-Mamma, Alessandra mi ha chiesto se oggi pomeriggio posso tornare di nuovo alla libreria perché c’è molta gente e avrebbe bisogno di una mano. Tornerò in serata, stai tranquilla– dico tutto d’un fiato.
Lei solleva lo sguardo dai piatti che sta strofinando con cura per liberarli dagli avanzi del pranzo.
-Okay, va bene, ma non avevate deciso che quest’estate ti saresti riposata un po’?– chiede ridacchiando.
-Tranquilla. E poi lo sai che sto benissimo lì, le farò compagnia– le lascio un bacio sulla guancia ed esco.
Ho quasi oltrepassato la porta, quando sento la voce di mia madre che rimbomba per tutto il palazzo –Claudia, sei sicura che è tutto a posto?-
-Mai stata meglio– dico senza voltarmi con un groppo alla gola.
Non mi resta che raggiungere il negozio in cui c’è la mia ultima speranza.Mi fermo a una cabina telefonica. La chiamo. Uno squillo, due squilli, tre squilli… Andiamo, rispondi!
-Pronto?
-Ciao Alessandra. Sono Claudia.
-Hey, ciao! Come stai?– la sua voce appare un po’ stanca, ma felice di sentirmi.
-Bene, bene, ma ora non ha importanza, devo assolutamente…- mi affretto a dire prima che mi blocchi.
-Calmati! Che sta succedendo? Non capisco niente se parli così veloce!
-Devi solo dirmi che resti ancora in libreria per un po'. Ti prego, dimmi che è così!– la risposta è quasi ovvia, ma nella confusione non riesco più a rendermi conto di giorno, ora… niente!
-Ovvio! Dove vuoi che vada?– chiede sarcastica. -Ma che cosa sta…
Troppo tardi, ho già attaccato.Ora sto violentemente sbattendo la porta della libreria. I campanelli si agitano impazziti, come se fosse appena passato un ciclone. Fortuna che non c’è nessuno! La sua faccia è abbastanza stravolta, forse proprio perché ha appena visto la mia, ma non importa. Devo subito raccontarle cosa è successo.
-… e così prima mi disperavo perché non avevo neanche un biglietto e ora mi dispero perché ne ho addirittura due! Quindi ho elaborato un piano. Ma ho bisogno del tuo aiuto– mi sistemo sulla sedia dietro il bancone dove la mia amica mi ha fatto sedere per riprendere fiato e bere un sorso d’acqua.
Alessandra è rimasta a bocca aperta dopo aver ascoltato tutta la storia. Si tortura una pellicina mangiucchiandosela. Il suo silenzio è come una tortura. La mia storia è talmente incredibile che stento a crederci anche io. Dopo l’inquietante silenzio inizia a fare mille domande, le solite domande che farebbero anche i miei genitori, preoccupate e incredule al tempo stesso. Io non sono lucida e ho bisogno del parere di qualcuno che sia… imparziale. Praticamente di tutte le domande riesco a rispondere a meno della metà.
-Alessandra, ti prego, ho bisogno di aiuto! Non so cosa fare, come agire, non so nulla, ma ho pensato ad un piano e per attuarlo ho bisogno della tua massima collaborazione. Allora, io avevo pensato di…
-Aspetta!– mi blocca all’improvviso, mettendo la mano aperta davanti a sé, quasi per assicurarsi che avessi afferrato bene la parola. -Qui come sottofondo ci vuole della musica.
E infila nel lettore un cd di Michael preso da un ripiano. Abbassa leggermente il volume e poi mi ridà la parola. La adoro quando ha queste trovate! Bad, l’ultimo cd uscito e uno dei più belli.
-Bene, potresti venire fra due settimane a Londra con me?– la fisso con occhi supplicanti e mani giunte, disposta a fare qualsiasi cosa pur di ottenere un sì.
-A Londra? Non saprei. Come facciamo con il negozio, la casa…- Eccola che riparte con i soliti discorsi noiosi da adulti!
-Hey, sarà solo una settimana, ma a Londra! Ti immagini? Io, te, shopping…
-Stai dicendo questo solo per convincermi– dice scoppiando a ridere. –Ti conosco troppo bene, mi parlerai di Michael ad ogni ora del giorno per sette giorni.
Tira un sospiro. –E’ anche vero che il mio fidanzato potrebbe gestire il negozio mentre non ci siamo...–
–Esatto!– esclamo con aria convincente
–Sempre se per lui va bene– aggiungo con un tuffo al cuore.
-Vai avanti con il piano– mi incita.
-Io pensavo, visto che i biglietti sono due e non so con chi andare, che uno lo do a te, partiamo una settimana per Londra, facciamo dei giri per la città e il 16 Luglio andiamo al concerto insieme. Non deve essere una cosa tanto difficile.
Le passo il biglietto che avevo messo nella tasca del jeans. Lei lo afferra, legge velocemente le scritte e mi rivolge un sorriso. Michael non è certo il suo idolo, ma è pur sempre uno dei più famosi cantanti ballerini del mondo. Vedo il suo sorriso e ripenso invece alla mia reazione. Per lei è tutto così normale, il concerto, passare una settimana a Londra, per me è il sogno di una vita.
Ci abbracciamo come facciamo di solito quando non ci vediamo dopo tanto tempo; non le ho descritto nei minimi particolari tutte le mie emozioni, ma sembra che me le legga chiaramente in faccia. –Sei un’amica fantastica!– le sussurro all’orecchio. -Non ci posso credere, sto per andare al concerto del mio idolo, lo vedrò dal vivo. Sai quanto significa per me?! Il sogno di tutta una vita che si sta per realizzare.
Quando mi sciolgo da quell’abbraccio vedo il suo sorriso gioioso ed emozionato. E’ anche per questo che le voglio bene, perché condivide con me qualunque cosa, anche le emozioni.
Improvvisamente diventa cupa in viso.
-Ma come facciamo a partire? Hai detto che i tuoi genitori non lo sanno!
-E come potevo dirglielo? Allora, dirò ai miei genitori che sei stata tu a farmi un regalo e che mi hai portato questo biglietto. Li convincerò dicendo che ne approfittiamo anche per fare un viaggio per conoscere il posto e approfondire la lingua. Se sapranno che sto con te, che sei più grande e responsabile, mi lasceranno andare tranquillamente. Così andiamo al concerto e intanto ci godiamo il posto. Che ne dici?
-Io ti ho regalato il biglietto, andiamo a Londra per il posto e la lingua…- comincia a bisbigliare ricapitolando i vari punti. –Okay, mi sembra tutto chiaro.
-Dovremo prenotare un albergo, però!- esclamo, battendomi una mano sulla fronte. –Saranno costosissimi quelli in centro!
-No problem– dice agitando la mano. –Mia nonna si è trasferita da qualche anno in Inghilterra. Abita un po’ fuori dal centro. Ha una casa piccola, ma si da il caso che è a due passi dal Wembley Stadium e non negherà di certo una visita della sua nipote preferita– assume un’aria altezzosa e di drizza sulla sedia.
I miei occhi si illuminano come due stelle in un cielo scuro.
-Ma se sei l’unica che ha!– ribatto.
Cerco in tutti i modi di allentare la tensione. Sembra tutto così bello, così perfetto, già pianificato in partenza… Cosa potrebbe andare storto?
-Appunto– commenta lei, guardandomi di sottecchi. Scoppiamo a ridere.
-Ma ti immagini?– inizio a fantasticare –Potrò avere il suo autografo…o… o fare la foto con lui!
-Non ti allargare troppo– dice infiltrandosi nei miei sogni e riportandomi con i piedi per terra. -Sai bene che ci saranno migliaia e migliaia di fans da tutto il mondo. Inoltre se ne va sempre prima della fine del concerto, così lascia indisturbato il palco, sale in una lussuosissima limousine e sfreccia verso l’albergo– e mima la macchina che si allontana con le mani.
Mi affloscio lentamente sulla sedia. Intanto Alessandra alza il volume della musica e inizia a ballare in modo buffo, cercando di copiare il moonwalk che evidentemente non è capace a fare. Come resistere… Inizio a cantare e ballare anche io e in un attimo il negozio si trasforma in un ampio palco. E se dovesse entrare un cliente?
–Look at me, baby! – grido parandomi davanti a lei e comincio a rifare i passi che ho imparato.
Tanti anni di prove saranno pur serviti a qualcosa. Quando il cd finisce, la magia sparisce in un lampo ma, a differenza delle altre volte in cui insieme alla magia sparisce anche la mia felicità, mi sembra di toccare il cielo con un dito.
-Penso che non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza!– e avvolgo Alessandra in un altro abbraccio strettissimo.
-E io penso che non riuscirai mai a scoprire chi era quello sconosciuto…- mi dice da sopra la spalla.
-Sai, è stata una bella sensazione parlare con lui, in fondo. Era gentile, dimostrava affetto, comprensione e sicurezza.
Posa i gomiti sul bancone e ascolta in silenzio, come se fossi una madre e lei una bambina che aspetta con ansia che le racconti la favola della buonanotte. Stringe un libro al petto e mi guarda come se si aspettasse ancora più dettagli da aggiungere alla mia versione.
-Non so come spiegartelo, è una sensazione che non avevo mai provato fino a quel momento. Voglio dire, chiunque l’avesse visto sarebbe fuggito via. Di notte ce ne sono molti di malintenzionati.
-E tu come hai fatto a capire che non era così?
-In realtà all’inizio volevo fuggire, ma quando mi ha iniziato a parlare con quella sua voce minuta e sottile mi sono proprio lasciata andare. Esattamente ciò che mia madre non avrebbe approvato.
-Ma hai intenzione di dirglielo prima o poi?
-Certo che… NO! Te l’ho già detto. Le prenderebbe un colpo.
E inizio ad elencarle i tre punti su cui ho riflettuto a lungo in bagno questa mattina.
-E poi la vuoi sapere la cosa strana? Sembrava quasi che avesse lasciato quei biglietti apposta, che avesse capito il motivo principale per cui ero triste.
-Quindi tu non gli avevi detto niente?
-No, è stata una chiacchierata molto tranquilla. L’unica cosa che sapeva era il mio nome e la passione per Michael Jackson. Il resto è venuto da sé. Ma poi perché proprio due biglietti? Perché a me, se non ci conosciamo neanche? Almeno penso…
Continuo a raccontare per tutto il pomeriggio. Alessandra non si stanca neanche un secondo di farmi domande. Decidiamo di scrivere le regole del piano su un foglio e le studio attentamente per evitare di commettere passi falsi. Quando arriva l’ora di tornare a casa, mi accompagna, in modo che ci accordiamo bene su cosa dire. Alla fine il piano è questo: vogliamo fare un viaggio in Inghilterra, a Londra, perché Alessandra mi ha regalato un biglietto per il concerto di Michael, la partenza è prevista tra due settimane, non si dovranno preoccupare di pagare un albergo perché andremo a casa della nonna di Alessandra, andremo al concerto di Michael e torneremo a casa dopo una settimana.
Dopo cena ci sentiremo per telefono e parleremo dei risultati della nostra “missione concerto”. Sembra tutto così chiaro e lineare, eppure sarà difficile convincere i miei genitori ad andare ad un concerto di quelle dimensioni, con gente che viene da ogni parte del mondo, e questa è la cosa che mi spaventa di più di tutte: ricevere un “No” da loro.Arrivata a casa sento di essermi tolta un peso dallo stomaco e di averne però messo un altro al suo posto: devo darla a bere ai miei genitori.
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We are Forever
Fanfiction《E poi sei arrivato tu, con un semplice cappello Fedora, un paio di mocassini e un guanto di paillettes...》 Claudia ha da sempre avuto una passione sconfinata per Michael Jackson e un sogno nel cassetto. Così, quando le si presenta l'opportunità di...