Capitolo 43

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-"Dove vorresti andare?" urlò strattonandomi.
-"Voglio tornare a Roma!" risposi non curante.
-"Vedi? Ho ragione...ti comporti come una bambina viziata!" disse lasciandomi il polso che nel frattempo era diventato violaceo.
-"Peccato che non lo sono, mio caro Ferrario!" risposi riponendo nelle valige gli ultimi vestiti rimasti.
-"Ma perché devi rovinare sempre tutto? Finalmente siamo felici, non abbiamo più il mondo contro di noi e tu, che fai? Ti comporti da bambina!" si calmò avvicinandosi leggermente per abbracciarmi ma io mi ritrassi.
-"Ah sarei io quella che rovina sempre tutto?! Bè forse avrai la memoria un po' corta, ma ti ricordo che, questa volta, come tutte le altre volte in cui abbiamo litigato, è sempre stato per causa tua! Solo tua!" gli puntai il dito contro ma da lui ricevetti solo uno sguardo confuso.
-"Senti, siamo entrambi che sbagliamo! Ora va bene?!" sbuffò prendendo Arya in braccio che piangeva.
-"Ma che pensi che io sia un giocattolo?! Mi ami poi mi tratti di merda, poi mi odi a morte...beh io non lo sono e sinceramente mi sono stancata! Non puoi incazzarti per uno stupido gioco! Va bene, ti ho fatto preoccupare, ma ricordati che mi hai alzato le mani addosso e nessuno, apparte mio padre, lo aveva mai fatto!" gli urlai contro stringendo i pugni.
-"Ma non capisci che io mi sono spaventato a morte? Come avresti reagito tu se io avrei fatto una cosa del genere eh? Non mi avresti picchiato?"
-"Si, ti avrei ammazzato!" sussurrai chinando il capo consapevole che lui aveva tutte le ragioni del mondo.
-"Scusami!" continuai sussurrando.
-"Cosa? Non ho sentito bene..." mi provocò avvicinando un orecchio alla mia bocca.
-"Ho detto scusa!" sussurrai ma con voce un po' più decisa.
-"Scusami per comportarmi da bambina e per non essere la donna adatta a te..." dissi alzando il capo per guardarlo diritto negli occhi.
-"Amore io amo tutto di te, persino la parte bambina! E poi non è vero, tu sei l'unica donna adatta a me!" mi corresse attirandomi a sè per poi baciarmi.
-"Ti amo!" mi sussurrò all'orecchio ed io per risposta lo strinsi più forte a me.
Misi Arya nella culla e mi diressi sul balcone insieme a Giorgio, ma sentendo dei rumori, ritoenai dentro e vidi che la piccola di stava strozzando con non so cosa. In preda al panico chiamai Giorgio, il quale era più inesperto di me, la mettemmo a pancia in giù per farle vomitare ciò che le ostacolava il respiro, ma niente...continuava a piangere e a tossire. Giorgio la prese in braccio e andammo in ospedale. La portarono in una sala ed io mi accasciai a terra iniziando a piangere a dirotto.
-"È tutta colpa mia, non sono una buona madre, se fossi stata più attenta lei non sarebbe qui!" dissi tra i singhiozzi.
-"Non è colpa tua, è logico che essendo piccola, porta alla bocca tutto ciò che trova!" esclamò Giorgio cullandomi tra le sue braccia sperando che mi calmassi. ma così non fu.
Continuavano ad uscire ed entrare medici ed io era sempre più in panico.
-"Io scendo a prendermi un caffè, tu vuoi qualcosa piccola?" mi chiese Giorgio alzandosi.
-"No grazie!" sussurrai io con voce roca e spezzata dal pianto.
-"Va bene, torno subito!" e scese le scale lasciandomi lì immersa nei miei sensi di colpa.
Mi avvicinai alla finestra e chiamai Sharon, l'unica che forse avrebbe potuto consolarmi.
Rispose dopo il terzo squillo.
-"Hey, come è andata con Giorgio!" non le risposi ma rincominciai a piangere.
-"Piccola che succede?" chiese preoccupata.
-"Sono in ospedale, Arya sta male!" sussurrai con un filo di voce. Nel frattempo Giorgio mi raggiunse e mi poggiò una mano sulla spalla, per poi abbracciarmi.
-"Oddio, che le è successo?" urlò in preda al panico.
-"Si stava strozzando con non so cosa, ed ora non so come sta!" dissi continuando a piangere tra le braccia di Giorgio.
-"Tranquilla, tutto si sistemerà, io sono a lavoro, ti prego chiamami per qualsiasi cosa!" esclamò.
-"Si certo, ti voglio bene."
-"Anche io!" e riattaccai.
Bevvi un sorso di caffè e ritornai a sedermi, sperando che qualcuno uscisse da quella maledetta sala e mi dicesse che Arya sta bene, e che mi ero spaventata per niente.
Prima che lei nascesse io non avevo minimamente idea di ciò che significasse occuparsi di una personcina e donarle tutto il proprio amore, ma ora sapevo cosa significava e non volevo perderla per niente al mondo.
-"Mi ha chiamato Giulio, era preoccupatissimo e ha detto che cercherà di raggiungerci, quindi penso tra due giorni..." disse Giorgio continuando a tenere lo sguardo fisso su una mamma ed un papà che cullavano il proprio figlio, probabilmente malato.
Non riuscivo e non riesco tuttora a capire dov'è quelle persone trovino la forza di sopportare che il proprio figlio sia malato e vederlo soffrire senza poter fare niente...è una cosa orribile.
-"Vorrei tanto che Giulio fosse qui!" sussurrai continuando a sbattere un piede a terra per il nervosismo.
-"Anche io!"
Mi appoggiai sulla sua spalla, cercando di addormentarmi ma quando sentì la porta accanto a noi aprirsi balzai e mi diressi verso il dottore.
-"La bambina ha rischiato di ingoiare un ciondolo, ma per fortuna siamo riusciti a salvarla in tempo, deve rimanere alcuni giorni in osservazione!" disse il dottore sorridendoci calorosamente.
Abbracciai fortissimo Giorgio e andammo a salutare la mia piccola che nel frattempo dormiva beatamente nel suo lettino.

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