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Trascorriamo poi un altro po' del nostro tempo in un edificio: la Video Arcade. Appena sorpassiamo la porta ci ritroviamo in una sala giochi. Collezioni di arcade games, pinball machines, fortune telling machines, cotton candy dispensers, tavoli di air hockey... Su un flipper c'è una gigantesca statua del Genio della Lampada di Aladino; un altro dei giochi che mi incuriosisce molto è una macchina con uno schermo che mostra un ragazzo sul monopattino e c'è una pedana dove muovi e scorri il piede per guidarlo per le strade. Mentre i bambini si accaniscono sul flipper, tra spinte e risate per cercare di non far cadere la pallina, io e Michael iniziamo una partita ad air hockey. L'intenzione è quella di passare il tempo mentre Ben e Peter si divertono, ma quella che doveva essere una partita tranquilla si trasforma in una vera e propria sfida. L'ultima volta che ho giocato ad air hockey è stato qualche anno fa al bowling e mi sono divertita davvero tantissimo, così, dopo averci ripreso un po' la mano, mi impegno a fondo per parare tutti i colpi da maestro che lancia Michael. Dopo varie partite (più perse che vinte), arriviamo a quella finale, alla quale assistono anche i due bambini, con la testa posata sui gomiti ai rispettivi lati del tavolo: chi vince dovrà costringere l'altro a fare qualcosa per penitenza. A mio rischio e pericolo accetto, e nonostante gli sforzi, vengo battuta per la terza volta consecutiva. Sferrato l'ultimo colpo, quello decisivo che segna la sua vittoria e la mia sconfitta, rimango con il piattino a mezz'aria come se avessi appena ricevuto uno schiaffo e, nonostante tutto, non riesco ad essere triste perché vedere Michael esultare come un bambino è il più bel premio del mondo. Mentre usciamo dalla Video Arcade gli chiedo: -Allora, che obbligo devo fare?
Lui mi guarda di sott'occhio e ride in segno di sfida. -Ci penserò.
-Devo preoccuparmi?
-Si vedrà...

Infine decidiamo di fare una partitina a basket. Nessuno di noi è bravissimo, tranne Michael che è il più allenato di tutti perché ci giocava molto spesso da piccolo con i suoi fratelli nel poco tempo libero che riuscivano a ritagliare. Non avevo la minima idea che fosse così bravo, mi lascia ogni volta a bocca aperta, ogni giorno scopro qualcosa in più di semplicemente sorprendente! Decidiamo di fare due tiri giusto per divertirci un po'. Il campo da basket è enorme, una cosa mai vista, completamente attrezzato e come se fosse nuovo, costruito proprio il giorno prima. Farebbe invidia persino a Michael Jordan...! Prendiamo un pallone e cominciamo a giocare, ma poco dopo i bambini devono andare via. Ci salutano con affetto e, dopo aver consultato la mamma, stabiliscono che ritorneranno il 6 settembre. Per non rovinare loro la giornata, dico che ci sarò, ma ho paura che non li rivedrò mai più, così scolpisco nel cuore i loro volti e facciamo una foto ricordo. Sono vivaci, ma molto dolci!

Rimaniamo di nuovo solo io e Michael e tutte le battaglie d'acqua, la piscina, le giostre, le risate, sembrano già un lontano ricordo.
-Continuiamo la nostra partita?- chiede Michael.
-Mh... Okay, ma tanto non c'è gusto perché vinci sempre tu.
Scoppiamo a ridere e andiamo al campo un'altra volta. Il sole rovente batte sulla terra rossa e il pallone è rimasto lì, esattamente al centro, immobile. C'è un silenzio surreale, tranne per lo stridio di qualche cicala, annidata tra i fili d'erba verde smeraldo. La partita riprende come se nulla fosse, con l'unico scopo di prendere la palla all'avversario e fare un tiro a canestro, senza contare i punti o seguire alla lettera le regole del gioco. E, ancora una volta, è proprio questo a rendere speciale il tutto: niente regole, solo divertimento. Dopo nemmeno cinque minuti, cominciano a vedersene delle belle! Per la prima volta riesco a sottrarre la palla a Michael da sotto il naso, non so se per fortuna o perché me l'abbia semplicemente lasciato fare di sua spontanea volontà; mi avvicino al canestro ridendo, soddisfatta, ma lui salta con le braccia in alto per impedirmi di tirare la palla e appena atterra fa un giro su sé stesso, poi un altro giro, questa volta eseguendo insieme il moonwalk, poi mi si para davanti, faccia a faccia. Ho un tuffo al cuore. Ho capito, la sua tattica è distrarmi con questi giochetti. Per impedirmi di tirare comincia a ballare e alla fine... la cosa più inaspettata di tutte. Si getta per terra, sdraiato a pancia in sotto, e mi si aggrappa al piede, afferrandomi la caviglia con le mani, impedendomi sia di palleggiare sia di prendere bene la mira per segnare. Rimango per un attimo ferma, sconcertata, per poi scoppiare a ridere. E ora, che cosa dovrei fare??

Sono seduta con Michael sul Giving Tree, sul ramo a piattaforma. All'angolo c'è una coperta blu a scacchi bianchi che non avevo notato prima. Con noi c'è anche Bubbles, che ci si avvolge dentro per giocare.
-Come è andata la chiacchierata con Alessandra?- chiedo curiosissima. Non stavo più nella pelle.
-Bene... All'inizio è stata dura perché parlava mezzo inglese e mezzo... italiano?
-Sì, immagino di sì, ma quando si emoziona alle volte non riesco a capirla neanche io!
-Faccio sempre questo effetto. Come mai?
Rimango un attimo in silenzio.
-E lo chiedi anche? Cioè, sei un ballerino formidabile, hai una voce stupenda, hai un cuore più grande dell'Universo, sei simpaticissimo e molto... ehm... sei bellissimo...!
Arrossisce e anche io sono su quella linea. Lo sa bene, ma sentirselo dire lo imbarazza moltissimo. Non ci posso fare niente, è lui che fa domande del genere! Lui si guarda i mocassini e io osservo il suo volto dai lineamenti perfetti, con quel naso sbarazzino che gli dà ancora più l'aria della perfezione.
-Grazie. Sei davvero troppo gentile- e sento un sussurro, simile ad una flebile risatina.
-Michael... tu sei un pezzo del nostro cuore. Oddio, ho sempre desiderato dirtelo di persona e ora che ne ho l'opportunità non so come spiegarmi. Non c'è mai stato un solo istante della mia vita in cui non ho pensato a te, perché da quando ne fai parte me l'hai stravolta completamente. Mi hai insegnato cos'è il vero amore, cosa significa prendersi cura del prossimo, imparare a vivere come un bambino e non parlo solo della star Michael Jackson, ma soprattutto della "persona" che sei tu.
Quest'ultima frase gli provoca un piccolo sussulto. Siamo in difficoltà tutti e due.
-Si vede quanto ti piacciono i bambini. Quando state insieme diventi uno di loro e dai l'impressione di essere la persona più felice del mondo!
Una fogliolina dell'albero si stacca e, fluttuando nel vento dopo una lunga danza, cade direttamente nella mia mano. La stringo leggermente nel pugno per poi restituirla al vento.
-Infatti è così. Sono in sintonia con loro. Mi piace il modo in cui pensano, in cui giocano, in cui si esprimono, la loro gentilezza, sincerità, il loro modo semplice di vedere le cose. Io cerco di prendere esempio e saremmo tutte persone migliori se li ascoltassimo di più.
Chiude gli occhi con il piede che si muove al ritmo di una musica immaginaria. Bubbles continua ad arrotolarsi nella coperta.
-Lo senti?
-Dici il vento?
-Sì, il suono che produce quando passa tra le foglie... Mi sta portando una canzone.
-Una canzone?- chiedo perplessa, ma allo stesso tempo molto incuriosita.
Non risponde. Dopo circa cinque minuti, da una fessura nel tronco, tira fuori un block notes e una penna (non mi chiedete come siano finiti lì) e inizia a scrivere. Ogni tanto si ferma e sussurra una melodia tra i denti, con il piede che continua a muoversi a ritmo, poi ritorna sul foglio. Mi sporgo oltre il suo braccio e vedo spuntare tante note fatte d'inchiostro. Okay, la follia del mio idolo è ineguagliabile, ma sapete una cosa? Bisogna essere un po' folli nella vita per poter ottenere ciò che si vuole. Come si fa a far uscire note dal vento? Non lo so, ma quello che so è che quest'uomo vive di musica, è musica lui stesso. Togliergli la musica sarebbe come privarlo dell'ossigeno. Quando balla non è solo un ballerino che si muove a ritmo, no. Si fonde con le note e diventa lo strumento che le produce, lo spartito, il basso, il colpo della batteria, la corda di una chitarra, la tromba... .

Michael scende dall'albero. Mi alzo lentamente anche io, con lo sguardo fisso su quel foglio che spunta un po' fuori dal tronco, provocatorio. Di qualsiasi cosa si tratti, la dolce voce di Michael saprà trasformare tutto in una melodia paradisiaca, simile alla voce e agli strumenti di angeli.
-Claudia, vieni! Devo farti vedere una cosa- la voce di Michael dal basso mi scuote come una leggera brezza. Quanto è bello quando mi chiama per nome...
-Arrivo!

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