Relive

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“Tesoro, stai bene?”

“Cosa?” I pensieri sparirono e, finalmente, tornai alla realtà che mi circondava

“Sei così silenziosa.” Mia madre si finse preoccupata. Conoscendola, sapevo che di me, alla fine, non le importava veramente nulla. Lei, nella sua testa, aveva solo il lavoro. Solo ed esclusivamente quello.

“Pensavo.” Iniziai a muovere le dita sul tavolo, e lei fece un forte sospiro, avvicinandosi di più.

“Non mi parli mai di te, di quello che ti succede.” Il suo sguardo si addolcì. Pretendeva di avere un po’ di dialogo, quando lei, per me, non c’era mai stata. Evitai comunque di aprire tale discorso.

“E’ tutto okay.”  Una parte di me stava bene, era vero. L’altra, era completamente invasa dai pensieri e dalle preoccupazioni.
Qualcosa non andava. Ed era una sensazione che partiva da dentro al petto, una sensazione da cui non riuscivo a liberarmi.  

“C’entra Harry?” Il suo nome mi colpì duramente il cuore. E tutte le volte che si parlava di lui, perdevo il respiro.

“No.” Mi convinsi che fosse realmente così. Volevo solo togliermi le paure di dosso, capire gli atteggiamenti di Harry.

“Allora cosa c’è?” Riprovò a chiedermi. Stava insistendo troppo.  

“Dovresti andare a lavoro.” Alzai l’indice per indicarle l’orologio poggiato alla parete. Rendendosi conto dell’incredibile ritardo che stava facendo, si affrettò a prendere la borsa e le chiavi della macchina.

“Parliamo dopo, va bene? Io e tuo padre torneremo verso l’ora di cena.” Mi lanciò un bacio, correndo verso la porta. Uscì da casa, e quando se ne andò, sospirai sollevata. Non avevamo niente da dirci, non avremmo mai avuto niente da dirci. Ma lei insisteva, insisteva perché voleva recuperare il tempo che, durante gli anni, avevamo sprecato.
 Alcune cose, non potevano essere aggiustate. 

Respirai affondo, e appoggiai i gomiti sulla tavola. Mi passai le mani sul viso, stanca, nervosa. Non sapevo descrivere nemmeno io, le mie condizioni.
Giocai con la cover del mio telefono, quella che quando Harry la vide, disse “Che diamine è?”
E faceva strano. Faceva strano ripensare i primi momenti passati insieme a lui, quei momenti che dalla testa, e dal cuore, non sarebbero mai andati via.

Sbloccai e bloccai nuovamente il telefono, mentre il tempo passava, e i pensieri non passavano mai. Decisi di tornare in camera, ma il suono del campanello mi fermò. Ipotizzai che fosse mia madre, che, come suo solito, aveva dimenticato qualcosa di importante a casa. Mi avvicinai alla porta, dubbiosa. Piegai la maniglia, e senza pensarci troppo, aprii.

“Harry?” Dissi, sorpresa di vederlo.

“Si può?” Avanzò di un passo. Mi portai i capelli su una spalla, e con l’altra mano, mi toccai il labbro inferiore. Harry entrò in casa, scuotendo ripetutamente i ricci.

“Sei sola?”

“Come sempre.” Risposi, e andai in cucina a sedermi. Harry si strofinò le mani, provando a riscaldarle. E dopo essersi seduto di fronte a me, iniziò  a fare qualche colpo di tosse.

“Si muore di freddo.” Disse, strofinandosi il naso con un dito, rimanendo fisso a guardarmi. Aveva già capito che qualcosa non andava.

“Credevo che non ci saremmo visti.” Dissi, facendogli aggrottare la fronte.  Si sfilò e rinfilò gli anelli, e il mio cuore prese a battere più velocemente. Allungai le mani verso di lui, ed Harry, mantenendo sempre lo sguardo su di me, le prese, stringendole forte.   
Ed era difficile, riuscire a parlare con i suoi occhi addosso. Era capace di arrivare, con uno sguardo, nelle parti più segrete di me stessa, quelle parti nascoste nel profondo dell’anima e che nessuno, a parte lui, aveva raggiunto mai.

“Perché credevi che non ci saremmo visti?” Strinse maggiormente la presa intorno alle mie mani.

“Sai, per il segreto di Jared che ti ho svelato stamattina, per tutto…”

 Il suo sorriso dolce mise a tacere qualsiasi paura. Ma solamente guardandolo, il cuore mi salì presto in  gola.

“Stai bene?” Mi domandò, inclinando la testa. Allontanai le mie mani dalle sue, abbassando subito il capo. Restammo in silenzio, quel silenzio fin troppo doloroso da sopportare.

“Prendo un bicchiere d’acqua.” Mi avvertì. E nel momento in cui si alzò, parlai.

“Mi nascondi qualcosa?”

“No.” Si affrettò a darmi una risposta, ma non mi guardò. “Perché dovrei?”

“Sei strano in questi giorni.”

Si versò l’acqua senza aggiungere altro.

“Vado a farmi un bagno caldo. Ne ho bisogno.” Me ne andai dalla cucina prima che Harry cambiasse umore e iniziasse, come suo solito, ad aggredirmi con le parole.
Raggiunsi la mia camera il più velocemente possibile, e cercai, in qualche modo, di mandare via i pensieri.
Presi un fermaglio nel cassetto vicino a letto, tirandomi su i capelli in una strana acconciatura.
Andai in bagno, riempiendo velocemente la vasca di acqua calda. Avevo bisogno di spegnere per qualche attimo i pensieri, di rilassarmi.

Mi tolsi i vestiti e la biancheria di dosso, lasciando cadere tutto a terra.


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