Tutte le persone che avevo intorno, indossavano un sorriso sulle labbra. C’erano persone che emanavano una felicità immensa, altre che, invece, nascondevano la malinconia negli occhi. E, a dirla tutta, non sapevo a quale categoria paragonarmi. Cercavo semplicemente di mettere da una parte i pensieri, di non pensare alle nostre parole e a quelle che avremmo voluto dirci ma che, purtroppo, rimanevano intrecciate sulla gola.
“Tornerò.” Gli avevo promesso. Ed era quello che facevo sempre, d’altronde. Ma, infondo, era quello che faceva sempre anche lui. Ci allontanavamo, io riprendevo lui, e lui riprendeva me. E poi, come sempre, quel muro in mezzo a noi. Avevamo provato a farlo crollare sputandogli parole contro, pensando che così, le mattonelle che ricoprivano quel muro, si sarebbero finalmente decise a distruggersi.
Nonostante ciò, il muro non si sgretolò mai. Era intatto. Mentre noi, cadevamo a pezzi.
Io raccoglievo i miei pezzi, lui i suoi. Quando in realtà, per non romperci di nuovo, dovevamo semplicemente ricostruirci insieme. Frammento dopo frammento.
Il freddo gelido che mi colpiva sulla pelle riportò in memoria le sue parole gelide, quelle parole che rimanevano incise sul corpo e che non avevano intenzione di sparire. Continuavo a portarle addosso, anche se avrei voluto spogliarmi di tutte le parole, di tutto il dolore non buttato fuori e che restava fermo sulla pelle. Perché, d’altra parte, non mi ero mai spogliata davvero davanti ai suoi occhi.
E quando capitò di doverci spogliare, di lasciare i nostri abiti a terra per poi fondere le nostre anime, avrei voluto gettare i sentimenti che sentivo per lui insieme ai vestiti, così da non sentirmi più debole e insicura davanti a lui. Ma non potevo.
Nascosi le mani nelle maniche del giacchetto, provando a riscaldarle. Quella mattina, il freddo era più forte, più duro da sopportare. Ma infondo, non poteva competere con il gelo che avevo dentro.
Passeggiai per le strade di New York, sempre così caotica e piena di vita. Il cellulare che avevo in tasca squillò, perdendo improvvisamente un battito. Lo tirai fuori, ansiosa di vedere il nome che lampeggiava sul display. Il nome Chloe comparve sullo schermo.
Feci un sospiro, cliccando il tasto verde per attivare la chiamata.
“Lil?”
“Sì?” Dissi con tono basso, nascondendo la tristezza. Sentii un po’ di rumore provenire dall’altra parte del telefono.
“Ti ho disturbato?”
“No, assolutamente.” Mi mostrai tranquilla, e continuai a camminare. Chloe non mi credette.
“Sei una pessima bugiarda, Lily. Sai che non ti riesce bene mentire.”
E non potevo che darle ragione. Ero una pessima bugiarda.
“Per favore, parliamone dopo.” Le chiesi dolcemente, fermandomi davanti al bar. Il famoso bar con cui ero stata con Harry. “E’ successo qualcosa?”
“Riguarda Harry?” Continuò a chiedermi.
“Chloe.” La ripresi, facendole capire di chiudere il discorso. Lei, dall’altra parte, capì.
“Va bene, okay. Ma non finisce qui.” Determinata come suo solito. “Sai, ho una grande notizia da darti. Hai presente la famosa serata che avevo intenzione di fare nella nostra vecchia scuola?”
Annuii anche se non poteva vedermi, mormorando un basso sì.
“Bene. Sono uscita presto stamattina e… Mi sono intrufolata dentro il nostro istituto per parlare con alcuni studenti. E loro, beh, loro sono davvero entusiasti di organizzare qualcosa.”
“E quando hai intenzione di fare questa grande serata?” Dissi, ridendo.
“Esattamente stasera.” Stasera?
“Stasera?” Ripetei, confusa. Chloe si lasciò scappare una risatina.
“Tranquilla, ho tutto sotto controllo. Mi è bastato guardare il preside con occhi dolci, per convincerlo.”
Sapevo che ritornando in quella scuola, le cose si sarebbero complicate. I pezzi di ricordi continuavano ad essere incatenati intorno al mio corpo, e tutto quello avrei voluto, era slegarmi da quelle catene del passato solo per incatenarmi a quelle del presente.
“Ci sarai, vero?” Fisicamente, ci sarò. Ma la mia testa, vagherà continuamente altrove.
“Sì, certo.” Mi decisi finalmente ad entrare dentro al bar. Lasciai che la porta dietro di me si chiudesse, dirigendomi verso il bancone per prendere qualcosa da bere. Stavolta, non c’era quel cameriere che Harry tanto odiava. E, in qualche modo, mi venne da sorridere.
“Passo da te dopo, okay? Ho tante cose da dirti e, soprattutto, dobbiamo parlare di quello che ti sta succedendo.”
“Ti aspetto.” Dissi solamente, facendo finta di non aver capito le sue parole. Chiusi la telefonata, riposando il telefono nella tasca dei jeans.
“Cosa desideri?” Mi domandò la ragazza dietro al bancone, pronta a prendere la mia ordinazione. Mi limitai a prendere un cappuccino come mio solito, ringraziandola poco dopo.
Una marea di coppie, gruppi di ragazzi, entravano nel bar. Ripensai a quando Harry entrò con quell’aria sfacciata, tutte le ragazze che si giravano a guardarlo. Tutte le ragazze impazzivano per lui.
E tu, impazzisci per me?
Graffiai il bancone, chiudendo per un momento gli occhi. Volevo che se ne andasse via dalla mente, che le sue parole non tornassero sempre nella mia testa. Avevo sempre odiato i ragazzi come lui.
Ma lui, più di tutti. Nessuno riusciva a capirlo, nessuno riusciva a sopportarlo. Compresa me.
Ma alcuni eventi, alcuni sguardi, avevano trasformato la nostra vita in qualcosa di diverso.
Ci eravamo baciati una volta, poi un’altra volta ancora. Il mondo intorno a noi era cambiato, o forse eravamo noi ad essere cambiati.
Ma quando le sue labbra si poggiavano sulle mie, lo sentivo. Sentivo quello che provava nei miei confronti infilarsi dentro le vene. E più andavamo avanti, più le mie vene iniziavano a gonfiarsi per le troppe emozioni, finendo quasi per scoppiare. E io lo sentivo, lo sentivo dentro al cuore, lo sentivo nei miei respiri, nei silenzi.
“Ecco a te.” La voce della cameriera mi fece sobbalzare. Guardai il mio cappuccino, poi lei, confusa. La ringraziai, mettendo subito due bustine di zucchero nel cappuccino.
“Innamorata?”
Alzai lo sguardo, fissando la cameriera davanti a me e che avevo ringraziato qualche secondo prima. Deglutii senza accorgermene.
“Come?” Dissi, muovendo nervosamente le mani. Si mise a sistemare il bancone, rivolgendomi un sorriso dolce.
“Sei così persa nei tuoi pensieri.” Mi disse con quel tono gentile, chiudendosi nelle spalle. “Solitamente, le persone innamorate hanno la tua stessa espressione.”
Mi venne da ridere quando sentii la sua risposta. “Perché?”
“Vedo persone innamorate ogni giorno.” Rise, legandosi meglio il grembiule che aveva addosso. “Quindi… ci ho preso?” Fece riferimento alla domanda di poco prima. Mi schiarii la gola.
“Ero persa nei miei pensieri.” Affermai senza guardarla, riportando la mia attenzione sulla tazzina. E, per tutto il tempo, non parlai più.
![](https://img.wattpad.com/cover/6830743-288-k227243.jpg)
STAI LEGGENDO
Hurts
FanfictionUn'attrazione che va oltre ogni limite, dei segreti tenuti nascosti, delle tentazioni fuori posto. Si può fuggire da tutto questo? ~ "Ci sono cose che non sai, che tengo dentro me stessa per non farti scappare. Le tengo dentro perché so che non regg...