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Dalla finestra entra un sottile fascio di luce che mi colpisce gli occhi, una sensazione di chiarore mista a calore. Mi sveglio sbadigliando. Ho dormito pochissimo, nemmeno tre ore. La sveglia segna le otto e mezza precise. Prendo i vestiti e vado a fare una doccia. Quando esco mi viene in mente che ieri non ho più chiamato i miei genitori, presa come ero dalle novità, quindi decido di chiamarli.
-Tesoro! Come stai?
-Benissimo!
-Quando siete arrivati?
-Stanotte... ma poi siamo stati svegli quasi tutta la notte. Ci credi, sono a Neverland, sono nella terra dei miei sogni!
-A Neverland? Non ci credo! E' come te l'aspettavi? E che avete fatto tutta la notte?
-L'abbiamo girata in lungo e in largo, ma è assolutamente più grande, bella, magica, spettacolare... di come me l'aspettavo!! Oh Dio, non so neanche da dove cominciare.
-Quando iniziate a provare? Hai firmato un contratto?
-Sì, l'ho firmato. Cominciamo oggi perché il prossimo concerto si terrà tra due settimane circa.
-Due settimane soltanto?
-Sì, vi prego, non me lo ricordate che sono agitatissima!
-Stai tranquilla, sono sicura che sarai bravissima! Ti trovi bene lì?
-Sì, tantissimo! E' tutto stupendo, grande, magico!- ripeto con foga per l'ennesima volta. -Soprattutto Michael. Sono sempre emozionatissima, ci sono sorprese ad ogni angolo! Voi come state? Tutto bene?
-Sempre uguale, ma ci manchi tanto...
-Ooh, anche voi! Scusate se devo interrompere così presto la telefonata, ma mi sta aspettando di sotto. Vi scriverò presto, promesso. Un abbraccio. Ciao mamma! Vi voglio bene!
-Ciao! Anche noi te ne vogliamo.
Mi vesto in fretta e mi specchio. Nonostante abbia dormito pochissimo, non ricordo di aver mai avuto un'espressione così felice e riposata di prima mattina. Ho fatto tardi, vorrei scendere di corsa le scale e cominciare finalmente questa giornata, invece rimango immobile sulla sommità, con un mezzo sorriso. Niente odore di colazione, di moquette... insomma, quegli odori tipici che aleggiano nell'aria la mattina, bensì qualcosa di molto meglio. Questo che sento non è solo l'odore della casa, un odore legnoso, ma è misto ad un altro odore... E' il profumo che usa Michael, ne sono sicura. E' impossibile non riconoscerlo, è inconfondibile! Non so dire nello specifico di cosa sappia, ma mi fa sentire bene. Ho sempre sentito dire da chi lavorava con lui che profumava tantissimo e avevano ragione! E' un odore delicato, ma che si distingue benissimo da tutti gli altri e lascia una scia per tutta la casa. Solo Michael può avere un profumo del genere, così penso, ironica, ma non troppo: "Che ci vuoi fare! C'è chi ha gusto, chi ha classe e chi, inevitabilmente, ha tutti e due!" Non c'è niente da fare... Sentire quel profumo mi fa pensare di averlo sempre vicino e mi fa iniziare la giornata con un sorriso.
Giro un po' a vuoto, cercando la cucina. Mi accorgo che la casa non è poi così tanto grande, ci saranno all'incirca una decina di stanze, ma è l'architettura che ti lascia senza fiato.
Finalmente trovo la cucina e, anche questa volta, rimango a bocca aperta. Le pareti sono quasi tutte fatte di mattoni anticati, mentre la maggior parte dei mobili sono di legno scuro. Proprio di fronte c'è una lunga tavola che procede ad angolo retto, interrotta solo da uno dei pilastri di mattoni che formano un'arcata proprio sopra al tavolo. Oltre l'arcata si trovano due isole: su una c'è un vaso con un mazzolino di fiori bianchi, freschi della mattina, e una tovaglietta e sull'altra un piccolo lavello con un altro vaso di fiori identico al primo. Il resto dell'arredamento è uguale a quello di qualsiasi altra cucina: mobili, dispense, credenze, angolo cottura, forno, frigorifero e così via. In un angolo c'è una lavagna, accanto ad un attaccapanni, con su scritto Menu "children of the world". Tra le voci ci sono Mac&Cheese, sandwich al burro d'arachidi e marmellata, hot dog, hamburger, bastoncini di pesce e pollo con contorni di fagioli, mais e carote, tortillas messicane e così via. Di giorno la sala è tutta completamente illuminata dalla luce proveniente da una finestra e di sera, grazie a luci e lampadari disseminati un po' per tutta la stanza, assume una colorazione arancione per i riflessi sul legno. Anche qui, come in quasi tutte le stanze, ci sono due o tre orologi. Di fronte alla tavola la sala continua con poltroncine e tavolini.
Michael non è da nessuna parte; al suo posto c'è una cameriera in divisa, con il viso color cioccolata e un grembiulino legato in vita.
-Scusi, sa dov'è Michael?
-Il signore è uscito un po' di tempo fa, non so dove era diretto, però mi ha detto di lasciarle questo- e mi porge un piattino con toast e formaggio cremoso, uova strapazzate, pane e marmellata di fragole, ciambelle di grano, focaccine da tè, frutta tagliata a pezzettini (soprattutto arance, uva, mele e banane), una bottiglietta di succo di mirtillo...
Mio Dio, con una colazione del genere non mangerò più durante la giornata!
Ed ecco che, intrappolato proprio sotto la bottiglietta di succo, c'è un biglietto: "Buongiorno! Ho un'altra cosa da farti vedere. Ti aspetto fuori. M.J."
Wow, non ci credo! Ma fuori dove? In 3000 acri dovrei riuscire a trovare Michael?
Mangio e bevo molto in fretta la metà delle cose nel piatto. Mi sono svegliata tardi, ma forse se faccio in fretta riesco a raggiungerlo... Sempre più presa dalla curiosità corro affannata nei prati di Neverland, girando la testa a destra e a sinistra nel tentativo di scorgere un ragazzo con il viso da angelo e ai piedi dei mocassini.
Eccolo lì! Corro, improvvisamente pervasa da una scarica di felicità che mi attraversa il corpo.
-Buongiorno!- mi saluta. -Dormito bene?
-Sì, benissimo, grazie.
Cominciamo a camminare e io lo seguo in silenzio, ma non ho la più pallida idea di dove ci stiamo dirigendo. Ad un tratto sorpassiamo un grande orologio con le lancette immerso nei verdi fili d'erba, ma non è quello che attira la mia attenzione. Sempre immersi tra sassi, erba, terra e polvere, la zona adatta ad animali esotici, ci sono altri binari, proprio come quelli di ieri sera.
-Prendiamo di nuovo il trenino?- chiedo emozionata, rievocando i ricordi della sera precedente.
-Sì. Lo zoo è grande e farlo a piedi richiede abbastanza tempo.
Dunque stiamo andando allo zoo! Percorriamo i binari finchè non incontriamo un altro trenino, questa volta elettrico, con molti più vagoni di quello a vapore, che ci attende, fermo. Saliamo entrambi in uno dei posti del secondo vagoncino. Anche questa volta l'improvviso tintinnio di una campana ci avvisa della partenza. Fermata dopo fermata, il trenino percorre tutto il perimetro dello zoo. Al lato c'è una staccionata in legno. Un cartello raffigurante alcuni degli animali ospiti dello zoo con la scritta Neverland Zoo suggerisce che da questo punto parte la visita. Ci sono enormi gabbie e gli animali sono in piena attività. Mano a mano che ci spostiamo, Michael mi illustra quali animali ospita nel suo zoo.
-Questa è la zona delle giraffe- dice indicando uno spiazzo desertico contornato da sbarre di ferro.
Ce n'è una in particolare che Michael aveva acquistato quando ancora non abitava a Neverland e che aveva chiamato Jabbar, in onore del giocatore di basket più alto che conoscesse. Una di loro allunga il collo verso di noi, incuriosita, e facciamo appena in tempo ad allungare il braccio per accarezzarle il muso.
-Vorrei tanto tenerle in libertà, ma me l'hanno sconsigliato. Non riesco a capire, le giraffe sono innocue!
La sua faccia diventa per un attimo mogia e io mi metto a ridere. Si comporta proprio come un bambino innocente che non riesce a capire i divieti e le preoccupazioni degli adulti. Per lui sarebbe stata una cosa normale ritrovarsi una giraffa affacciata alla finestra che lo fissa.
Passiamo sopra un ponticello. Sotto c'è un piccolo laghetto.
-Questa invece è la zona dedicata ai miei due alligatori...
Lo dice con disinvoltura.
-Alligatori?!-
Un brivido mi corre lungo la schiena e mi guardo intorno come se uno di quegli animali assalisse improvvisamente il trenino.
-Sì, ma tranquilla! Non hanno mai fatto del male a nessuno. Come vedi, sono ancora tutto intero...
Gli rivolgo un sorrisetto per rispondere alla sua battuta sarcastica, ma non è molto convincente.
-Il prossimo animale è...
-Fammi indovinare... i leoni!
Sfodero la MIA battutina sarcastica, ma lui mi guarda ammirato.
-Come hai fatto a indovinare?
-Ooh... Uhm... Lasciamo stare!
Nella gabbia c'è un mucchietto di paglia, un secchio d'acqua, mezza bistecca e un leone dalla folta criniera che se ne sta disteso sul fondo della gabbia. Volge lo sguardo verso di noi quando passiamo, ma non sembra sorpreso. Evidentemente è abituato a vedere persone.
-Oh, la mia voliera preferita! Ci sono tantissime specie di pappagalli: rossi, blu, gialli, verdi, bianchi... potrei andare avanti all'infinito. Sono veramente belli vispi e chiacchieroni!
E infatti come si può dargli torto? Dalla voliera viene un baccano!
Ci sono ancora tante gabbie. Aveva ragione, a piedi non ce l'avremmo mai fatta.
-Qui c'è la gabbia delle tigri.
Le gabbie sono enormi e intravedo una tigre che sonnecchia, apparentemente innocua, ma sono comuque preoccupata. Sapere che d'ora in avanti vivrò con degli animali del genere mi intimorisce un po'. Il trenino si ferma improvvisamente. Ho uno sbalzo in avanti. Michael mi guarda ridendo.
-Vuoi lanciargli un pezzo di carne?- e indica il cibo adagiato in un secchio.
-Non ci pensano gli addestratori di animali?
-Ho chiesto loro di lasciarlo fare a me questo lavoro. Adoro gli animali e quando non sono via per i tour mi piace passarvi del tempo insieme.
-Mmh, non saprei...
-Prova!
Mi porge il pezzo freddo di carne. Mi sposto a destra, mi sposto a sinistra. Le tigri seguono guardinghe ogni mio movimento, così mi affretto a lanciare il pezzo di carne all'interno della gabbia.
Poi passiamo davanti ad un rettilario, dove c'è il serpente preferito di Michael, Muscles, un enorme esemplare di boa constrictor, e ad una gabbia dove ci sono i lama Louis e Lola, "una razza dal pelo chiaro, quasi bianco" spiega; due cerbiatti, Prince e Princess; una coppia di pavoni, Spring e Winter e...
-Qui c'è il mio ariete, Mr. Tibbs, almeno credo sia un'ariete... E' una capra con le corna e ci assomiglia molto!- la sua spiegazione mi fa scoppiare a ridere.
-Ecco! Questa è la gabbia di una coppia di orangutan.
-C'è anche Bubbles?- chiedo e mi sporgo un po' dal bordo del trenino, curiosa.
-Bubbles? Oh, no! Bubbles è uno scimpanzé ed è abbastanza autonomo da girare come gli pare e piace nel ranch.
Parla di quel piccolo scimpanzé come una persona, un figlio. Ho molte foto di lui e Michael abbracciati. "Si vogliono molto bene" penso.
Vediamo anche cammelli, lupi, cavalli Clydesdale (di cui se ne prende personalmente cura un uomo messicano), lo "Zonkey", incrocio tra una zebra e un mulo, e infine passiamo davanti ad una vasta zona di prato, circondata da un resistentissimo steccato di legno. In lontananza si vedono tanti alti e fitti alberi e delle macchie grigie che si muovono nella nostra direzione. Man mano che si avvicinano e i contorni si fanno più nitidi, capisco che sono enormi e simpaticissimi elefanti, con cui ci fermiamo a giocare un po', accarezzandone le proboscidi. Sanno essere veramente dolci e soprattutto sono sempre in cerca di coccole! Con un ultimo barrito di saluto, la visita allo zoo è terminata (troppo in fretta, dato che ormai avevo preso una certa confidenza con tutti questi animali), così il corso del trenino si inverte e ci riporta all'inizio dello zoo, passando per una valle desertica che mano a mano diventa il verde prato fiorito di sempre. Sembra veramente di stare alla stazione, con i vari treni e le varie fermate, ma in miniatura.

Mette la mano sulla mia, ma non si gira verso di me. Riesce di nuovo a farmi venire le farfalle allo stomaco! Quasi non riesco a respirare, ma sento una sensazione di piacere, è veramente difficile da descrivere. Non mi accorgo che ormai il trenino si è fermato e lui è già sceso.
-Ti è piaciuta la colazione?
-Buonissima, anche se era tanta!
Lentamente ci avviamo verso casa, sotto il caldo sole californiano e un cielo azzurro come non ne ho mai visti di così belli.
-Le prove si terranno oggi pomeriggio?- chiedo, improvvisamente insicura.
-Sì, non vedo l'ora di presentarti a tutti- esclama raggiante.
-Michael, senti... A dire la verità sono un po' preoccupata.
Si ferma di colpo e si volta a guardarmi. -Preoccupata? E di cosa? I miei collaboratori e ballerini sono come una seconda famiglia, molto allegri, solari...
-Non intendevo questo.- mi affretto a spiegare imbarazzata.
Come posso spiegargli che tutto questo per me non è all'ordine del giorno?
-E' che non ho mai frequentato gente importante, fatto provini per concerti, niente di niente. Non so come comportarmi... mi sento molto a disagio! E poi non so se sono all'altezza...
Mi squadra, filtrando le mie parole.
-Claudia- adoro quando mi chiama per nome, con il suo meraviglioso accento -come puoi pensare una cosa simile! Ho tanto sperato che venissi al concerto per poter lavorare con me. Nessuno è perfetto, ma quello che voglio dire è che se non ti uscirà un passo non ti dovrai arrendere. Io ti aiuterò. Perderti è l'ultima cosa che voglio...
Mi perdo completamente nell'ultima frase e assaporo quelle parole una ad una. Perderti è l'ultima cosa che voglio continua a risuonarmi nella testa come un'insistente eco. Rimango per un attimo incantata, completamente immersa nei pensieri, ma dura solo qualche secondo perché lui si avvicina lentamente e mi abbraccia.
-Sta tranquilla che andrà tutto bene.
Lo stringo forte a me per cercare un appiglio in quel vuoto che mi crea la paura. Sono sicura che con lui non avrò proprio nulla da temere.

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