Alla mia vista i fans urlano. Di colpo succede qualcosa, qualcosa di inaspettato. Mi dimentico del pubblico e di tutto il resto e mi immedesimo nella parte, facendo finta di essere veramente conquistata come nel videoclip. Non ci si deve mai fare illusioni, ho capito, ma è l’unico modo per vincere il nervosismo. Mi destreggio bene sui tacchi e lancio sguardi di fuoco abbozzando sorrisi come Michael stesso mi aveva detto di fare nelle prove. Lui riprende a cantare, rivolgendomi a sua volta sguardi che mi distruggono letteralmente, facendomi sciogliere. In teoria lui dovrebbe cercare di sedurmi, ma io lo sono già, lo sono sempre stata! Corro da una parte all’altra del palco, solcandolo a grandi passi e cercando di “scappare” dai ragazzi. “Ma perché?” mi chiedo. Scappare da Michael è l’ultima cosa che voglio fare. Con i suoi gesti, le sue parole e la sua danza mi attrae come una calamita e mi fa morire di rabbia il fatto che l’ho in pugno, tutto per me, oltretutto sono sedotta e devo evitarlo! Ogni parola cantata, passo di danza o movimento è così fluido e coinvolgente che mi fa quasi immaginare che il suo scopo è proprio quello di mandare in tilt il mio cervello. O forse è solo l’effetto incontrollabile che la sua presenza riesce ad esercitare sul mio corpo… Poi arriva il mio pezzo preferito: mi avvicino lentamente e, come per illuderlo, lo afferro per la camicia un po’ sudaticcia e lo avvicino al viso. L’intento sarebbe quello di fargli credere che è riuscito a conquistarmi e che lo sto per baciare. E’ un attimo, ma davanti agli occhi mi scorre l’eternità. Durante le prove, le prime volte, ero sempre troppo tesa e diventavo tutta rossa. Ora, almeno esteticamente, riesco a mascherare un po’, ma penso che non ci riuscirò mai a fondo. Ci fissiamo un attimo, uno sguardo di intesa, uno sguardo dolce, ma nessuno dei due accenna ad abbassarlo timidamente come sarebbe sicuramente successo nella realtà. Le sue labbra mi fanno veramente venir voglia di baciarlo e il suo sorriso è contagioso, tanto che fa scappare un piccolo sorriso anche a me. L’ultima cosa che sento prima di riemergere da quel profondo sguardo di sfida è la piacevole sensazione del suo respiro caldo sul collo. Dopo questi interminabili secondi lascio andare la camicia di Mike che assume la faccia da “Ma come?” e riprende a cantare e a inseguirmi, mentre io scappo. Mi volto all’indietro, guardandolo un attimo, e gli faccio segno con l’indice di seguirmi. Lui non se lo fa ripetere due volte. Come abbiamo sempre provato, mi fermo con le mani sui fianchi, rivolta verso il pubblico e guardo con la coda dell’occhio Michael, che si ferma dietro di me. E mentre io dovrei rimanere un istante in quella posizione ad ascoltarlo per poi uscire di scena, mentre canta, lui mi posiziona una mano sopra la mia e la fa scivolare prima sul fianco, poi sulla mia gamba. I fans gridano. Entro in confusione. Insomma, non abbiamo mai provato questo pezzo! Chiamatela improvvisazione o come più preferite, ma se sta cercando di farmi venire ancora di più le farfalle allo stomaco ci sta riuscendo benissimo. E poi dovrei essere io quella che lo fa illudere, non il contrario. Il suo tocco ha il potere di essere delicato e magico, ma io mi irrigidisco, cercando di mascherare il più possibile. Un improvviso calore si sprigiona dal punto in cui le sue dita mi hanno sfiorato la pelle e come una fiammata si diffonde in tutto il corpo, fino a farmi formicolare le estremità. Non so più cosa fare e non sono più sicura di niente, ma, seppur caduta in una totale confusione e timidezza, vorrei che durasse per sempre. Invece devo girare i tacchi e andarmene. Sorpasso in tutta fretta i ballerini che cercano di ostacolarmi la strada, salgo le scalette che portano alla parte superiore del palco e torno dietro le quinte, dopodiché mi dirigo in tutta fretta verso il camerino. Non devo più fare coreografie, siamo quasi giunti alla conclusione del concerto e devo rimanere vestita così per la presentazione dei “collaboratori, ballerini e cantanti di Michael” ai fans. Insomma, dovrò continuare a portare questi tacchi! Prendo un asciugamano e mi faccio un po’ d’aria, ancora non riesco a credere a quanto successo qualche istante fa. “E’ assurdo! Ma perché ha fatto… quello che ha fatto? Se avesse fatto parte di ciò che abbiamo sempre provato probabilmente ora non sarei in questo stato. O forse sì. Non capisco, non riesco a capire eppure è stato così bello, forse proprio perché era inaspettato…” Sento le guance accaldate, così bevo un sorso d’acqua, mentre in sottofondo ci sono le ultime note di The Way you Make me Feel. Mancano gli ultimi due pezzi forti: Come Together e il pezzo di chiusura, Man in the Mirror. Nonostante tutti i miei dubbi, le mie incertezze e la mia emozione non posso perdermi Come Together dal vivo, così mi affaccio da dietro le quinte, nell’oscurità, stando attenta a non farmi vedere da nessuno. E’ ancora tutto buio. Strizzo gli occhi per cercare di capire se Michael sia sul palco, quando un’ombra (gialla? Mi sembrava proprio di quel colore) mi sorpassa in tutta fretta. Ma che cosa…? Che sia lui? Ora come ora, sinceramente, mi fa uno strano effetto averlo accanto, pensarlo mi fa battere il cuore ancora più forte del normale. Comunque essere qui mi ha fatto capire che c’è un lato negativo in tutto questo: per non far aspettare troppo il pubblico bisogna andare il più veloce possibile a cambiarsi e questa cosa è MOLTO stressante, ma è anche vero che alla fine di ogni concerto Michael viene ripagato con tutto l’affetto dei suoi fans, che apprezzano tutto ciò che ha fatto, ed è felicissimo ogni volta. Lui ci ama veramente.
Le luci si riaccendono di colpo e da gialle diventano prima rosa e poi azzurre, alternandosi. Eccolo lì Michael, proprio davanti al microfono. Indossa dei pantaloni di pelle lucida nera con una cinta dall’enorme fibbia, una giacca nera con le spalline, la maglia bianca con lo scollo a V e… la camicia gialla! La mano è collegata con una fascia ai suoi tre famosi cerotti che gli coprono la punta di indice, anulare e mignolo. Ai piedi degli stivaletti neri ricoperti di borchie come il fianco dei pantaloni. Parte la musica e lui muove le spalle ritmicamente avanti e indietro, con le spalline che si agitano in continuazione. Poi si sfila la giacca nera, lentamente, mentre continua a muovere spalle e bacino. Questo pezzo mi fa venire i brividi! E’ così… sexy! Batto le mani insieme ai fans, con gli occhi fuori dalle orbite. Intanto Michael Bush, il suo stilista personale, si affretta a raccogliere la giacca caduta a terra da qualche parte. Come together, right now, over me. Questo dice il ritornello della canzone. Mentre lo canta ci infila uno dei suoi acuti, come “Hoo! Aow!” I miei genitori non si spiegano come faccia un ragazzo a fare degli acuti simili, in particolare mio padre. Io rispondo sempre: “Stiamo parlando di Michael Jackson. Lui può tutto.” Inaspettatamente, proprio tra un ritornello e l’altro, sbottona il penultimo bottone della camicia e strappa la maglietta, scoprendo tutto il petto fino al bacino. Le telecamere lo inquadrano in tutti i posti più impensabili. Mi scappa un “Oh mio Dio!” ad alta voce, nonostante la musica sia così alta da non poter sentire niente, come se mi dovessi convincere di quello che sta succedendo. Scuoto un po’ la testa ridendo, come per dire “Non ci credo, l’ha fatto!” e poi grido. Intanto è già corso dall’altra parte del palco e si posiziona su una grata da cui viene sparato un getto d’aria verso l’alto, che gli fa scompigliare tutti i capelli e svolazzare la camicia e la maglia. Al suo fianco c’è la chitarrista, che l’accompagna con il suono accattivante della chitarra. Michael mi piace in ogni pezzo perché con le sue coreografie e la sua voce riesce a far uscire un carattere ogni volta diverso e sorprendente: dolce, affascinante, duro, cattivo, tenero, timido. Ogni canzone ne rispecchia uno. Quando il pezzo finisce applaudiamo tutti eccitati. Beh, dopo un pezzo del genere… Molte fans sono svenute, le ho viste rotolare sulle braccia delle persone fino ai piedi del palco. Le guardie del corpo si sono date molto da fare, questa sera il pubblico si trattiene più difficilmente del solito. Molti si sono arrampicati a cavalcioni sulle spalle degli amici agitando in aria foto, striscioni o semplicemente cercando di distinguersi dal resto della folla nel tentativo di essere visti da Michael, mentre la sicurezza gli urlava spazientita di scendere prima di arrendersi definitivamente.
Mentre uno schermo proietta una scritta lampeggiante e qualche frammento di filmati, lui sgattaiola nel camerino per cambiarsi nuovamente. Ci mette pochissimo, un minuto preciso, e ritorna sul palco buio finché i faretti non vengono proiettati su di lui e i fans gridano per il suo ritorno. Volevo dirgli che era stato "amazing, da brividi come sempre e mi hai fatto emozionare moltissimo” ma non ci si può permettere pause tra un pezzo e un altro. Già dalle prime note, riconoscendola, il pubblico urla in segno di emozione e ringraziamento per quella canzone a dir poco stupenda e nel buio accende candele, fiammiferi, accendini, qualsiasi cosa pur di dimostrargli che è lì PER LUI. Michael, tutto sudato, comincia a cantare. Già le parole mi fanno piangere, poi mentre pronuncia la frase As I, turn up the collar on my favourite winter coat si alza il colletto della camicia, stringendosi nelle spalle e ci si mettono anche le farfalle nello stomaco alla sola vista di una persona così bella e perfetta in ogni singolo gesto. I’m starting with the man in the mirror, I’m asking him to change his way, and no message could have been any clever, If you wanna make the world a better place take a look at yourself and make that change. Queste parole sono così contagiose che non posso fare a meno di cantare, con gli occhi umidi di lacrime. E’ una delle mie canzoni preferite e una di quelle che cantavo in camera mia quando mi sentivo sola e l’unica cosa che volevo al mondo era vedere Michael e dirgli quanto l’amavo. Ricordi… affiorano sempre con le canzoni. Lui grida Everybody! portando una mano all’orecchio e allungando il microfono verso i fans. Quanto è dolce quando fa così! Mentre il coro continua a cantare di sottofondo fa una giravolta impressionante: uno, due, tre, quattro, cinque, sei… Non le riesco più a contare, è impressionante, sprigiona energia in ogni movimento. Alla fine cade a terra, in ginocchio, con l’aria esausta, e si piega verso dietro mentre continua a cantare. Si sdraia a pancia in sotto sul pavimento del palco e rimane lì, sorridendo e alzando un pugno in aria come per dire: “Ce l’ho fatta! Questo era tutto per voi.” Amo la sua forza di volontà. Nessuno sarebbe capace di fare cose del genere. E’ dalla sua forza nel saper affrontare persino le cose più brutte col sorriso sulle labbra che ho imparato ad essere come lui. Alla fine riprende un attimo fiato, asciugandosi la fronte con il braccio e comincia a presentare i coristi e i musicisti, ridendo e scherzando con loro mentre ne pronuncia i nomi. Io aspetto al mio posto. Lo vedo che viene verso di me, con i suoi lineamenti perfetti e sembra surreale, un sogno, ma non è così. Mi sorride guardandomi un attimo prima di afferrarmi la mano. Non riesco più a rendermi conto di ciò che sta succedendo, ma corro guidata da lui, stringendogli la mano fino a quando non mi ritrovo proprio davanti ai fans. Lui grida “Claudia!” pronunciandolo con il suo dolcissimo accento americano e ci inchiniamo. Poi -non so- una cosa reciproca? Una mia idea? Una sua idea? Ci abbracciamo davanti a tutto il mondo, ripresi dalle telecamere. Mi perdo completamente nelle sue braccia e chiudo gli occhi, senza più riuscire a trattenere l’emozione. Nessuno potrà mai sapere quale enorme debito ho con lui. –Grazie di cuore– gli sussurro da sopra la spalla stringendolo ancora più forte, come per paura che voli via. “Mi ha donato la felicità, ecco.” Non se ne rende conto, non può saperlo, nonostante comprende quanto amore provano per lui i suoi fans non può capire come ci si sente ad avere davanti agli occhi il sorriso che ti ha illuminato la vita e colmato il cuore.
Michael grida “I love you!” e dalle tribune si levano grida impazzite. Si sentono degli indistinti “I love you” da alcune fans. Lui risponde “I love you MORE!” Urla ancora più forti. “No, I just-no-okay. I-I can beat that, I love you MOST. Got you!” Lo stadio si riempie di grida e di esulti. Lui porta una mano alle labbra, sorridendo imbarazzato e salutando torniamo dietro le quinte, correndo verso il suv nero. Ci buttiamo praticamente dentro, abbandonandoci sfiniti sui sedili, e partiamo a tutta velocità prima che le strade vengano invase. In lontananza si sente il coro che canta ancora il ritornello di Man in the Mirror, facendo credere ai fans che il concerto stia continuando, mentre noi cerchiamo la via d’uscita più veloce per poter tornare all’albergo. Qualche ragazzo (che evidentemente ha capito il trucco usato da Michael) prova a rincorrere la macchina raggiungendo veramente velocità impressionanti, ma nonostante tutto si ferma a metà strada esausto, così Michael si affretta ad autografare un paio di biglietti pescati in un misterioso vano porta-oggetti dell’auto, come un consueto gesto abitudinale, e li lancia dal finestrino. Ci voltiamo indietro e li vediamo volare portati dal vento provocato dall’alta velocità del suv. Qualcuno punta il dito e, anche se esausto, con le ultime forze ricomincia a correre. Chiunque darebbe qualsiasi cosa per avere uno dei suoi autografi. Mentre torniamo all’albergo ricomincio a pensare di nuovo a tutti i fans che occupavano lo stadio e a quelli che saranno rimasti lì, bloccati in quel mare di persone, senza poter trovare una scappatoia per potersi aggiudicare quell’autografo; chi è svenuto o si è sentito male e si è risvegliato su un lettino, scrutato attentamente da un medico, mentre chiede: “E il concerto? E Michael?” e si è accorto che il sogno della sua vita è appena sfumato per… l’emozione? Il caldo? Le troppe persone? Forse un po’ di tutto; chi ha avuto la fortuna di poter salire sul palco e abbracciare il suo idolo, averlo avuto tra le braccia per un attimo della propria vita prima di doversi rendere conto che nulla è per sempre; chi si è divertito un mondo e avrà la fortuna di vedere un altro concerto e di provare altre mille bellissime emozioni. How does it feel? Come ci si sente? Anche per questa volta tutta l’adrenalina e la carica che ti può dare un concerto di quelle dimensioni si trasforma in pura magia e lascia alle spalle un’esperienza indimenticabile. La tensione che c’è quasi sempre prima dell’inizio di un concerto è solo un ricordo lontano e finalmente (almeno per questa giornata) possiamo goderci il meritato riposo.Anche la seconda sera trascorre allo stessa modo, tra corse, fans, coreografie, dolci note, acuti e… beh, Michael. Cos’altro serve per stare bene?
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We are Forever
Fanfiction《E poi sei arrivato tu, con un semplice cappello Fedora, un paio di mocassini e un guanto di paillettes...》 Claudia ha da sempre avuto una passione sconfinata per Michael Jackson e un sogno nel cassetto. Così, quando le si presenta l'opportunità di...