Dependence

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- Harry

Ruotai il più piano possibile la maniglia stando attento a non fare troppo rumore. Avevamo dormito tutti quanti a casa di Chloe, quella sera. I suoi genitori non  erano a casa per via di un impegno, e gli altri, compreso me, passammo la serata davanti la televisione. Osservai Lily per ore, attendendo un passo o una parola da parte sua. Ma non arrivò niente di tutto ciò.

"Dove stai andando?" Mi domandò Ryan, strofinandosi gli occhi ancora appiccicati dal sonno.  Lo guardai velocemente, rispondendogli con un tono irritante.

"Non sono affari tuoi." Aprii finalmente la porta, pronto per andarmene via una volta per tutte. Ryan lasciò vagare il suo sguardo sul mio corpo, perdendo ogni speranza con me.

"Credo che andremmo da qualche parte, stasera. Se..."

"Non fate troppo affidamento su di me." Feci un piccolo passo avanti, guardando in basso.


Passai la giornata per le vie di New York, ma senza avere una meta ben precisa. Vagai continuamente, lottando contro me stesso e le mille domande che erano nella mia testa. Era ormai pomeriggio, quando mi decisi finalmente di rinchiudermi in qualche locale per cacciare via i pensieri con qualcosa di estremamente alcolico e forte.
La sera prima, nella stanza di Chloe, avevo  tirato fuori la maggior parte delle parole che erano rinchiuse dentro di me. Lily, ascoltandomi, tremò. Era rimasta sorpresa da quello che avevo detto, sorpresa quanto me. Era come se le parole si fossero catapultate fuori senza un consenso dalla mia bocca.
La guardai per tutta la sera, fino a che le sue palpebre non iniziarono ad appesantirsi e a chiudersi completamente.

Entrai in un locale, forse uno dei più nominati della città, buttandomi in mezzo alla piccola folla per passare. Il bancone a pochi metri da me era già pieno di gente, ragazzi seduti sugli sgabelli che cercavano, invano, di fare colpo sulle ragazze che erano lì a prendere qualcosa. Risi nel vedere alcune scene, a come le ragazze li rifiutavano senza problemi. Mi subii alcune gomitate della folla, riuscendo finalmente ad arrivare dove volevo. Presi posto vicino al bancone, girandomi da una parte all'altra per vedere il posto. Le ragazze lì presenti mi fecero le lastre.

"Amico, hai fatto colpo." Un ragazzo, probabilmente più grande di me, mi toccò una spalla per farmi girare. Come se fosse una novità, alla fine.

"Lo so, mi stanno consumando." Dissi infastidito, finendo anche io per guardare una di loro. Dai loro sguardi, dal modo di leccarsi le labbra, dal movimento del corpo si poteva benissimo capire quali intenzioni avessero. Conoscevo ogni cosa, riguardo il sesso. E quelle ragazze, nessuna esclusa, voleva solo ed esclusivamente quello.

"Non me lo consumate troppo!" Una voce squillante, a me familiare, fece voltare tutti nella sua direzione. I suoi tacchi alti provocarono  un ticchettio davvero fastidioso per le mie orecchie.

"Gaye." Tornai a guardare il barista, conoscendo alla perfezione che tipo di intenzioni avesse e che tipo discorsi, alla fine, avremmo aperto. Si mise vicino a me, assillandomi con le sue domande.

"Sei venuto qui per fare un po' di sesso?" Gli occhi di Gaye erano carichi di trucco, le sue labbra ricoperte da un rossetto rosso acceso. Feci cadere l'occhio sulla lunghezza del suo vestito, parlandole all'orecchio.

"Forse sei tu, quella in cerca di sesso." L'ultima parola la fece sospirare forte, come se il mio modo di parlarle l'avesse fatta eccitare. Amavo vedere le ragazze contorcersi dal piacere, anche solo per una semplice frase. Era così, appagante.

"So che lo vuoi anche tu, infondo. Qualunque ragazzo lo vorrebbe."

"Mi stai provocando?" Le chiesi, ordinando al barista di portarmi qualcosa da bere. Gaye mi si strusciò leggermente addosso, ridendo a crepapelle.

HurtsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora