Body on fire

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- Harry


Allontanò le mani dai bottoni del suo cappotto, e le lasciò cadere lungo il corpo. I suoi polmoni si riempirono di parole, quelle stesse parole che desiderava dirmi di nuovo. Deglutì più volte, e io feci lo stesso.

Mi manca l'ossigeno, quando mi guardi.

Schiacciai la sigaretta che era a terra, e con una mano mi spostai le ciocche ribelli dagli occhi. Il ti amo che avevo pronunciato continuava a pulsare dentro al cuore, così forte, da riuscire a distruggerlo. Senza pensare, avanzai di un passo, e di un altro ancora, guardando come il suo corpo rimaneva fermo. Il vento le spostò i capelli, il suono del mio battito ancora nelle orecchie.

“So che lo vuoi anche tu.” Dissi, puntando gli occhi dentro ai suoi. Mi guardò insicura, posando dolcemente una mano sul mio petto, ed io, guardandola negli occhi, misi una mano dietro al suo collo, avvicinandomi lentamente alle sue labbra. Osservò attentamente la mia bocca, respirando i miei sospiri spezzati, riportando in pochi istanti i suoi grandi occhi verdi di nuovo nei miei. Mi chiese con un semplice sguardo se quello che avevo detto fosse reale, e a quel punto, le mie labbra iniziarono ad avvicinarsi alle sue, catturandole in un attimo. La sentii trattenere il respiro, la mia mano spingerla di più verso le mie labbra.


E senti la voglia che ho di te, premere con forza contro la tua bocca. Ma anche se ti sto togliendo il respiro, a te non importa. Ti basta respirare il mio, per restare in vita.
E lascerò scivolare sulla lingua quello che sento per te, e avvertirai, nel bacio, mille ti amo incastrarsi tra di noi. Tu catturerai ogni parola, unendo di più le tue labbra alle mie, mentre io cercherò di togliermi l’orgoglio di dosso, diventando un semplice corpo in fiamme. E tu, con quella pelle che hai, mi inviterai a ricoprire ogni pezzo di te con le mie fiamme, e non ti importerà, se brucerai. Perché alla fine, quello che vuoi, è semplicemente bruciare in questa spirale di sensazioni che provo per te. 

Approfondii di più il bacio, e tutti i momenti passati insieme apparvero nella mia mente come piccoli flash. Come tutto era iniziato, l’odio che provava verso di me che, puntualmente, si era trasformato in qualcosa di totalmente diverso, il mio voler essere forte, il suo modo di starmi accanto nonostante tutto.
E avrei potuto anche passare il resto dei miei giorni a baciarla, a sentire come il suo respiro si spezzava sulle mie labbra. Ma lei, inconsapevolmente, mi aveva ucciso e fatto rinascere troppe volte, dando un senso a me stesso, alla mia vita.   E per questo, non la ringrazierò mai abbastanza.

Le nostre lingue si toccarono per un’ultima volta, le nostre bocche si distaccarono con lentezza. Aprii gli occhi, notando le sue mani ancora aggrappate al mio petto. I suoi occhi iniziarono ad aprirsi solo dopo qualche secondo, e quando li aprì, puntarono immediatamente i miei. Il suo sguardo si riempì presto di parole.

“Vieni con me?” Le indicai con gli occhi la mia auto, nervoso. Le sue dita scivolarono via dal mio petto, le sue ciglia lunghe che sbattevano ripetutamente. Voleva che dicessi qualcosa, che le dimostrassi qualcosa. Ma doveva saperlo ormai, che non ero bravo in questo.

“Perché?” Fece dei passi indietro, guardandomi seria. “Perché dici di amarmi, solo adesso? Deve sempre esserci qualcosa che ti fa scattare, per farti dire qualcosa?”

“Non era semplicemente il momento, prima.” Dissi, difendendomi subito. Lily abbassò lo sguardo, scuotendo la testa, come se si fosse stancata delle mie parole, dei miei comportamenti. Dopotutto, riuscire a starmi dietro non era poi così semplice e piacevole.

“Vieni, o no?” L’ansia mi stava distruggendo. Quello che desideravo era semplicemente andarmene da quel maledetto istituto per portarla da qualche altra parte, per schiarire i nostri pensieri. Iniziò a girarsi la catenina intorno al collo e, senza pensarci, le presi la mano, trascinandola verso la mia auto. Ma quando le nostre dita si incastrarono per pochi istanti, i brividi si formarono sulla mia pelle.

“Harry.”  La voce incredibilmente sottile, la sua schiena schiacciata contro lo sportello della macchina. Feci aderire per un attimo i nostri corpi, slegando poi le nostre mani.

“Entra.” Mormorai, la sicurezza che si impadroniva di nuovo di me. Le aprii lo sportello, facendole capire con un’occhiata di non fare troppe storie ed entrare. Provò più volte ad obiettare, ma il mio sguardo la fece zittire.
Entrai dentro la macchina, e  chiusi lo sportello violentemente. Quando misi in moto, sistemai lo specchietto retrovisore, sentendo perfettamente il suo sguardo su di me. La mia confessione l’aveva lasciata con un’incredibile nodo alla gola. Quella semplice frase racchiudeva tutte le sicurezze che lei cercava, però, sentirsela dire, faceva uno strano effetto.

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