Capitolo 30

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Luce.

Dopo ore e ore di cammino e dopo ore ad essere rinchiusa in un posto che non conosco, finalmente mi viene tolta la benda che mi celava tutto quanto di questo posto. Non appena la luce, forte, del sole pomeridiano, colpisce i miei occhi questi cominciano a diventare lucidi, troppi sensibili ad essa.

Penso sia passato un giorno, nel senso: un giorno da quando mi hanno portata qui. Esattamente ieri a quest'ora mi hanno buttata qui dentro, un posto strano adesso che posso vederlo.

Mi muovo in modo da arrivare ad essere seduta con la schiena contro uno dei muri bianchi e mi guardo attorno. Sono in una stanza fatta a torre, le pareti sono circolari e quello che dovrebbe essere il soffitto è fatto a cupola, un'enorme, gigantesca, cupola di vetro che sovrasta tutto quanto. Il pavimento è freddo di marmo grigio-bluastro. Le uniche finestre presenti nella stanza sono agli opposti l'una dall'altra. Sono tutte in vetro, partono dalla grandissima cupola e scendono come strisce di cristallo fino a toccare il pavimento, altissime e maestose, che fanno entrare la luce. Sono chiuse, tuttavia, e delle enormi tende color bianco partono dal soffitto e finiscono abbondanti a terra, in drappi maestosi, per poter coprire le grandissime finestre. Vi è poi una porta, una porta in legno scuro, diritto di fronte a me, dall'altra parte della stanza, chiusa, nessun rumore proviene da dietro di essa.

La parte davvero sorprendente e quasi meravigliosa di tutto quello che mi circonda è che, dal soffitto al pavimento, fatta eccezione per gli spazi occupati dalle due finestre e quello più piccolo della porta, è tappezzato di libri; una quantità abnorme di libri, di tutti i tipi suppongo, perché ovunque metta gli occhi ne vedo, altri posso solo scorgerli da lontano, perché sono a più di trenta metri dall'altezza. Ed infatti per raggiungerli ci sono varie scale, sottili come scheletri che costituiscono delle piccole balconate per arrivare a tutti gli spazi di questo posto, che posso definire solo un'enorme biblioteca.

"Benvenuta tra di noi, testa di fuoco." Sento una voce ridacchiare, e subito il mio stupore per il posto in cui mi trovo viene rimpiazzato da puro odio al suono di Gwen.

Alzo gli occhi su di lei che mi dà le spalle e cammina verso una scrivania per appoggiarvi qualcosa. Il mantello nero dei Generali che fluttua alle sue spalle mentre la luce arancione colpisce i suoi capelli corvini facendoli risplendere.

"Hai creato abbastanza scompiglio, lo ammetto. E non capisco nemmeno perché abbiamo insistito ad avere così tanto riguardo- ed indica il posto con un gesto sprezzante della mano- nei tuoi confronti. Sei solo una miserabile infondo.. Sbaglio?" E si volta ghignante.

Stringo i denti tra loro facendoli produrre un suono orribile. Non voglio parlarle. Non le rivolgerò mai più la parola, questo è poco ma sicuro. Se sono in una situazione simile a causa sua poi...

Non le darò la soddisfazione di riuscire a provocarmi né vedermi debole. Sono ben altro.. Ed è arrivato il momento di dimostrarlo.

"Non dici nulla? Strano per una con la lingua lunga come la tua.." Ridacchia appoggiandosi al tavolo. "No Harry, non fare così. Magari sarebbe meglio se.. Non sono d'accordo.." Mi imita per poi ridere sprezzante. "Sei patetica, sempre a fare la vittima.. Povera bambolina, proteggiamo tutti Skylar.. Ma si dai. La colpa è stata mia, che ti lessi davvero il pensiero quella sera e dissi a tutti cos'eri.. Avrei dovuto tenere quell'informazione per me." E sbuffa alzandosi di nuovo in piedi.

"Will, Rulf.." Urla e, nemmeno due istanti dopo, la porta si spalanca e due mutati, davvero enormi, fanno il loro ingresso chiudendo la porta alle loro spalle.
La guardano senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Non che mi dispiaccia poi..

Lei fa un cenno con la testa ai due che subito si incamminano per dirigersi verso di me. Mi faccio più piccola contro il muro, contro la libreria sarebbe meglio dire, ma, nello spicciarmi, sento un dolore atroce alla pancia, sulla superficie più che altro, senza capire il perché. Mordo le labbra e continuo a farmi piccola mentre si fanno avanti, e tengo le mani ammanettate sul ventre, come per placare il dolore.

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