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Sono le otto di mattina più o meno. Mi alzo poco prima che suoni la sveglia. Vorrei rimanere avvolta in quelle calde coperte che sanno di pulito, ma oggi POSSO finalmente andare in sala di registrazione con Michael. E' successo tutto una o due settimane fa, con una scommessa... Lui, con il testo della futura canzone di Heal the World finito, doveva incidere il pezzo e io pensavo bene di andare con lui, impaziente di sentire il risultato delle "note portate dal vento". Mi ha subito detto che non voleva venissi in quei giorni, perché doveva lavorarci ancora su e perché era un perfezionista e tante cose sarebbero state cambiate. Ci teneva a farmi sentire direttamente il pezzo finito anche se, conoscendolo, non sarà sicuramente la versione pronta per essere inserita nel prossimo album. Alla fine abbiamo fatto una scommessa: la gara con le macchinine. Se vinceva lui, dovevo andare oggi, ossia il giorno in cui sentirò la canzone dall'inizio alla fine, se vincevo io, potevo andare con lui nei giorni scorsi e vedere la realizzazione del pezzo passo dopo passo. Ovviamente, molto più esperto di me in questo tipo di gara, mi ha battuto. Ma oggi è il giorno tanto atteso! Faccio una doccia e mi vesto in fretta. Scendo di corsa le scale, non faccio neanche colazione. Esco di casa, convinta di trovare Michael ad aspettarmi davanti ai cancelli, ma non c'è. Provo a vedere davanti la gabbia dei leoni o delle tigri o degli elefanti, dove di solito si ferma per dargli da mangiare, ma non è neanche lì. Poi capisco e vado sicura verso il Giving Tree. Mi avvicino silenziosamente, senza farmi vedere e lo trovo lì, seduto sul suo solito ramo con la piattaforma, con i piedi a penzoloni nel vuoto. In realtà non vedo lui, ma solamente un cappello nero che spunta sopra un cespuglietto di foglie.
-Hey, Michael!
-Buongiorno! Aspetta che scendo.
Oggi ha una camicetta rossa a quadri neri (ormai non dico più quanto sia bello con quello che indossa perché, come ripeto sempre, lui sta bene con qualsiasi cosa). Sulle spalle c'è il simpaticissimo Bubbles, che cambia subito proprietario e si arrampica sulle mie. Sorrido.
-Ciao Bubbles! Vieni anche tu con noi oggi?
La scimmietta ride, Michael invece diventa perplesso.
-Andare dove scusa?
-Non fare scherzi, Jackson, che non ci casco!- lo ammonisco incrociando le braccia. -Oggi andiamo allo studio di registrazione. E' da settimane che aspetto!
-Ahahah, okay, andiamo.
-E' inutile che ridi. Non ce la facevo più ad aspettare.
Il sorriso sparisce e diventa per un attimo serio.
-E quando i giornali annunciano che uscirà un nuovo album e dovete aspettare anni cosa fate?
-Beh, a quel punto è una vera catastrofe! Stiamo a casa a girarci i pollici e poi passiamo tutti i giorni al nostro negozio di musica preferito per controllare le nuove uscite.
-Allora forse sono stato un po' crudele a farti aspettare così tanto tempo...
-Esatto.
Bubbles scende dalla mia spalla e inizia a correre tra i prati per poi sparire sul ramo di una quercia. Io e Michael ci infiliamo nella limousine e, guidati da Frank, partiamo per andare agli studi di registrazione.

Agli studi c'è Christine che ci accoglie con un caloroso abbraccio. Ci sono anche Teddy, Bill e altre persone che stanno aspettando Michael nella sala di registrazione per incidere definitivamente il pezzo. Oggi, però, nella sala c'è anche un gruppo composto da uomini, donne e qualche bambino. Mike saluta tutti affettuosamente, soprattutto i bambini, e comincia a discutere con i produttori. Poi il coro si sistema dietro di lui e cominciano a cantare. Io e Chris osserviamo la scena da fuori. E' una strana sensazione... volevo a tutti i costi venire agli studi di registrazione, ma so perfettamente che non potrò mai entrarvi veramente. Però, forse, ho insistito così tanto perché l'ambiente è comunque molto caldo e familiare, c'è Christine a farmi compagnia e, soprattutto, posso vedere Michael per più tempo! Solo averlo davanti è un'emozione indescrivibile! Intanto osservo attraverso i vetri: tutti si impegnano, tutti muovono la bocca, ma da fuori non si sente nulla. Vedo Michael che canta, con delle enormi cuffie nere posate sulle orecchie, e immagino la sua voce melodiosa e perfetta in ogni nota che inonda tutta la stanza. Quanto vorrei entrare... Christine li osserva di tanto in tanto, mentre è intenta, come al solito, a sistemare accuratamente dei fogli o a scrivere qualcosa su un quadernino. Ma come fa a non guardare Michael e a concentrarsi sul lavoro? Io non ce la farei proprio!
-Allora, come è stato ballare davanti a tutta quella gente?- mi chiede mangiucchiando il tappo di una penna.
-Cosa, scusa?- ribatto io, cercando a forza di distogliere lo sguardo da Michael.
-Dicevo... Ballare con Michael, sul palco, davanti a tutta quella gente... Come è stato? Come ti sei sentita?
-E' stata un'esperienza veramente da brivido! Erano tutti lì davanti, aspettavano impazienti e avevo paura di deludere i fans, di deludere il mio Maestro... Poi è successa una cosa strana.- Alzo lo sguardo e lo fisso di nuovo, inevitabilmente, attraverso il vetro. -Sono salita sul palco e con lui accanto e i miei amici che ballavano dietro di me non ho avuto più paura. C'eravamo solo noi e la musica. Tra i fans ho riconosciuto i miei fratelli e sorelle e l'ansia è sparita. E' stato un momento che ha segnato la mia vita e che mi ha insegnato molte cose. Alla maggior parte dei concerti degli altri cantanti i fans sono drogati, fanno a botte per stare in prima fila... Nei concerti di Mike ci si rispetta l'un l'altro, si tende la mano ai più disagiati e si è felici, ad esempio, per chi avrà la fortuna di salire sul palco e abbracciarlo. Si condividono le stesse emozioni e se una persona è felice, tutte le altre sono felici, se è triste sono tutte tristi. Vedi le loro mani tendersi e stringersi e ti chiedi solo come sia possibile che una sola persona con la sua musica abbia potuto creare tutto questo.
La vedo annuire sorridente, come se finalmente avessi colto il vero messaggio che Michael vuole lanciare tramite i suoi concerti.
-A quanti anni sei diventata una sua fan?
-Mmh, dieci o undici anni mi pare... All'inizio mi piacevano le sue canzoni, poi mi sono informata e ho conosciuto un po' la sua vita. Mi sono iniziata ad innamorare di lui piano piano e poi, tutto insieme, l'ho trasformata in vera e proprio dipendenza!- dico ridendo.
-Ti piacerebbe entrare, non è vero?- mi chiede Christine ad un tratto, dopo aver ascoltato attentamente la mia storia.
Mi accorgo che sta fissando il modo in cui tengo gli occhi puntati su Michael.
-No! Cioè... sì...- Mi affretto a dire. -Insomma, vorrei tanto ma, detto tra noi, disturberei solamente. Oltretutto non saprei neanche come comportarmi. Veramente, è meglio di no.
Scoppia in una risata, posa i fogli sulla sedia e si alza in piedi.
-Dove stai andando?
-Non fare troppe storie.
Scatto in piedi. Sono molto agitata ed emozionata.
-Insomma, lo sai che io e Michael siamo come due fratelli. Mi ha raccontato della vostra scommessa... Era previsto che oggi saresti entrata negli studi.
-Te l'ha detto lui di farmi entrare?- chiedo agitata. Strofino le mani sudate sui jeans. Non può essere vero.
-In teoria doveva essere una sorpresa, ma ormai lo sai, quindi... Su, vieni!- conclude sorridendo.
-Scherzi!? E' comunque una sorpresa e anche bellissima! Ma come mi devo comportare? Sai che non sono mai entrata in luoghi del genere.
-Rilassati. Non devi fare nulla. Devi solo rimanere in silenzio e goderti la musica.
Apre la porta. Hanno appena fatto una pausa. Michael è in un angolo, che beve da una bottiglia e appena entriamo ci sorride. Christine gli fa un cenno e poi mi lascia dentro, da sola. Ma come? Pensavo che fosse rimasta con me! E ora che cosa faccio? Per fortuna Michael mi dà sempre una mano a superare l'agitazione, così si avvicina per primo.
-Allora, sei contenta?
-Sì! Non me lo aspettavo proprio! Grazie.
-Dì la verità... Chris ha parlato?
-E' stata colpa mia- rispondo sorridendo.
-Nah... E' lei che non ha mai saputo mantenere i segreti.-
Beve un ultimo sorso d'acqua, poi aggiunge -Okay ragazzi, proviamo un'altra volta!
Vado insieme a Bill e Teddy in una stanza adiacente, piena di tavoli ricoperti di tasti e pulsanti colorati. Infiliamo anche noi delle cuffie e la scena di fronte a me, al di là del vetro, è riprodotta anche su un piccolo schermo.
-Okay, la proviamo un'altra volta
Michael si posa le cuffie sulle orecchie e la musica parte. E' una musica dolce e avvolgente, si sente già dall'inizio, e suggerisce subito che parla di bambini, amore e magia, proprio nel suo stile. Una bambina del coro si affianca a Michael e recita la sua parte con voce dolce e fragile: Think about the generations and to say we wanna make it a better place for our children and our children's children, so that they know what's a better world for them and think if they can make it a better place. Poi la base si fa più intensa, fino a quando Michael non comincia a cantare. Non so perché, ma nell'attesa di sentire la sua voce mi batteva fortissimo il cuore, neanche fossi io a cantare. Dentro di me si scatenano mille emozioni diverse. Vorrei abbattere quel vetro che ci separa e abbracciarlo proprio come ho fatto la prima volta che ci siamo incontrati, dirgli quanto lo amo e cantare insieme a lui. Ci mette passione e ad ogni nota mi corrono dei brividi lungo la schiena. Apprendo velocemente il ritornello e comincio a canticchiarlo in mente; trattengo la voce a forza e avrei già iniziato a cantare se solo non fosse che sono in uno studio di registrazione e devo fare silenzio, circondata da gente che non conosco che sta lavorando in modo molto serio e preciso e con Michael davanti. Poi, però, succede la cosa più straordinaria di tutte! Gli uomini che si trovano accanto a me cominciano a cantare insieme a lui emettendo delle parole appena sussurrate dalle labbra, a battere piano le mani e a pestare i piedi per terra a ritmo di musica. Confortata dalla familiarità da cui mi ritrovo improvvisamente circondata, posso finalmente canticchiare anche io, a labbra strette ma a cuore aperto, e gli studi di registrazione si riempiono di magia prendendo vita. Il bello di Michael è che ti sa trascinare con le parole, ti teletrasporta nella musica e da quanto ho capito in questi giorni trascorsi con lui è proprio questo quello a cui punta di più; dobbiamo prima cambiare noi stessi, e poi trasmettere questi insegnamenti agli altri, e portare la pace in ogni angolo del pianeta, non fare la guerra. Heal the World, come diceva lui, ha uno sfondo umanitario e un significato molto profondo: bisogna curare il mondo da tutte le guerre per renderlo un posto migliore per i nostri figli. Dobbiamo ascoltare di più i bambini, posare le armi e diffondere amore, perché l'amore non ha colore, né religione, è cieco e non fa distinzioni tra gli uomini. Eliminare la cattiveria da ognuno di noi è il primo passo per curarlo e lasciare in mano ai nostri bambini qualcosa che loro sapranno custodire e portare avanti per le generazioni future.
Al termine della canzone usciamo tutti dallo studio applaudendo e complimentandoci con Michael, ripetendogli più volte quanto ci ha fatto emozionare. Lui mordicchia il filo della cuffia e risponde: -Grazie mille, ma c'è una parte che non va ancora bene. Posso raggiungere delle note ancora più alte durante il pezzo finale in cui sono accompagnato dal coro. Verrà di sicuro meglio!
"Non cambia mai!" penso ridendo e quel sorriso viene immediatamente ricambiato dal suo che capisce al volo cosa sto pensando; anche io percepisco cosa sta pensando lui... "Lo sai che sono un perfezionista e non mi accontento tanto facilmente". I nostri sguardi riescono a superare persino la parola. Sento di vivere una contraddizione: mi sembra di conoscerlo da una vita, eppure ogni giorno è pieno di sorprese e cose nuove che fino all'attimo prima non avresti mai creduto possibili. Ad ogni modo quel giorno decide di provare e riprovare ancora tante volte prima di essere "veramente" soddisfatto e, fidatevi, quando è soddisfatto di se stesso lo si vede lontano un miglio!

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