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La settimana successiva trascorre molto lentamente. Io e Alessandra abbiamo parlato a lungo in questo periodo, immaginando come sarà stare sotto il palco e vedere Michael cantare. Inutile dire che per sette lunghissimi giorni ho sognato di essere a Londra. E ora eccomi qua. Tra qualche ora partiremo. Sono emozionatissima! Sto preparando il trolley con tutto il necessario: giacchetti, maglie, jeans, una maglia con la stampa di Michael… qualche abito alla moda per il concerto. Poi prendo un borsellino e ci metto dentro la mia collana preferita, alcuni braccialetti e gli orecchini tondi tempestati di swarovsky colorati che mi piacciono tanto. Tutto finalizzato al concerto, ovvio. Metto in una busta le scarpe col tacco dorate (non si sa mai cosa faremo durante questa settimana) e preparo il beauty case. Poi infilo tutto nel trolley. Vago per la stanza alla ricerca di altre cose utili da portare e mi sembra di camminare a tre metri da terra. Prendo le cuffie, un block notes con una penna e la rivista di Michael. In questi giorni sono stata così occupata a pensare che non ho avuto il tempo di finirla di leggere. Abbandonato in un angolo della stanza c’è anche il mio quadernino con il libro che sto scrivendo… Come faccio a non portarlo? E se mi viene l’ispirazione giusta per continuare il libro? Prendo anche quello e lo infilo sul fondo del trolley. I vestiti si stropicciano un po’ e già immagino il panico di mia madre se vedesse come ho sistemato le cose, ma non importa. Mi sembra di aver preso tutto. Faccio un altro breve controllo della lista… Lo sapevo! Manca la cosa più importante! Come vado al concerto senza il biglietto per entrare? Okay, ora c’è davvero tutto. Per maggior sicurezza, però, lo infilo nel portafoglio. Non si sa mai… I miei mi attendono sulla porta.
-Hai preso tutto?– chiede mio padre.
-Sì, tutto. Possiamo andare.

L’aeroporto di Fiumicino è distante circa venti minuti da casa nostra. Quando arriviamo scarico il trolley dal portabagagli, mia madre mi abbraccia fortissimo e mi dà un sacchettino con dei biscotti. –E’ un piccolo snack per quando sarete sul’aereo. Mi raccomando non date troppo disturbo alla nonna di Alessandra. Fai attenzione una volta al concerto, ci sarà tantissima gente, vestiti pesante che a Londra fa freddo e… divertitevi!– pronuncia quell’ultima parola con un sospiro per riprendere fiato.
-Stai tranquilla. Andrà tutto bene. Grazie mamma– e le dò un candido bacio.
Poi è la volta di papà. L’abbraccio è ancora più forte, il tipico abbraccio che solo un padre sa dare: protettivo e pieno di preoccupazioni. Per loro rimarremo sempre delle bambine…
-Mi raccomando, fai attenzione! Chiamaci ogni volta che puoi, anche se sto a lavoro, chiama.
-Certo papà!– Mi sciolgo dal suo tenero abbraccio e grido –Vi voglio bene!
Alessandra è poco lontano e ha appena salutato il fidanzato. Le corro incontro e la abbraccio. Sono eccitatissima. Ho un’adrenalina addosso che sicuramente esploderà al concerto. Mi bisbiglia all’orecchio: -Ce l’abbiamo fatta! Sarà il nostro primo concerto. Una roba fantastica!– e capisco che anche lei, nonostante non segua Michael come me, comincia a provare l’emozione di una nuova esperienza.
E se quando torneremo qui sarà diventata una fan anche lei?
-Sbrighiamoci, altrimenti l’aereo parte senza di noi.

All’imbarco va tutto bene… o quasi. Facciamo il check-in e mettiamo i bagagli sul nastro trasportatore. Ad Alessandra la valigia passa tranquillamente e gliela riconsegnano subito. A me invece passa sotto il metal detector e inizia a suonare l’allarme. Divento tutta rossa, non so se per la rabbia o la vergogna (perché sono una calamita attira guai?). Decine e decine di persone si girano a fissarmi. Il poliziotto della sicurezza mi chiede di aprire il bagaglio, trattandomi come si fa con un criminale. Uffa, non mi va di mostrare tutto quello che c’è dentro! Dopo un attento controllo e vestiti spiegazzati, si scopre che il motivo dell'allarme era la bomboletta della lacca per capelli. Come può un affaretto del genere procurare così tanto trambusto?
-Perché non ha segnalato che c’era una bomboletta nel suo bagaglio?– chiede abbastanza irritato per la confusione provocata.
-Non lo sapevo, mi dispiace. E’ la prima volta che viaggio in aereo.
Mi guarda con aria di sopportazione, ma la voce gli si addolcisce.
Finalmente posso riavere il mio bagaglio e cominciare il viaggio.

All’interno dell’aereo i sedili sono molto confortevoli, in pelle  morbidissima. Ci sprofondo dentro con una risata. Alessandra mi guarda e ride a sua volta.
-Hai avuto veramente una bella trovata!
-Non dovresti ringraziare me, ma lo straniero che mi ha lasciato i biglietti.
-Non mi riferivo a questo, ma a quello che hai detto al controllore per giustificare il trambusto che hai fatto.
Rido.
–Guarda che non è affatto uno scherzo! E’ la verità. Perché, tu hai mai viaggiato in aereo?
-Sì, un po' di anni fa per andare a trovare mia nonna. Non mi dire che non hai mai viaggiato in aereo!
-A dirla tutta, i miei mi raccontano che ci siamo stati quando ero molto piccola per andare in Canada dai miei zii, avevo due o tre anni, ma io sinceramente non me lo ricordo.
-In Canada?– chiede raggiante.
-Sì, perché?
-Adoro il Canada! Le Cascate del Niagara, i paesaggi fantastici… Hai una fortuna ad avere parenti lì.
-Avrei preferito Los Angeles– ribadisco in tono sconfitto.
Una hostess dai capelli rosso fuoco si avvicina ad un microfono e annuncia: -Attenzione, prego! Tutti i passeggeri sono pregati di allacciare le cinture. Buon viaggio.
Tiro fuori le cuffie per ascoltare la musica. E’ una fortuna immaginare che con l’aereo tra un paio d’ore saremo a Londra!
Un rumore assordante di motori in accensione mi fa sobbalzare dal sedile.
-Rilassati. E’ un autentico sballo!– cerca di mimare con la bocca Alessandra, ma percepisco appena il suo umorismo.
Il rumore è troppo forte, proprio come la mia paura.
Decollo!!!
Sento lo stomaco salirmi in gola, proprio come la prima volta che sono salita sulla barca gigantesca delle giostre, e per un attimo il corpo è pervaso da fremiti di agitazione. Quando quella nuova e strana sensazione scompare, mi affaccio dal finestrino; lo spettacolo è mozzafiato… Nuvole, nuvole e ancora distese di nuvole bianche e candide in un cielo azzurro. Siamo già saliti in Paradiso?
Infilo le cuffie sulle orecchie e cerco qualcosa di ascoltabile tra i brani messi a disposizione dalla compagnia aerea. Chiudo un attimo gli occhi per cercare di rilassarmi, ma non appena lo faccio, i pensieri prendono il sopravvento e mi proietto con la testa agli indescrivibili momenti che vivrò a breve.
Certo che due ore così saranno veramente lunghe! Londra, aspettaci! Stiamo arrivando!

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