che era impossibile non notarla. 

“Sei come ti definiscono.”  Posai la testa tra le ginocchia, mantenendo il controllo della situazione che, in realtà, mi stava sfuggendo letteralmente di mano. 

“Perché, come mi definiscono?”

“Meglio che tu non lo sappia.”  Strofinai gli occhi, sentendo il respiro mancarmi quando le sue mani me le ritrovai sul viso, pronte per fare chissà quale mossa. 

“Andrai in apnea se continui a non respirare.”  Sghignazzò. “So che faccio questo tipo di effetto, ma non fino a farti morire.”

“Levati di torno.”  Inarcai le sopracciglia, spalancando improvvisamente gli occhi. Mi aprì la bocca, inserendo dentro di essa qualcosa di estremamente amaro.

“Perdonami, - si scusò, mordendosi il labbro inferiore con estrema forza – era l’unico modo per farti prendere questa dannata pasticca per la febbre. Non vorrai stare male all’infinito, no?”

HurtsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora