Capitolo 38

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"Harry.." Sussurro appoggiando le mani sul suo petto ed allontanandolo. "Devo andare." E tiro su con il naso.
Non molla la sua 'presa' su di me, ma piano piano, dopo che ha capito che seriamente sto per andarmene, si allenta, e lui si allontana sconfitto.

"Mi dispiace." Bisbiglia col capo chino. "Scusami." Aggiunge come se non fosse già abbastanza.
Ha il viso in lacrime e io stessa sento che non posso semplicemente lasciarlo così. Ma quale sarebbe l'alternativa? Buttarci tra le braccia l'una dell'altro e far finta che nulla di tutto quello che è accaduto sia successo?!

Non riesco a farlo, mi dispiace. So che sia io che lui vorremmo essere vicini come una volta.. solo, le cose sono cambiate e non credo che sarà così facile ritornare, se mai ci riproveremo, a come eravamo un tempo.

"Buonanotte.." Sussurro mentre allungo la mano all'indietro per afferrare la maniglia della porta e sfuggire dai suoi occhi verdi traboccanti di lacrime e dal suo viso, che da sempre ha un potere così grande su di me.

Non risponde, mi guarda, dice più cose di quante sarei disposta e reggere e mi sento fragile come non mai mentre lascio questa stanza.

Harry's POV

Non appena la porta si chiude alle sue spalle sento il battito accelerare, il respiro diventare più affannato e io stesso sento di star perdendo l'equilibrio interiore, il controllo.

Serro i pugni lungo i fianchi e la voglia di prendere a botte il muro fino a rompermi mani, polsi e braccia, è così allettante che nemmeno mi capacito di come riesco a trattenermi dal cominciare ad accanirmici.

Prendo dei grossi respiri mentre mi muovo in cerchio nella stanza. Poi avanti ed indietro.

Passo, furioso, una mano sotto gli occhi e subito l'unica traccia di debolezza presente nel mio corpo sparisce.

Afferro il berretto e lo sistemo in testa, poi il pacchetto di sigarette ed esco furibondo dalla stanza: sentendo l'aria della stanza, all'improvviso, troppo pesante ed asfissiante.
Sbatto la porta alle mie spalle con tanta veemenza che temo che lei, nella sua stanza, possa aver sentito un tale rumore; anzi, lo spero.

Non riesco nemmeno a darle contro, a pensare male di lei, ad essere arrabbiato con Skylar: infondo questa è una fossa che mi sono scavato piano piano con le mie stesse mani. Me le sono cercate tutte. E, lei, essendo umana, ha un punto limite di sopportazione, ed ho una tremenda, fottuta, paura di aver superato quel limite.

Faccio a passi affrettati le scale fino ad arrivare in cucina, sotto gli sguardi allibiti un po' di tutti, che mi guardano interrogativi. Apro la porta del retro ed eccomi di nuovo fuori, nell'aria fredda e bellissima.

Cammino, nel sentiero che porta fino al solito gazebo, tra le varie tende che sono state appostate. Qualcuno lancia un saluto ma io non lo colgo.

Osservo che seduti attorno al tavolo ci sono Jayden e Louis, così decido di fare mio il diritto di andare a rompere loro i coglioni con il mio cattivissimo umore, con il mio cuore appassito e con il mio mutismo cosmico.

Quando sono a pochi passi da loro, alzano lo sguardo e mi osservano. Non li degno dello spesso privilegio; mi limito a trascinare una sedia il più rumorosamente possibile e poi sedermici appoggiando le gambe sul tavolo.

Prendo una sigaretta, le mani tremanti per la rabbia e il nervosismo, e a fatica l'accendo, per poi buttare violentemente via l'accendino.

"Cazzo!" Ringhio mentre mi prendo la testa tra le mani dopo il primo tiro. Prendo grossi respiri ma sembrano servire ad un cazzo.

Nessuno dei miei due compagni fiata: se ne stanno lì, buoni buoni a guardarmi e a godersi da lontano la scena patetica di qualcuno che nella vita non ha commesso che sbagli.

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