Shields

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Girai la manopola del rubinetto, facendo scorrere l’acqua calda sulle mani. Non avevo nessuna voglia di rivedere le facce di Nina e Monique, tantomeno sentire le loro voci. Potevo vedere l’odio che provavano per me, semplicemente guardandole negli occhi.  Davanti ad altre persone, ovviamente,  erano obbligate a fingere.

Tirai fuori dalle tasche un pacchetto di fazzoletti, prendendone uno. Mi asciugai velocemente le mani, guardandomi allo specchio.

“Ti senti bene?” Disse una ragazza che era vicino l’ingresso del bagno, riferendosi probabilmente a qualche altra ragazza che era lì. Buttai la carta nel cestino,  e la persona che odiavo più al mondo, entrò nel  bagno, tenendosi una mano sullo stomaco. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, la pelle pallida.

“Che hai?” Le domandai subito, preoccupandomi. Feci qualche passo per avvicinarmi, ma lei, senza aprire bocca, continuò a non degnarmi di uno sguardo.

“La conosci?” Mi disse la ragazza che aveva parlato poco prima con Monique.

“Si, la conosco.” Risposi, posando le mani sulle spalle di Monique. Mi guardò furiosa, uno sguardo che racchiudeva tutte le parole che avrebbe voluto urlarmi contro. Non eravamo mai andate d’accordo. Ma in alcuni casi, doveva lasciarsi aiutare.

“Perché non torni da lui?” La rabbia che provava nei miei confronti era così tanta, che avrebbe potuto distruggermi anche una semplice frase.

“Si può sapere cos’hai?” Le dissi con tutta la calma possibile. La ragazza che era con noi, vedendo la situazione, se ne andò prima che le cose degenerassero. Monique scoppiò a ridere, reggendosi al lavandino davanti a lei.

“Da quando ti importa qualcosa di me?” Si guardò allo specchio, disgustata. Disgustata di stessa, del mondo.

“Aiuto sempre chi è in difficoltà, lo sai.”

“Come sei buona, Lily Williams.” La sua risata era nervosa, piena di odio. “Lo sai cos’ho? Vuoi realmente saperlo?”

Aggrottai le sopracciglia, confusa, incitandola comunque a parlare.

“C’è che sono incinta. Io, Monique Arlen, incinta. Lo avresti mai detto? Io no.”

Per un secondo, mi si bloccò il respiro. Avevo pensato di tutto, tranne che potesse essere incinta.  Di chi, poi?

“La vita ha voluto punirmi, alla fine. Lo ha sempre fatto.” Disse con un respiro profondo. “E in questo momento, auguro solo l’infelicità alle persone. Auguro a tutti di sentirsi come me. Compresa te.”  Tornò a ridere, ma stavolta con più cattiveria. “E con Harry? Come vanno le cose? Immagino che scopare con lui, ti fa sentire sicura di te, appagata. E’ una bella sensazione, non è vero? Stai attenta, però. Potresti fare la mia stessa fine. E, fidati, Harry non vuole avere figli per il momento. Me lo aveva detto un po’ di tempo fa, dopo una lunga notte di sesso a casa sua. Abbiamo sperimentato molte cose, quella notte.”

“Smettila di sputarmi contro la tua rabbia! Non voglio sapere niente della tua vita sessuale, lo capisci? E se ti trovi in questa situazione, è solo per colpa tua, Monique!”

“Come no.” Disse, alzando gli occhi. “Quando si parla di lui, ti arrabbi? Andiamo, lui da te vuole solo una cosa. E se te lo dico, fidati, è perché lo so. Ma alla fine, da ognuna di noi, voleva solo ed esclusivamente una cosa.”

La rabbia crebbe a dismisura. Bastava un’altra parola, una sola, per farmi crollare definitivamente.

“Erano belli, quei tempi. Godevo ogni giorno.”

“Di chi è il bambino?” Le chiesi, furiosa. Non ne volevo sapere niente della sua vita sessuale.

“Per tua fortuna, non è di Harry. Ma, sicuramente, è di Liam.” Disse, e il peso che avevo sul petto, in parte, svanì.

“Liam lo sa?”

“Lo sa, certo. Ma non ne vuole sapere.”

Liam non avrebbe mai amato una persona come Monique. D’altronde, si poteva amare una persona come lei? Era piena d’odio, forse troppo.

“Monique!” Nina entrò di corsa in bagno. Ma quando mi vide, mi guardò semplicemente in modo strano. Guardai altrove, lasciando Nina da sola con la sua amica. Le sentii borbottare, parlare di me.

“Oltre ad essere lenta a cambiarti, sei anche lenta quando vai in bagno.” Disse Harry, appoggiato al muro ad aspettarmi. Cercai di non pensare alle parole di Monique.

“Già.” Sentivo la tristezza, e la rabbia che non ero riuscita a far uscire poco prima, distruggermi il petto.

“Che hai?” Allungò una mano verso di me, lo sguardo stracolmo di preoccupazione. Mi allontanai da lui, facendolo infuriare.

“Lil.” Mi tirò per il polso, e il mio corpo si scontrò con il suo. Sentii il suo respiro scivolare sulle mie labbra.

“Che hai?” Ripeté con dolcezza, tenendomi stretta a lui. Mi staccai furiosamente, facendogli capire di andare via.

“Odio essere ignorato, Lil.” Stava perdendo la pazienza.

“Monique è incinta.” Lo avvertii. Andai verso l’uscita dello Starbucks, e Harry continuò a farmi domande.

“Incinta? Che diav-“

“Ha sconvolto anche me.”

“Di chi è il bambino?” Chiese sconvolto, ma anche terrorizzato di sapere.

“Liam.” Dissi, e uscii dallo Starbucks. Mi avvicinai alla sua auto, ed Harry si spettinò i ricci, inseguendomi.

“Ti ha detto qualcos’altro, non è vero?”

Stetti in silenzio, ma lui ritentò.

“Lil, cosa ti ha detto?”

“Possiamo andare, per favore?” Sospirai stanca, stringendo la maniglia dello sportello nella mano. Harry, senza farselo ripetere due volte, aprì l’auto.

“Eravamo appena arrivati, tu eri tranquilla, e anch’io. E ora, all’improvviso, te ne vuoi andare.”  Si tirò le radici dei capelli, nervoso. E, soprattutto, confuso.

Lui da te vuole solo una cosa. E se te lo dico, fidati, è perché lo so.” Imitai la voce di Monique. Mi tirai con forza le maniche del cappotto.

“Era diverso, prima. Noi eravamo diversi.” Trovò una giustificazione abbastanza plausibile, sbattendo la mano contro il volante. “E volevo portarti a letto, sì, ma io…”

“Tu?” Lo obbligai a continuare.

“Niente. Lascia stare.”

“Io non lasc-“ Il suono del mio cellulare ci interruppe. Harry alzò gli occhi al cielo, e dalla sua espressione, capii che stava perdendo il controllo della situazione. Sullo schermo lampeggiò un numero che non conoscevo.

“Rispondi e basta.” Disse pieno di rabbia. Risposi.

“Pronto?”

“Lily! Come stai? Ti ricordi di me? Sono Caroline, la figlia di Meredith.”

“Oh, Caroline.” Dissi. Harry mi fulminò con lo sguardo.

“Tutto bene?” Mi domandò con voce squillante.

“Abbastanza, tu?” Ma mentre Caroline cercava di rispondermi, Harry mi fece segno di chiudere la chiamata. Gli diedi dei piccoli colpetti sulla gamba, ma lui bloccò in un secondo la mia mano nella sua.

“I tuoi genitori verranno a casa nostra, questa sera. Sai, mia madre ama passare del tempo con le persone a lei care, e anch’io.”

Harry mi baciò dolcemente le nocche, ed io trattenni l’aria nei polmoni.

“Io ed Elvis non abbiamo da fare niente, che ne dite se organizziamo qualcosa?”

“Sarebbe grandioso.” Le parole mi scapparono di bocca. Non avevo nemmeno riflettuto bene sulla proposta di Caroline.

“Potremmo andare in qualche Night Club!” Pensò. “Harry è d’accordo?”

Fissai Harry, incontrando il suo sguardo curioso e, al tempo stesso, arrabbiato  per quello che era successo tra di noi. Voleva concludere quella frase lasciata in sospeso, voleva tirare fuori quello che teneva nascosto dentro di sé. Ma a volte, le parole non avevano nessuna intenzione di uscire dalle nostre labbra. E, purtroppo, non potevamo farci nulla.
Ed io ero terribilmente furiosa per le parole di Monique, per il suo modo di sbattermi in faccia cose del passato.

“Quindi?” Caroline aspettò una mia risposta.

“Ci saremo.” Le risposi. “A che ora?”

“Mh…” Rifletté. “Verso le nove? Sai, il tempo di cenare e tutto il resto.”

“Va bene.”

“Passiamo a prendervi, okay?”

“Non ti preocc-“

“A stasera!” Esclamò, chiudendo la chiamata. Mi sistemai i capelli su una spalla.

“Si può sapere cosa ti ha detto?” Harry iniziò a muovere la mano sulla mia gamba, attendendo una mia risposta. 

“Vogliono passare una serata insieme a noi.” Dissi, togliendo la sua mano dal mio corpo.

“Stai ancora pensando alle parole di Monique?” Mi alzò il mento con un dito, sospirando. Guardai il finestrino, riportando quasi subito il mio sguardo su di lui.

“Andiamo via di qui.” Dissi sotto voce. Ed Harry, sentendo la mia risposta, mise in moto.



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