Capitolo 35

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Sento il corpo libero, come se per la prima volta in tutta la mia esistenza non avere qualcosa di concreto sotto i piedi fosse una cosa positiva anziché negativa. Come se sparire nell'aria sia la cosa migliore.

Sento il mantello frusciare alle mie spalle, il vento mi sbatte contro il viso e le orecchie; unisco le gambe, chiudo le braccia al petto e mi preparo all'impatto con l'acqua, sapendo, in modo fin troppo sicuro, che adesso nulla può bloccarmi: perché io cerco la libera anche a cosato di farmi male ottenendola.

Gli occhi sono aperti e guardo la petete di roccia di fronte a me mentre annullo la distanza tra la sommità della Kingston Tower e  l'acqua che la circonda.

Sorrido mentre squarcio l'acqua. Spacco la superficie e questa si riforma, sopra la mia testa, velocemente: il mare gelido mi accoglie come liquido amniotico e io mi ritrovo a tenere gli occhi aperti anche sott'acqua, con il naso tappato, le orecchie che fischiano, e tutto che si muove a rallentatore: si, solo immersi nell'acqua possiamo osservare la realtà come se il tempo scorresse più lento.

Tolgo le braccia dal petto e le muovo attorno a me mentre sposto con una mano il mantello, che si sposta in avanti offuscandomi la vista, sto ancora andando a fondo, ma ben presto, non appena comincio a muovere le braccia, comincio a restare in sospensione e poi a risalire.

L'acqua è fredda, e si fa ancora più fredda contro il mio viso quando lo sollevo verso l'alto e comincio a spingermi con braccia e gambe per riuscire ad affiorare di nuovo in superficie.

È proprio durante quest'operazione che noto un altro squarcio nell'acqua, un altro siluro che si getta coraggiosamente da quell'altezza da brividi. Lo guardo, fermando la mia risalita, è Harry.
Sorrido nella sua direzione quando mi trova con lo sguardo e nuota verso di me.
Seguono altri tuffi, rumori che si ripercuotono nell'abisso sotto di noi, coraggiose anime che seguono il mio esempio.

Io ed Harry, uno di fianco all'altra, cominciamo a spingerci sempre più con le braccia e le gambe, l'ossigeno di riserva diventa sempre meno, non vorrei, dopo un salto così eroico, morire qui sotto di asfissia. Sarebbe poco eroico e anche molto molto poco romantico.

Scalciamo sempre di più, sono la prima a riaffiorare, seguita a ruota da Harry che, non appena sbuca, col fiato corto come il mio si gira nella mia direzione, il viso tutto bagnato e i capelli incollati alla faccia. "Stai- stai bene?" Dovrebbe prima pensare a riempire i polmoni d'aria che chiedermi una cosa simile.

Annuisco, infreddolita, incapace di dargli una risposta.
Lo guardo mentre scuote la testa come un cane per liberarsi dell'eccesso di acqua. Spinge i capelli lontani dal viso e poi mi guarda meglio.

"Torniamo a riva.." Sussurra, ancora ansante.

In quel preciso istante sbuca sulla superficie Louis e poco dopo Jayden. Li osserviamo per un po' e poi ricominciamo la nostra nuotata verso la riva più vicina; ma veniamo ben presto fermati da un rumore enorme, troppo vicino a noi. Chiudiamo istintivamente gli occhi e subito dopo un'ondata di vento forte e caldissimo ci sferza con violenza i visi. Facciamo appena in tempo a girarci per non rischiare di ustionarci la faccia.
Sento una mano afferrarmi per un braccio e trascinarmi sott'acqua, Harry, che mette al riparo se stesso e me dal grande calore.

Vedo Niall riaffiorare e ritornare sott'acqua in brevissimo tempo, in espressione corrucciata e indignata sul volto pallido e poi un'aria interrogativa volta ad Harry.

Questo, con le guance leggermente gonfie si volge verso i ragazzi che sono appena sotto la superficie (tutti eccetto Liam, Zayn e Ginger) e forma una piccola prigione con le mani e poi, di scatto, le allarga, come per simulare un'esplosione.

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