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La serata non è ancora finita.
Ci spostiamo insieme alla folla, riversandoci nelle strade tra le macchine. Se solo mi vedessero i miei genitori… chissà cosa direbbero! Sembriamo una nuvola umana che si muove a rallentatore per la troppa gente.
-Dov’è l’hotel in cui alloggerà Michael?– chiede Alessandra nella confusione.
Cerchiamo di staccarci dalle persone sempre di più, finché non siamo un bel po’ avanti agli altri, poi cominciamo a correre senza perdere un attimo di tempo.
-Mi pare sia quello lì all’angolo… Sì, quell’hotel alto come un palazzo.
E’ quella la nostra prossima meta. Svoltiamo l’angolo e davanti a noi compare un enorme hotel a cinque stelle tutto completamente illuminato come se fosse Natale e bianco immacolato, con un giardino e delle stradine che lo attraversano. Il nome è inciso su un cartellone a luci intermittenti. Ci siamo. Il Jumeirah Carlton Tower.
-A giudicare dalla gente che c’è sotto– sentenzia Alessandra sarcastica –penso proprio che sia questo!
Non abbiamo corso invano, la gente non è ancora tanta e possiamo tranquillamente riprendere a camminare. Hanno tutti lo sguardo rivolto verso l’alto e gli striscioni del concerto che si agitano al vento, osservando un balconcino pitturato anch’esso di bianco.
Riconosciamo alcune ragazze con cui abbiamo chiacchierato prima. Aspettare è sempre molto stressante, a Michael piace essere atteso e creare quell’atmosfera di tensione che non ti sa dare neanche un esame scolastico. Decidiamo di allontanarci dalla folla perché riusciamo a trovare un posto più tranquillo e con un’ottima vista del balconcino. Ci affianchiamo al carretto di un venditore di palloncini, che alla vista di fans così disperati  ed eccitati allo stesso tempo, ride divertito. Le urla ora sono davvero incontrollabili: speriamo che Michael ci senta e alla fine esca.
-Questo hotel dimostra le sue cinque stelle già dall’aspetto esterno, figurarsi quello interno!– penso ad alta voce.
-Ma te lo immagini?– Alessandra sta di nuovo sognando ad occhi aperti. –Poltrone in pelle, vasca idromassaggio, cabina armadio, due bagni in camera, pasti da re… Una forza!
Ancora una volta i nostri pensieri sfumano con le grida acute della folla. Alziamo lo sguardo e il nostro bellissimo sogno appare sul balconcino con un cuscino in mano.
-Un cuscino?– sussurra Alessandra.
Questa volta cosa si sarà inventato?
Sorride divertito. Saluta con la mano e alza il dito indice e medio per fare il suo solito segno di pace. Noi fans lo chiamiamo V-Sign. La tensione sale alle stelle. Cerchiamo in tutti i modi di essere notate. Michael continua a sorridere, come se le labbra non fossero vere, ma stampate, e volta improvvisamente il cuscino. Sopra c’è scritto:
Goodnight fans! I love you! God bless you all!
Michael Jackson
Carichi di energia, gridiamo ancora più forte. Nella folla riesco a vedere un gruppo di ragazze con dei palloncini colorati con un bigliettino affettuoso legato ben stretto. Michael le scorge e sorridendo tende le braccia per far intendere che è pronto a prenderli. Le ragazze affidano i palloncini al vento che li spinge un po’ a destra un po’ a sinistra e continuano a gridare ininterrottamente Michael we love you!!!. Rimaniamo con il fiato sospeso e il dito puntato per minuti interminabili. Dato che i palloncini arrivano alla finestra accanto, Michael chiama degli uomini che sono in stanza con lui e si fa aiutare a prenderli. Quando ne afferra finalmente la cordicina con il biglietto, li sventola come un trofeo appena vinto. Compare di nuovo sul balconcino un attimo dopo, ma questa volta ha in mano un pupazzetto di peluche; gli lascia un bacio e lo getta nella direzione delle fans che hanno lanciato i palloncini, che lo afferrano con un’espressione incredula ed eccitata. Io penso solo che in quel momento avrei voluto essere il pupazzetto, sicuramente più fortunato di me… e mi metto a ridere. Mio Dio, Michael ci sta praticamente guardando. Sa che siamo qui. Sto vivendo tutto questo proprio io! Manda di nuovo infiniti e affettuosi baci e fa per rientrare, ma all’improvviso si blocca. Da’ un ultimo sguardo alla folla, ma non si capisce dove voglia puntare con lo sguardo. Ha indossato degli occhiali dalle lenti scure. Sorride nuovamente e assume un’aria naturale, poi rientra in camera.
Se ne sta andando come i sogni al mattino un attimo prima di svegliarsi, velocemente, ma che lasciano un’impronta  indelebile.
-E’ tutto finito?– chiedo ad Alessandra con tristezza. Rimarrei qui tutta la notte.
-Immagino di sì…
-Sicura che sia tutto finito?– le chiedo di nuovo confusa –Perché non se ne sta andando nessuno?
-Figurati! Aspetteranno qui tutta la notte per essere sicuri che non uscirà più.
La folla ricomincia a gridare e si divide a metà, come se dovesse passare qualcuno, come una spaccatura nel terreno provocata da un imminente terremoto.
-E ora che succede?– chiede Ale.
Io non rispondo.
-Guarda!– e punta il dito esattamente dove si è formata la spaccatura.
In quel preciso istante vedo un uomo robusto con indosso una divisa delle guardie del corpo e un poliziotto. Il cuore mi batte forte. Possibile che Michael abbia deciso di uscire dall’hotel? Così, in mezzo a tanta gente? Come se nulla fosse? Mi alzo in punta di piedi, pronta a vederlo e quasi mi sento svenire all’idea, ma Michael non c’è. Sembra che si dirigano verso di noi. Mi sposto per farli passare, ma accade una cosa assurda. Si affiancano a me, uno da un lato e uno dall’altro e mi bloccano i polsi, trascinandomi verso le porte dell’hotel. Stiamo addirittura correndo. In quell’attimo mi passano milioni di cose per la testa, ma non sono sicura neanche di una: “Dove mi stanno portando? Cosa vogliono da me? Chi è questa gente?” Sento le mani degli altri fans che mi toccano, mi spingono, ma corro con gli occhi chiusi, mentre gli uomini mi allontanano sempre di più dalle altre persone. Vorrei urlare, ma non servirebbe a niente. Ho paura e non riesco più a capire nulla. Ma cosa… La folla urla impazzita. Le gambe mi tremano allo stesso ritmo del labbro inferiore e se non fosse per quegli uomini che mi stanno trascinando come se non avessi peso, a quest’ora sarei già a terra priva di sensi.
-Claudia! Claudia dove stai andando?– si dispera Alessandra, ma la sua voce si dissolve in un attimo.
-Lasciatemi! Lasciatemi, vi prego!
Mi accecano le luci e i flash dei fotografi. Percepisco i suoni ovattati, come se fossi in una bolla, e vedo sempre più appannato. E’ tutto improvvisamente buio.

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