Capitolo 56

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Non ho forma ne sostanza.

Sono qualcosa che non mi hanno mai insegnato, qualcosa che non ho mai temuto perché mai ho saputo della sua esistenza ne del suo nome; sono qualcosa di astratto e vuoto, qualcosa che gira e rigira tra le nuvole immense senza fine, nuvole pesanti e leggere, poi tunnel bui che vorticano attorno a me come se fossero canali di scolo, come se io dovessi essere buttata da qualche parte.

Cosa sta succedendo? Chi sono e cosa voglio? Dove sto cadendo e perché? Perché non sono morta? O lo sono? Dannazione, perché la chiarezza non esiste? Dove sono le tante agognate risposte? Le tanto temute verità?

Vorrei poter sentire l'angoscia, ma non è parte di me, nulla è parte di me in questo istante, nemmeno io sono parte di me stessa.

Vortico in una sostanza gelida, glaciale, che mi ricorda qualcosa di vago e poi sempre più chiaro. La testa mi duole, mi batte forte il cuore e le mie mani arrancano senza muoversi.. Scattano immagini di gemme verdi, di corone con pietre nere, poi mani di colori insoliti, bambine dai capelli biondi ed infine sorrisi traditori e traditi, capelli rossi..

Mi rendo conto adesso e adesso solamente che non sto respirando, apro gli occhi e li richiudo immediatamente perché l'acqua gelida li colpisce. Sono troppo sensibili, sono caldissimi, lo so.. li sento bruciare come se avessi pianto. Piano piano le sensazioni si fanno viaggio dentro di me.. Si, sento l'acqua scorrere sul mio corpo mentre annega placido e nudo dentro questo lago, sento un ronzio lontano, un sapore ferreo di sangue nella mia bocca, i capelli che si muovono come alghe sopra la testa mentre vado sempre più giù.

Non so dove sono ne perché, ma prendo sempre più coscienza di me, di quello che sta accadendo.. così, come per istinto, come se questo fosse l'ultima arma rimastami, comincio a muovere le mani per far risalire il mio corpo verso l'alto, per spaccare la superficie colorata di una gamma di colori che va dal verde dell'acqua e della sera, all'arancione del tramonto.

L'acqua scorre tra le mie dita, la sento accarezzarmi, sento di avere male in molti punti del corpo, inoltre non so da quanto tempo sono in apnea, ma non sento troppo la mancanza di ossigeno.

Diavolo, ancora non so se sono viva o morta.

La superficie è sempre più vicina e all'improvviso un altro scatto mi affolla la mente, io e un uomo, un ragazzo, con indosso un mantello nero, che nuota insieme a me verso la superficie di un mare.. Ma cos'è tutto questo?

Quando sono ad un palmo dall'aria e dall'ossigeno riemergo lentamente: sento l'asciutto dell'aria colpirmi la punta della testa e poi gli occhi ancora chiusi, il naso, la bocca (per qualche ragione come in fiamme) e poi le spalle.

Solo allora apro gli occhi, lentamente come se le palpebre fossero cucite tra loro, la luce del sole è debole mentre sparisce dietro una fitta foresta di alberi. Si, sono in un lago: da una parte costeggiato da alberi ed alberi.. per il resto è come circondato da terra verde e nulla di più.. terra senza fine, terra dell'odore di erba fresca e fiori..

Ma io sono diversa, io non sono la me che ero prima di qualsiasi cosa mi sia successo. Non ricordo, o forse ricordo ma la mia mente non vuole farmi assaporare cose passate?!

Muovo lo sguardo tutto attorno per scoprire se sono sola, per scoprire e basta.

Allora scorgo il viso di un ragazzo. È giovane, qualcuno che io conosco bene, anzi, qualcuno che penso di conoscere bene, ma in realtà..
Mi sta guardando, e, non appena i miei occhi incontrano i suoi arrossisce, capisco allora che non sono affatto morta.

Hunter Ortiz se ne sta appoggiato ad un albero alto quattro volte lui e simile a mille altri.. mi osserva mentre io lo scruto da capo a piedi con occhi chirurgici che bruciano dentro le orbite senza che io ne capisca il perché.

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