Capitolo 42

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Lo studio non è affatto cambiato dall'ultima volta che l'ho visto, anzi, qualcosa è cambiato a dir il vero: è invecchiato, come il signore che siede adesso nella sedia con lo schienale alto, dietro alla scrivania di legno scuro e pesante: pieno di fogli, pergamene, libri e vecchi giornali. Le finestre sono tutte e tre aperte, le pesanti tende di stoffa ondeggiando come un mare pigro accarezzato dal vento. Mi sento un po' in balia di un mare qui dentro, è vero.

L'unica libreria piena di scaffali ricolmi di libri mi ricorda la Kingston Tower, quindi evito di guardare alla mia destra. Per terra ci sono dei tappeti persiani, tre, belli, vecchi ed impolverati.

"Prego Sky, siediti pure." Peter indica una delle due sedie rivestite in cuoio dalla parte opposta alla sua della scrivania. Avanzo cauta ma sicura, prendo posto nella sedia di sinistra, la più vicina alle finestre burrascose, e poi guardo mio nonno, con una certa aria di sicurezza che stupisce anche me.

"Stai per dirmi quello che dovrebbe essere Harry a fare, non è così?" Chiedo evitando i suoi occhi grigi e limpidi.

"Temo proprio di sì." Sussurra con uno sforzo della voce. "Ma non considerarlo un fetente per questo. Si sta già occupando di dire questa verità ai suoi Generali."

"Io sono uno dei suoi Generai, nonno, perché allora non sono lì, assieme agli altri?" Chiedo accaldandomi.

"Oh, Sky.." Sorride verso di me guardandomi con un sorriso dolce ma deluso. "Come puoi essere cambiata così tanto?" E scuote leggermente la testa. "Tu non sei solo un Generale per Harry."

"Nemmeno gli altri se è per questo." Rispondo secca.

"Certo, hai ragione, ma tu.. Hai da sempre quel non so che cosa di speciale, che incanta le persone, le intimidisce, le ammaglia." E spalanca i piccoli occhi. "Harry sa che i suoi Generali accetteranno qualsiasi cosa di lui, sa che loro non lo giudicheranno."

"Perché io dovrei allora?"

"Perché, Sky, per te lui non è un capo, perché tu hai imparato a conoscerlo per il lato più umano è vulnerabile che quel l'essere può incarnare. Hai conosciuto un Harry che lui stesso ancora non accetta." Fa spallucce dolcemente. "Teme il tuo giudizio e sopratutto i tuoi sentimenti feriti. E come biasimarlo poi? È giovane, lo siete entrambi, e tu sei il suo appiglio, ti ha persa più di una volta, e adesso misura con fare chirurgico qualsiasi cosa ti venga rivelata sul suo conto."

"Oh nonno.. Tutto questo è assurdo; Harry sa che preferirei sentirle da lui certe cose. Brutte o belle che siano." Mi stringo nelle spalle guardando oltre la finestra centrale.

"Ma ormai sei qui, lui ha incaricato me di esplicitarti questo fatto, vecchio più di te e lui messi insieme, nel migliore dei modi. Sai.. Mi sono reso conto che voi state pagando i debiti di persone che nemmeno avete conosciuto. Ed Harry è l'esempio per eccellenza di quello che sto dicendo, e adesso capirai il perché." Sussurra per poi schiarirsi la voce.

"Vedi, quando lui ci chiamò, quando ancora tutto questo, questa distruzione, non era che una pallida paura, quando eravamo stati invitati ad un ballo, per conto di un certo Amedeus Snyder, non avrei mai immaginato che persona fosse." E sorride in modo vacuo. "Tu avevi spesso parlato con tua nonna, ma non le avevi raccontato di lui, e nemmeno ad Elisabeth, così mi ritrovai decisamente spiazzato quando quel giovane che chiamava da un posto senza nome, con un numero sconosciuto, mi rivelò di essere nientemeno che Harry Styles."

Corrugo la fronte, ma sono decisa a non interromperlo nel suo racconto, così continuo ad ascoltare.

"Ah..- sussurra, un sorriso persiste sul suo volto- quanto era felice il caro Desmond quando Anne gli rivelò che era incinta." Ridacchia scuotendo la testa. "Tutto quello che faceva era sparare nomi, a destra e a sinistra, come un pappagallo. Ma alla fine, si decise, ne erano sicuri, sia lui che Anne, Harry Edward, era il nome perfetto secondo loro. Ed avevano ragione." Annuisce guardandomi.

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