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Dopo una sfrenata corsa sui verdi prati decidiamo di andare sulle giostre. Non ho idea di quante volte saliamo sullo "zipper", minimo una decina, e mi gira ancora un po' la testa, ma sentire le risate di Michael, vederlo alzare le mani al cielo e gridare come un bambino, è una cosa così tenera che lo rifarei anche cento volte, fino a sentirmi male! Ad un certo punto, proprio mentre stiamo per salire sulla nave, Peter e Ben gridano: -Ora salite solo voi due!
Ci sistemiamo sui sedili di plastica dura e abbassiamo la sbarra di sicurezza. Michael fa segno ad un uomo in una cabina di far partire la giostra, ma prima mi chiede ridendo: -Lo sai perché hanno aspettato giù?
Io faccio segno di no, scuotendo la testa.
-Ora te lo faccio vedere.
Appena la giostra comincia a prendere un minimo di velocità, chissà da dove, fa comparire un sacchetto di caramelle. Lo apre e comincia a lanciarle nel prato sottostante dove stanno aspettando impazienti i due bambini. A causa delle spinte avanti e indietro che subisce la giostra per arrivare a toccare il cielo non li riesco a vedere, ma sento rimbombare in lontananza le loro grida di gioia.
Dopo lo "zipper" e la nave, saliamo su un enorme scivolo giallo alto più o meno come una casa di tre piani diviso in tre corsie. Prima di terminare, fa un paio di curve verso il basso. E' veramente molto alto, si può vedere tutto il Luna Park da qui su! Ognuno di noi prende un sacco su cui scivolare per arrivare giù più velocemente. Dato che i posti sono tre, Peter e Ben stanno insieme su un unico sacco.
-Okay, questa è una gara. Chi arriva prima giù vince.
Ci posizioniamo, sdraiandoci a pancia in sotto con la testa rivolta verso il basso, i pugni chiusi che stringono i lembi del sacco.
-Al mio via... 3,2,1...
-Go!- gridano i bambini ridendo e partono verso il basso, dandosi la spinta con le gambe.
Partiamo anche noi due, mentre sento la voce di Michael che urla: -Non vale, dovevo dire IO via!!!
E' incredibile, ci hanno fregato un'altra volta!
Ci dirigiamo poi in una distesa di prato dove spicca un trampolino raso terra. L'impressione è quella che sia incastonato nel prato e fa un po' impressione vederlo, ma il divertimento ci prende subito la mano e non penso più a nulla se non a... mettermi in fila come gli altri, prendere la rincorsa e saltare come matti sulla rete. Facciamo dei salti veramente pazzeschi, di diversi metri, e ogni volta che i piedi si staccano da terra ti sembra di volare, di poter toccare le nuvole. Ovviamente, quando è il mio turno, durante il terzo giro, succedono sempre le cose più inaspettate. Prendo la rincorsa, mi butto sulla rete e salto e, proprio mentre sono sospesa a mezz'aria e sto per raggiungere la massima altezza, Michael corre verso di me e salta anche lui. Lo vedo sorpassarmi mentre atterro, raggiungere un'altezza spaventosa e tirare un urlo acuto di gioia. Il risultato è che quando ritorna a terra io perdo l'equilibrio e cado a sedere, poi si aggiungono anche Peter e Ben e in qualche secondo ci ritroviamo per terra tutti quanti, tra mille risate.
Dopo una breve pausa pranzo nell'Outside Kitchen, sediamo su una panca in legno, all'ombra dal sole californiano, ma siamo già impazienti di riprendere le redini del divertimento.
-Cambiamo gioco!- grida Peter.
-Nascondino!- propone l'altro bambino, spalancando le braccia.
-Ma come facciamo a ritrovarci in 3000 acri?
-Giochiamo in casa- conclude Michael con un sorriso. -Shamone, Appleheads, let's go!- e così, mano nella mano, ci trascinano nella casa piena di oggetti, scale, mobili, porte, stanze... non si potrebbe desiderare posto migliore per nascondersi e non essere trovati. Ci dividiamo in due squadre di partenza, che con l'avanzare del gioco cambieranno: io e Michael - Peter e Ben e cominciamo subito a giocare. La nostra tana, ovvero il posto dove contiamo, è un divano in pelle che si trova in una stanza piena di mobili in legno. Come farebbe qualsiasi bambino, Peter e Ben sono i primi a nascondersi, mentre io e Michael cominciamo a contare e dopo alcuni giri in cui i furbi bambini riescono a farci tana senza essere trovati, finalmente tocca a noi due nasconderci. Ci allontaniamo in silenzio, saliamo la rampa di scale cercando inutilmente di non farla scricchiolare e ci intrufoliamo in una stanza. Mi guardo un attimo attorno per trovare un potenziale nascondiglio nel buio, ma ciò che vedo sono solo oggetti e basta. Insomma, siamo grandi, dove ci nascondiamo??? Perché Michael mi ha guidato fin qui? Lui si dirige verso un armadio coperto da un telo e lo scopre in fretta, poi apre lentamente le ante per non fare rumore e ci entra dentro, facendosi posto tra le altre cose stipate al suo interno. -Vieni, dai!- bisbiglia facendo dei gesti con la mano.
La voce dei bambini che hanno appena finito di contare al piano di sotto attira per un secondo la nostra attenzione.
-Dai, dai!- riprende, gesticolando ancora di più. -Sei sicuro che c'è posto?- chiedo divertita, ma non mi aspetto una risposta perché ormai sono già dentro e mi accuccio accanto a lui per non sbattere la testa alla parete.
Succede tutto in una frazione di secondo: chiude le ante e solo allora mi accorgo che abbiamo appena tirato tutti e due un sospiro di sollievo. Rimaniamo così, ginocchio contro ginocchio, scarpa da ginnastica contro mocassino, uno accanto all'altro, con i respiri che risuonano all'unisono in quei pochi metri di spazio e solo ora, senza che salga in punta di piedi, Mickey Mouse e Minnie Mouse si tengono perfettamente per mano e i loro corpi si alzano e si abbassano al ritmo del nostro petto come se fossero vivi. Guardo Michael e sorrido; lui ricambia, come sempre in modo speciale. Non so se abbia capito che il motivo della mia felicità non è questo singolo momento, ma lui, ma i nostri sguardi comunicano qualcosa che a parole non si potrebbe dire. Non so per quanto rimaniamo così, il tempo diventa solo un numero senza importanza... fino a quando Peter e Ben non ci trovano.

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