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Sono nervosa, molto nervosa. Devo riuscire a trovare il modo più giusto per parlare con i miei. Penso solo a quanto sia fortunata Alessandra, che non deve dare spiegazioni a nessuno se non chiedere un piccolo favore al suo fidanzato. Inizio a fare delle prove (sì, delle prove, come quelle che si fanno davanti allo specchio per vedere quanto si è credibili!) e mentre recito la mia parte, come da copione, non riesco a stare un attimo ferma, cammino avanti e indietro e penso che se solo il pavimento non fosse così duro, ci sarebbero già dei profondi solchi per terra. E se mi dimenticassi ciò che devo dire? Se mi uscisse di bocca che sono uscita da sola in piena notte? La cosa peggiore dei segreti è saperli e non poterli rivelare.
-La cena è pronta!– annuncia mia madre con vigore dalla cucina.
Di solito la sera arrivo con una fame da lupi, ma ora come ora avrei voluto tanto che non avesse mai pronunciato quella frase così presto.
Tiro un sospiro. Mi guardo nello specchio appeso al muro e, non so per quale motivo, mi dò una sistemata ai capelli e mi dirigo in cucina. Il cuore mi batte forte in petto e rimbomba nella testa.

La cena è quasi finita e ancora non sono riuscita a capire se è una buona idea parlare ora oppure no. Con i miei genitori bisogna trovare il momento giusto, altrimenti te ne potresti pentire amaramente.
-Tesoro, tutto bene? E’ da stamattina che sei strana…
Udite udite, ho scoperto che mia madre legge nel pensiero.
-Certo che va tutto bene… Come sempre…
Papà guarda il suo telegiornale e sembra non accorgersi di nulla. O magari fa solo finta… Mamma mi guarda in continuazione, non mi stacca gli occhi di dosso, nota persino la mia scarsa fame.
Prima che me lo possa chiedere lei, rompo il silenzio dicendo: -Dopo cena potrei parlarvi?
La voce mi trema, ma spero non si noti. Mia madre mi guarda attonita. Penserà di sicuro che ho combinato qualche disastro, capita raramente che me ne esca con frasi del genere; anzi, non mi pare di averlo mai detto con un tono così preoccupato in tutta la mia vita. Risponde con un “Certo!” quasi allarmato, ma convinto. Mio padre non dice niente. Quando riceve una gomitata da mia madre, sembra ritornare tra di noi ed esordisce con: -Che cosa?
Visto che io non parlo più, mamma ripete al posto mio. -Claudia dopo cena vorrebbe parlarci.
-Puoi parlarci anche subito se vuoi– e ritorna a guardare la televisione.
-Meglio di no. Preferisco dopo cena.
Dichiaro ufficialmente aperte le danze!

Dopo cena le attenzioni sono tutte rivolte a me. Mia madre lava i piatti ad una velocità mai vista prima e mio padre non ha ancora, stranamente, acceso la stereo per sentire la musica, onnipresente in casa. Io sono seduta sul letto, in camera mia, fisso un punto inesistente per terra e, anche se sembro in trance, in realtà sto pensando a milioni di cose diverse. All’improvviso mi sento chiamare, entro nel salotto e li ritrovo tutti e due seduti sul divano, gli occhi puntati su di me come rapaci. Non avrò mica messo loro paura? Tiro un leggero sospiro prima di sedermi anche io.
-Che è successo?- esordiscono uno dopo l’altro.
-Ecco…- dico strascicando la “o”.
-Su, lo sai che con noi non devi avere segreti!– mi bloccano prima di poter dire qualsiasi altra cosa.
“Sì, come no! Vagli a spiegare tutto quello che mi è successo… Mi metterebbero a letto con la sacchetta del ghiaccio sulla testa pensando che ho la febbre. E se invece pensassero che è tutto vero, beh, scatterebbe una punizione megagalattica che mi impedirebbe di uscire per almeno un anno se tutto va bene, mi incatenerebbero al letto e mi chiuderebbero la porta a chiave con doppia mandata. Sarebbe letteralmente la mia fine!”.
-Claudia che è successo? Mi sto cominciando a preoccupare– si spazientisce mia madre.
Dal suo tono sembra un ordine, quindi obbedisco e mi metto alla disperata ricerca di parole da far uscire dalla bocca. Mi raddrizzo sulla poltrona, schiarisco la voce. Più tempo passa e più mi si annebbia la mente, quindi meglio fare in fretta.
-Oggi sono andata ad aiutare Alessandra…
-Sì?
-Ecco, diciamo che mi ha fatto… il regalo più bello e inaspettato che io abbia mai ricevuto– chiudo per un attimo gli occhi e comincio ad infilare lentamente una mano in una tasca, aspettando la classica domanda.
–Addirittura?– dice ridendo mio padre. –E cioè?
Estraggo il biglietto dalla tasca. La loro faccia è un attimo stordita. Magari si aspettavano qualcos’altro rispetto ad un pezzo di carta, ma l’importante è il suo significato. Glielo consegno direttamente in mano e lascio loro il tempo di esaminarlo e rendersi conto dell’importanza della situazione, mentre io guardo da un’altra parte e cerco di non agitarmi. Il silenzio tra loro mi corrode lentamente. –Allora? Non dite niente?
Ancora silenzio, ma poi…
-Tesoro– dice mia madre con aria afflitta –sai bene che non potremo accompagnarti e io non ho nessuna intenzione di mandarti da sola.
Comincio a sudare freddo. Sfodero il mio miglior sorriso rassicurante
-Ha preso un biglietto anche lei! Ne… ne approfitteremo per vedere Londra, approfondire l'inglese e inoltre non dovrete pagare neanche l’albergo perché lì in centro abita sua nonna e staremo da lei, così la spesa si riduce solo al costo dell’aereo. Staremo via solo una settimana. Vi prego! E’ il mio sogno, io… sono scoppiata a piangere quando l’ho visto– e intanto ripenso allo straniero –Vedrò Michael Jackson, il mio idolo, e non da uno schermo, ma su un palco, davanti a me! E’ il mio sogno, sapete cosa significherebbe per me rinunciare?
Si guardano un attimo perplessi, poi si iniziano a fissare intensamente e nel più totale silenzio di uno sguardo, si dicono mille cose che non riesco a comprendere. Questa cosa mi fa innervosire.
-Non so… Dobbiamo vedere. Questa cosa ci lascia un po’ spiazzati. Starete da sua nonna? Per lei va bene? E’ disposta ad ospitare anche te?– chiede mia madre dubbiosa.
-Sì, certo. Alessandra l’ha già avvisata che con lei sarebbe venuta un’amica. Nessun problema– mento io.
Questa cosa di mentire non mi piace per niente, non l’ho mai fatto in vita mia e mi sento malissimo.
Un altro lungo ed intenso sguardo.
-Hai idea di cosa significa un concerto, in mezzo a tutta quella gente?– chiede ancora mia madre, sempre più preoccupata.
-Sì, ma…- cerco di ribattere.
-Andiamo, di cosa ti preoccupi?– interviene all’improvviso mio padre, rivolgendosi a mamma.
Rimango con il fiato sospeso. Cosa sta cercando di dire?
–In fondo lei ha diciotto anni e Alessandra è grande, se non si divertono ora quando lo devono fare? E’ da tutta la vita che segue Michael Jackson, quanto ancora deve aspettare?
Rimango completamente esterrefatta. Chi l’avrebbe mai detto che dietro al suo silenzio c’era un appoggio??? Sento le labbra incresparsi in un meraviglioso e spontaneo sorriso. Vorrei corrergli incontro, abbracciarlo, ma ancora manca il verdetto di mia madre. La guardo.
-...papà ha ragione, ne è passato di tempo, hai già diciotto anni!
Mi si stampa un largo sorriso sulla faccia mentre agito freneticamente la testa su e giù in segno di assenso. Abbraccio prima mia madre e poi mio padre, più stretta che posso. A quest’ultimo sussurro un: -Ti voglio bene!– e alla fine grido, liberandomi di un peso gigantesco, pari a mille mattoni: -GRAZIE! GRAZIE! Vedrò Michael, mio Dio non posso crederci!!!!!

Vorrei piangere per l’emozione, ma mi trattengo, ho già versato troppe lacrime in questi giorni. Non vorrei andare in camera come faccio sempre, ma rimanere con i miei genitori a parlare in continuazione di questo futuro evento, rispondendo nei minimi dettagli a tutte le domande, perché più ne parlo e più cresce la felicità, ma devo concludere il mio lavoro per oggi. Chiudo la porta e chiamo la mia compagna di missione.
-Allora, come è andata?– chiedo elettrizzata.
-Benissimo! Mia nonna un altro po’ faceva i salti dalla gioia come una ventenne e Luca si è offerto di gestire la libreria. In fondo è solo per una settimana. E a te?
C’è un filo di tensione nella sua domanda. E’ preoccupata, ma io non più.
-E’ andato tutto secondo il piano!- Mi sembra di essere in un film di spionaggio. -All’inizio li ho visti un po’ incerti, ma ho sfoderato la mia arma segreta.
-E cioè?
-Due occhi enormi e una lunga spiegazione sui nostri programmi in modo da rendere tutto chiaro senza ulteriori domande. Quando sanno tutto per filo e per segno sono più tranquilli. Ah, e se ti dovessero fare qualche domanda, mi raccomando. E’ un regalo!
-Sta tranquilla. Possiamo dare inizio alla “missione concerto”.
Michael, stiamo arrivando!

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