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Un sussulto e il mio corpo oscilla. Il respiro si fa più corto. Vorrei muovermi, ma qualcosa mi dice di rimanere ferma così come sono. Cosa è successo? "Oh no! Ho dormito più del previsto. Ma quanto tempo è passato? Mezz'ora? Un'ora? No, molto di più!" La verità è che da quando siamo in viaggio le lancette dell'orologio sembrano scorrere al doppio della normale velocità. Socchiudo un occhio e sbircio fuori dal finestrino. E' notte fonda ormai. Un momento... Vedo la strada alla mia stessa altezza. Questo non è il finestrino dell'aereo! Dove sono? Sento un cuore che batte forte nel silenzio della notte "TU-TUM-TU-TUM!", ma non è il mio. Un buon profumo, già sentito tante volte e un braccio che mi circonda le spalle, trattenendomi a sé con dolcezza. La tendina, i morbidi sedili di pelle.... Sono di nuovo nella limousine. E come ci sono arrivata qui? Realizzo presto che sono distesa in maniera scomposta sui sedili, con le gambe rannicchiate al petto e la testa posata sul petto di Michael. Un momento... CHE COSA? Oh, mio Dio! Che succede? Nella confusione alzo di impulso la testa. Quanto mi odio per averlo fatto! Stropiccio gli occhi per accertarmi che non stia sognando e la prima cosa che vedo è il tenero sorriso di Michael.
-Hey, ti sei svegliata?- chiede con un sussurro. -Eri così bella mentre dormivi.
Divento tutta rossa, dalla testa ai piedi e ho improvvisamente caldo. Porto una mano fredda sulla guancia per non avvampare.
-M-ma non eravamo sull'aereo?- balbetto. -Come ci siamo arrivati in limousine?
-Ti sei addormentata e non mi andava di svegliarti. Ti aspettano delle giornate molto intense! E' stato meglio così.
Immagino solamente i mille modi in cui posso essere arrivata di nuovo in auto, ma non voglio chiederlo a Michael. Chissà, potrei metterlo in imbarazzo un'altra volta. O semplicemente non voglio farmi illusioni sbagliate.
-Comunque siamo quasi arrivati- dice rivolgendomi un dolce sguardo comprensivo per la mia evidente stanchezza.
Distendo le gambe intorpidite e mi sporgo tanto quanto basta per vedere fuori. Affacciandomi dai vetri scuri vedo una strada- già, ma quale strada?- fitta di curve e deviazioni, contornata da un paesaggio strano: distese di montagne aride e campagne, alberi e una staccionata che corre parallela alla strada. Qua e là c'è qualche cespuglio in fiore. Non ci sono lampioni, quindi l'unica fonte di illuminazione sono i fari della macchina che a causa della strada deserta procede abbastanza in fretta.
C'è troppo silenzio, così decido di iniziare la conversazione che avrei tanto voluto fare per tutto questo tempo.
-Sai, ho una migliore amica a Roma...
-Stai parlando di quella ragazza che è venuta al concerto con te?
-Sì, proprio lei. Alessandra.
-Alessandra e Claudia... Sono due nomi bellissimi!
Ah, la sua pronuncia!!!
-A Londra, siamo state da sua nonna. Queste settimane per me sono state una totale confusione! Avevo saputo del tuo concerto da una rivista il giorno prima che mi lasciassi i biglietti.
Rimane con le labbra schiuse, come se stesse per fare una domanda, ma poi si blocca e continua ad ascoltare.
-Non sapevo come dire ai miei genitori di quella sera e alla fine ho detto loro che quei biglietti erano un regalo della mia amica- mi metto a ridere -e così sono riuscita a venire. Il resto lo sai già. Poi mi hai chiesto di lavorare con te e... a quel punto ho dovuto raccontare ai miei come avevo veramente ottenuto quei biglietti.
Michael ascolta la storia meravigliato.
Quando finisco di raccontare sussurra: -Hai fatto tutto questo per me, Claudia?
-Eh sì... Ma alla fine ho ottenuto anche di più di quello che desideravo e sono contenta. Quello che sto cercando di dirti, Michael, è che se la mia vita sta cambiando in questi giorni è tutto grazie a te ed io... mi sento finalmente "felice".
Ora, fuori dal finestrino, proprio in alto, oltre la strada, torreggia la vetta di una montagna e nel chiarore della luna piena intravedo un lato completamente liscio e l'altro fitto di boschi. E' veramente particolare, ma nell'insieme stupenda!
Michael incrocia il mio sguardo. -Bella, vero? Ricorda, prendi questa montagna come punto di riferimento e arriverai da me.
E in questa frase mi sembra di risentire la voce di Peter Pan che dice "Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino e arriverai all'Isola-Che-Non-C'è"
-Ho deciso di chiamarla Mount Katherine in onore di mia madre, perché le montagne rappresentano qualcosa di solido, forte e sereno, proprio come lei. Il pilastro della famiglia.
Per Michael il valore della famiglia è sempre stato qualcosa di importantissimo, in particolare la figura della madre, una delle poche persone con cui si confida, alla quale racconta i suoi segreti più profondi e dalla quale non si separerebbe mai. Dopo questa dichiarazione ne sono ancora più sicura. Non è da tutti dare il nome della propria madre ad una montagna. E' come dire "Ti regalo una stella!"
Intanto continuiamo a camminare per una lunga strada che sembra non finire mai, più ti addentri e più sembra impossibile tornare indietro. Tutt'intorno alla strada c'è la campagna incolta, con l'erba secca per l'esposizione totale al sole di giorno, una quantità innumerevole di alberi di media altezza, direi querce a prima vista, sparsi qua e là e qualche ciuffo d'erba un po' più alto degli altri che cresce appena oltre uno steccato di legno che segue l'irregolare pendio del terreno, a qualche metro dalla strada asfaltata su cui stiamo viaggiando. Il pallore della luna rende l'atmosfera surreale e magica. Sorpassiamo un cartello. Ad un certo punto, dopo una strada piena di curve infinite, si arriva ad un bivio, diviso da un albero che svetta in una piccola aiuola. Imbocchiamo la strada di sinistra. Davanti a noi compare un cancello semplice con due ghirlande di fiori circolari e una scritta, ma è troppo buio per poterla leggere. Quando i fari vi si puntano sopra, poi, tutto sparisce nell'intensità di quella luce abbagliante. Dopo un'altra lunga attesa che sembra durare un'eternità svoltiamo l'ultima curva e la macchina si ferma nel silenzio della notte.
Si sente gracchiare un piccolo ricevitore. E' Wayne.
-Signore, siamo arrivati.
Michael si volta a guardarmi, raggiante.
-Bene, sei pronta per vedere la prima sorpresa?
-La prima? Ce ne saranno delle altre?
-Dammi la mano- dice porgendomi la sua ed io non me lo faccio ripetere due volte.
Qualcuno ci apre lo sportello e...

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