Bloodstream

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Lasci le tue dita intorno alla mia mano, mi stringi. Forte. Talmente forte, che posso sentire la paura che ti sta attraversando, che ti sta mozzicando pezzo dopo pezzo. Ma nonostante ciò, ti lasci divorare. Fai sì che di te non rimanga più niente, se non la maledetta paura che hai adesso, dopo le mie parole, che continuano a rimbombarti nel petto, a bussarti dentro al cuore a ripeterti che adesso, non c’è più via di scampo. Ci perdiamo in questo labirinto di sensazioni, di parole da trovare e di confessioni da svelare.
E tu mi stringi ancora. Più forte. Sento il flusso del tuo sangue trasformarsi lentamente in liquido di terrore, e lo percepisci anche tu, ma cerchi, come sempre, di non farlo notare. E allora io resto in silenzio, mentre ti osservo e scruto ogni tuo movimento. Perché lo sai, che se molli la presa intorno alla mia mano, tutto si distrugge. Hai paura che ogni momento passato insieme, ogni ricordo, lo trascini insieme a me. E di noi, alla fine, non ti resterà più niente.
Allora cerchi di trattenermi, di acchiappare ogni singolo ricordo vissuto insieme, come si acchiappano le farfalle, e cerchi di rinchiudere ogni cosa nel barattolo dei tuoi ricordi ed emozioni. Ma basta un tuo gesto, per far sì che quel barattolo caschi a terra, ricoprendo il mondo di tutti i nostri attimi. E sarà in quel momento, proprio in quell’istante, che capirai di aver perso tutto.



Strinse di più la presa, le sue iridi verdi nelle mie e le sensazioni dentro di lui ancora da tirare fuori. Eravamo immobili, a guardarci, a dirci che, forse, dovevamo smetterla di distruggerci. Sentivo il mio cuore frantumarsi lentamente, ma davanti ai suoi occhi, sembrava non essere così. Ero ancora in piedi, gli occhi nei suoi e il corpo senza segni di dolore. Ma i graffi che portavo sulla pelle, quei graffi che mi aveva procurato nel tempo fino ad ora, quelli non li avrebbe mai visti. Erano nascosti sotto la pelle, e solo vivendomi, avrebbe potuto vederli.

“Non lasciarmi andare.” Pensai. Ma guardandolo, capii che il tempo stava per scadere, che la sua presa era diminuita all’improvviso, che le parole che avrebbe voluto dirmi erano ancora in gola. E lo guardai, ancora, abbracciandolo con gli occhi, immaginando come sarebbe stato bello avvolgermi nelle sue braccia, a ricoprirmi la pelle del suo profumo, a sentire il calore del suo corpo.  E sentii quel magone dentro al petto, quel magone pronto a ricordarmi che tra di noi, una cosa simile, non potrà mai esserci. Deglutii, e lui mollò la presa.


Il tragitto verso casa fu davvero silenzioso. Harry era concentrato a guardare la strada, il mio corpo ormai pieno d’ansia. Avrei voluto dire qualcosa, spezzare la tensione che si era appena creata con qualche domanda. Ma la paura di dire qualcosa di sbagliato e rovinare tutto, mi bloccava terribilmente.

“Ho bisogno di te.” Le parole che aveva pronunciato poco prima erano ancora tra i miei pensieri. Continuavo a chiedermi se avessi sentito bene, se quella frase fosse davvero uscita dalle sue labbra piene. 

“Siamo arrivati.” Mi disse, fermando la macchina. Guardai subito le condizioni del mio vestito, sicuramente meno bagnato rispetto a poco prima, ma comunque in condizioni pessime. Lo ringraziai per avermi accompagnata fino a casa, e lui si morse il labbro.

“Non devi ringraziarmi.” Disse a bassa voce, fissandomi a lungo. Mi sembrava di tornare indietro nel tempo, al nostro primo incontro.

“Saresti davvero venuta a cercarmi, se non ci fossimo mai incontrati?” Portò l’indice sulle mie labbra, toccandomi lentamente il labbro inferiore. Il mio corpo rabbrividì.

“Si.” Mormorai senza fiato. Il sorriso che comparve sul suo volto mi fece immobilizzare ancora di più. Ed era strano che, anche per le piccole cose, il mio corpo reagisse così. Non mi era mai capitato prima d’ora.

“Me lo dai o no, questo bacio?” Lasciò una piccola distanza tra le nostre labbra, e con delicatezza, spostò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio. E fu quando presi il suo viso fra le mani, premendo le mie labbra contro le sue, che lo sentii ridere. Una risata che svanì nell’istante in cui le nostre labbra iniziarono a fondersi di più.


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