Capitolo 22

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(A.n. Obbligatorio leggere il capitolo che segue ascoltando in contemporanea queste canzoni:
I see fire - Ed Sheeran
Torn - Nathan Lanier
Eppure Sentire - Elisa
Votate e commentate. Un bacio enorme xx)

Alla mia destra un massiccio gruppo di mutati si fanno avanti con un sorriso agghiacciante in volto, come se non aspettassero altro che di ricevere l'ordine di attaccare, come se fossero dei cani addestrati a combattere ed uccidere. Esattamente quello che contano per i loro Generali e per il loro capo Snyder infondo.

Mi sento soffocata, alzo gli occhi verso il cielo nero e prego in silenzio che tutto questo abbia fine il prima possibile, poi, impugnati con forza i coltelli che ho in tutte e due le mani, mi preparo a riceverli.

Se le mie lame non riescono ad uccidere una prima volta ci riescono di sicuro una seconda o una terza. Non serve molto tempo perché tutto diventi una pozza di sangue mutato, gigante, sopra alla quale noi combattiamo, alzando spruzzi.

"Sono tantissimi!" urlo a Sean, che ho perso di vista nella folla di mutati. "Sono troppi!" lo sento da qualche parte a pochi metri di me, che fa a botte con qualcuno, sento gli spari della mitraglietta di Gwen e capisco che nemmeno lei è molto lontana. Questo mi da conforto e riusco a continuare a combattere.

Ben presto però la pioggia comincia a cadere incessante, come se tutto d'un tratto l'acqua che il cielo si è rifiutato di versare per parecchi giorni cadesse adesso, in questo preciso istante.

Il cappuccio si appiccica alla testa e a tratti mi rende impossibile guardare quello che sto facendo, cosa troppo pericolosa, per cui decido di abbassarlo.

Sento le braccia dolere, e i loro aliti putridi, le loro mani viscide ovunque, le risate e i loro gemiti di dolore una volta che do loro una coltellata o un calcio talmente forte da riuscire a romperli l'osso del collo.

Non diminuiranno, lo sento: sono decisamente in troppi e sembrano solo aumentare..

Potrei possederli, ma non ho nemmeno il momento di fermarmi dal colpire qualcuno. Ovunque io orienti le due lame che stringo forte in mano colpiscono un mutato o più, se sono fortunata al collo o alla testa, altrimenti è solo tempo sprecato.

Cammino in fretta contro il muro minore che protegge la centrale e che si divide solo per presentare la porta che dovremmo distruggere per riuscire ad immettere le bombe di cui siamo muniti. Appoggiati i piedi contro i mattoni cammino in verticale, sentendo tutti i dannati muscoli del corpo farmi male, poi mi lancio all'indietro cadendo sulle spalle di un mutato. Sono lesta nell'agganciare le gambe attorno al suo collo come molte altre volte ho fatto con suoi simili. Mi sbrigo a tagliarli la testa e scendere lasciandolo agonizzante per terra.

Dobbiamo riuscire ad aprire la porta, dannazione, non possiamo permetterci di fermarci così, qui non finiremo mai e, a questo punto non possiamo nemmeno aspettare di avere campo libero per buttare la bomba e darcela a gambe levate.

Vedo Sean, poco più in là, che stringe forte il retro del collo di un mutato di almeno due metri, e gli sbatte la testa contro il display nel quale bisognerebbe immettere il codice che noi, stavolta, non abbiamo. Si spacca il display, ma anche la testa del mutato gigante.

Alle sue spalle ne arrivano altri, lo trascinano per il mantello, ma, non appena lui si volta li colpisce forte sulla testa con il retro della pistola che impugna.

I coltelli non mi aiutano come dovrebbero e come speravo, così, buttai a terra, ho tempo nemmeno un minuto per riuscire ad afferrare le due pistole, le ultime che mi sono rimaste, agganciate ai miei fianchi e direzionarle verso i fottuti bastardi che ho davanti. Sparo, sparo anche se non prendo la mira, anche se all'inizio rischio che, causa la debole presa sul manico, le pistole mi volino all'indietro. Ma presto assumo sicurezza e in mi trovo a muovermi fino a raggiungere Sean. Non vedo più Gwen e la cosa mi preoccupa parecchio. Non vorrei le fosse successo nulla di male, anche perché non sento più gli spari dell'arma di cui era munita.

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