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Ci rimane poco tempo prima di dover partire un’altra volta. Dopo cena godiamo del paesaggio mozzafiato, seduti uno vicino all’altro con la schiena poggiata al tronco e Bubbles che penzola da un ramo. I rami protesi verso l’esterno lasciano un vuoto al centro grazie al quale si può ammirare la luna splendente e solitaria e le stelle luminose che rischiarano la notte buia.
Quel cielo è come un libro: ogni stella è una storia raccontata, le stelle che devono nascere sono le storie ancora da raccontare e le stelle cadenti rappresentano le storie vere, pronte a colpire la terra e il cuore della gente.
Do un rapido sguardo a Michael, bambino sperduto di una terra lontana, e poi ritorno su quel cielo con le sue stelle ricamate sopra, immerso in un silenzio che minaccia di inghiottire qualunque sia la ragione che lo deturperà. Con la tranquillità la mia mente viaggia da un ricordo all’altro e si sofferma su come era la vita ancora prima che Michael vi entrasse a far parte. Quasi non riesco ad immaginarlo. Alessandra è una ragazza fantastica, che mi ha potuto dare una grandissima opportunità e ce ne sono poche al mondo come lei, ma non saremo mai quel genere di amiche del cuore che cerco tanto. Ho sempre avuto bisogno di qualcuno con cui condividere la mia passione, trascorrere giornate intere a ridere e scambiarsi segreti, anche quelli considerati più banali o insensati. Alessandra per me è come una seconda mamma, con i suoi 28 anni. Prima la sera ascoltavo Someone in the dark in cuffia, sotto le coperte, la voce di Michael così vicina, e immaginavo lui come migliore amico, come il “Qualcuno nell’ombra che ti tende la mano e raggiunge il tuo cuore”, una stella segreta tutta per me. Forse erano pensieri egoisti da parte mia e non riuscivo a vedere Michael con gli occhi di adesso, ma in fondo riesco solo a pensare che, per quanto spaziassi con la fantasia, non sarei mai riuscita ad immaginare Michael così come si presenta ora davanti a me. Ciò che provavo per lui, il legame che sentivo ci univa anche da kilometri di distanza, era solo una goccia nell’oceano rispetto ad ora. Conoscerlo è stata un’opportunità unica e in parte devo questo anche ad Alessandra, non posso negarlo, ma ho bisogno di un amico vero e ora c’è Michael in persona e tutti i miei sogni si sono finalmente realizzati. Devo ammettere che, più o meno, lui e Ale hanno un’età molto ravvicinata, ma rimane di fatto che lui ha ancora quell’animo di bambino che sembra non essere intenzionato a perdere e che affascina ancora la mia personalità nonostante i 18 anni, mentre la mia amica è già entrata a far parte da molto tempo della famigerata “età adulta”. La vita di Mike non è pianificata come fa qualsiasi altro adulto. “Mi sposerò a trent’anni, avrò due figli, un buon lavoro…” No. La sua vita è imprevedibile e ha preso una piega mostruosa: in questo è come una montagna russa e lui si trova sulla curva più alta e lì si è fermato, senza alcuna intenzione di scendere. E’ fermo, ma se sposterà leggermente il peso in avanti inizierà una discesa a picco troppo veloce da poter arrestare. Ciò che mi attrae è proprio la sua instabilità, vivere sempre nel “Forse”, ma con la contraddittoria certezza che un giorno la sua vita prenderà una svolta decisiva e, se le cose non dovessero andare come si aspettava, ci saranno sempre i suoi fans lì fuori a ricordargli che lo amano e non tutto è perduto. Io e lui abbiamo molte cose che ci accomunano, prima fra tutte l’amore per i bambini, l’infanzia e l’innocenza. Per la prima volta in vita mia mi sento completa, come se avesse allungato una mano, l’avessi afferrata e mi avesse staccato da quel mondo imperfetto per portarmi nella terra dei sogni… il Paradiso.
Ne approfitto di questa atmosfera così magica e, abbandonando a forza i pensieri, gli dico: -Michael, questo è per te. Spero che ti piaccia
Poi apro il palmo della mano e gli mostro il regalo più piccolo, ma significativo che sia mai esistito per me. Gli afferro il polso e gli lego il braccialetto dell’amicizia che ho comprato pensando a lui, fatto di filo rosso intrecciato, con una piastrina d’argento con su scritto Love. Lui mi guarda mentre glielo lego al polso. La manica del mio vestito si scosta tanto quanto basta per mostrargli che ho lo stesso identico bracciale, come se stesse a simboleggiare un legame. La verità è che quando lo guarderò mi ricorderò di questi momenti con un sorriso e molta nostalgia e spero che farà questo effetto anche su di lui.
It’s all for love. L.O.V.E.– aggiungo, recitando una delle sue più significative citazioni.
In tutta risposta lui porta una mano al cuore e con l’altra fa il segno di pace; io lo imito subito dopo come un giuramento scout. Le sue dita si avvicinano piano alle mie, per poi sfiorarle delicatamente. Indice e medio mi si sprigionano di un improvviso e inaspettato calore che mi attraversa in un secondo tutto il corpo. Osservo le nostre dita e poi lui. Mi guadagno il sorriso più dolce e sincero che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita.

-E’ quasi ora di andare, i tuoi ospiti ti staranno aspettando– dico, guardando l’orologio.
Il fatto che per noi il tempo sia un concetto relativo, non significa che lo sia anche per gli altri.
-Sto passando in modo così bello il mio compleanno che non vorrei aggiungere nient’altro al programma di oggi– ribatte, con troppa serietà per essere ironico.
-Ma devi andarci! C’è una platea piena che sta aspettando il tuo arrivo, e noi siamo qui a mangiare sul Giving Tree– ridacchio, dandogli una leggera gomitata scherzosa.
So quanto importante e allo stesso tempo noioso sia per lui essere sotto i riflettori anche il giorno del suo compleanno. Tolgo le scarpe col tacco per evitare di scivolare e scendiamo in silenzio dall’albero, un ramo dopo l’altro, fin quando non siamo a terra. Mi osserva per un attimo e nello sguardo gli balena un’espressione sbarazzina, poi si inumidisce le labbra con la lingua in un gesto che mi fa tenerezza. –Che c’è?– chiedo sorridendo.
Con quel viso angelico di fronte non mi riesce un’espressione seria neanche facendo appello a tutta la mia forza di volontà.
-Devo essere sincero– e si passa una mano tra i riccioli; è in imbarazzo –non ho mai ospitato qui a Neverland una ragazza che sia disposta a rinunciare alla sua figura impeccabile per arrampicarsi con me sugli alberi o essere coinvolta nei miei giochi più assurdi, forse… tranne Janet, ma è mia sorella e poi è un vero maschiaccio!
-Sono onorata dal fatto di ricoprire il ruolo di tua compagna di giochi– rispondo ridendo. –In fondo questa è la vita che ho da sempre desiderato: un luogo dove si cresce fuori ma si rimane bambini dentro, e le persone che ti circondano ti trattano come tale.
-Sai, forse ho detto una cosa non vera prima…
-Cioè?
-Ho detto che non c’è nient’altro che vorrei fare per rendere questa giornata perfetta, ma mi sbagliavo, una cosa c’è.– Mi squadra per un attimo dalla testa ai piedi prima di pronunciare quella frase. -Mi concedi questo ballo?
Si inchina piano ed io, esterrefatta, annuisco sorridente. Non mi sarei mai aspettata una proposta del genere, ma è di sicuro la migliore che ci si potesse immaginare. I nostri sguardi si incrociano nella notte stellata e in un attimo le due stelle più brillanti del cielo diventano le calde iridi scure dei suoi occhi.
–Quando mi ricapiterà un’occasione del genere?– ribatto infilando una scarpa col tacco e saltello leggermente per non perdere l’equilibrio.
-Direi che qui chi rischia di avere un’opportunità sprecata sono io.
Rimango con la seconda scarpa a mezz’aria, persa nelle parole appena pronunciate da Michael. Sta succedendo veramente? Lui mi sfila la calzatura dalle mani e la tiene per un attimo tra pollice e indice, poi si inginocchia lentamente costringendomi a sollevare poco una gamba. Mi infila la scarpa al piede e poi si rialza nel silenzio di quella che si sta trasformando sempre di più in una magica serata.
-Grazie, mio Principe Azzurro– sussurro per stemperare la tensione che mi sta attanagliando lo stomaco come una morsa. Michael mi afferra le mani e le guida fino a quando non gli circondo il collo con le braccia, poi porta le sue attorno ai miei fianchi. Mi si mozza il respiro in gola.
-Per ogni Cenerentola deve esserci un Principe, non credi?
Arrossisco, e per fortuna nel buio non si nota. Quanto vorrei che fosse veramente il mio cavaliere, non solo nella mia immaginazione che, forse, si sta trasformando nella nostra immaginazione.
-Ma una volta non eravamo Peter Pan e Wendy?– chiedo ridendo.
-Possiamo essere qualsiasi coppia Disney, chiunque ci passi per la testa, in qualsiasi luogo. Basta volerlo e crederci intensamente.
Sospiro leggermente, mentre provo a ballare e a non pestargli un piede.
-Scusa, non ricordo neanche quanto tempo sia passato dall’ultima volta che ho ballato un lento…
Mi sento alquanto imbarazzata quando devo fare cose del genere, forse persino di più che ballare su un palco di fronte a migliaia di persone, figurarsi con Michael.
Lo sento ridacchiare e poi sussurrare: -Non pensare a niente. Lasciati andare.
Mi attira di più a lui, così poso la testa sul suo petto. Mi lascio guidare dal ritmo lento e concitato del suo cuore e la sua dolce voce che canticchia una melodia al mio orecchio, come una piccola confidenza cantata, un segreto tra noi e la luna in una notte d’estate a Neverland: la terra dei sogni, della magia. La terra del cuore.

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