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Ci alziamo tutti e due dalle poltroncine. Le luci si accendono, così strizzo per un attimo gli occhi che si erano abituati al buio. Il cinema brilla di nuovo in tutto il suo splendore. Ci accomodiamo sul palco di legno, uno accanto all'altro, con le gambe a penzoloni giù dal bordo.
-Ti esibisci mai su questo palco?- chiedo, ma la risposta è ovvia.
-Ecco, alle volte sono i bambini a chiedermi di ballare e cantare, ma succede anche che lo uso per provare delle nuove coreografie.
Mi si illumina il viso.
-Ti andrebbe di esibirti? Vorrei vederti...
-Oh my God!- esclama e, vista la sua forte pronuncia americana, invece di God apre la "O" facendola diventare: -Oh my Gad!
-Ti prego!!! Fallo per me.
-Ma ci siamo esibiti insieme in concerto
Fa spuntare il suo solito sorrisetto da "che ci posso fare" e pensa che la faccenda sia già acqua passata, ma non mollo. E' vero che l'ho visto in concerto, ma con l'ansia dei fans, delle telecamere e di fare tutti i passi bene non ho potuto concentrare tutta la mia attenzione su di lui.
-Ti prego!
Si mette una mano davanti agli occhi e in modo dolcissimo si morde le labbra. Lo fa spesso quando è imbarazzato e io osservo quella bocca perfetta che adoro quando canta e ancor di più quando è mordicchiata.
-Devo proprio?
-Sì!
-Se la metti così... ma solo un attimo, okay?
-Okay.
Si sistema il cappello e sale le scale. Stringe le mani l'una nell'altra.
-Che cosa potrei fare?
-Non so, vedi tu. Qualsiasi cosa scegli va bene.
-Okay, allora, vediamo un po'...
Inizia a cantare.
-Remember the time Do you, do you On the phone, you and me...
Rimango incantata a guardarlo. Questa canzone non l'ho mai sentita prima. I movimenti sono improvvisati, ma perfetti, come se fossero stati studiati nei dettagli fino al secondo prima. Le spalle ruotano a ritmo, fanno strani movimenti meccanici insieme alla testa, i piedi scivolano sul pavimento di legno uno da una parte e uno dall'altra come per magia, tutto si muove a ritmo di una musica creata solo dalla sua voce. Oltre alle parole, imita i suoni della musica con la bocca ed emette i suoi tipici HEE HEE o AOW mentre fa beatbox. Fa un giro su sé stesso, porta la mano vicino alla bocca e cammina avanti e indietro per il palco.
"Eh meno male che si vergognava!"mi viene da pensare.
Il fatto è che quando sale sul palco si trasforma, diventa una tigre, mette a tacere tutti e incanta i fans come me. Anche se l'ho visto molte volte ballare, sono letteralmente bloccata, non riesco a muovere un muscolo. Fa il moonwalk, poi cambia con il sidewalk e si ferma improvvisamente. Solo quando la magia dei suoi passi si dissolve piano nell'aria mi accorgo di avere la bocca spalancata. Michael ha appena ballato per me!? Vogliamo scherzare?
-Sei stato da brivido! Mi fai emozionare ogni volta!- gli dico sciogliendomi dal mio blocco.
-No, tu mi fai emozionare. Guarda, sono diventato tutto rosso!
Scoppio a ridere, non me l'aspettavo proprio questa risposta.
-Eppure lo fai ogni volta... Cosa c'è di diverso?
-Diciamo che quando ci sono tantissime persone non mi vergogno perché non le devo guardare negli occhi, ma quando ce n'è una in particolare sì. E' strano, ma è così.
-Ah, capisco. Allora mi dispiace di aver insistito tanto...
-Tranquilla. E poi adesso posso avere un parere sulla canzone anche da parte tua.
-Infatti non l'avevo mai sentita prima. Che canzone è?
-Remember the time, è una delle canzoni per il nuovo album.
-E' inutile dire che è stupenda! Lo sai già...
-Sicura? A me non convince ancora molto. Guarda che non mi offendo se non ti piace.
-Ricordati questa cosa: tutte le canzoni che farai in futuro mi piaceranno. Tutte. Sempre.
Purtoppo lo so che su questo non potrà mai contare su di me, perché io sono sempre una fan, lui è sempre il mio idolo e io sono innamorata di lui. Queste cose non potranno mai cambiare.
-Ahahah, grazie!
C'è un attimo di silenzio, poi decido di far avverare uno dei miei più grandi desideri.
-Michael, potrei chiederti una cosa, cioè, sempre se puoi rispondermi...
-Ma certo, perché non dovrei!?
-Okay. Quando abbiamo fatto le prove per il concerto abbiamo imparato dei passi, ma la maggior parte me li ha fatti vedere LaVelle o qualche altro ballerino e io avrei preferito sapere i trucchi del mestiere da te... Non voglio togliere loro nessun merito, ma... oddio, non so come dirtelo! Potresti insegnarmene qualcuno TU?
Mi sento in difficoltà a chiederglielo, forse perché esiste il detto "Un mago non rivela mai i suoi segreti".
-Va bene! Vieni.
Oddio. Ci ho messo così tanto a spiegarmi e lui si limita ad annuire sorridente come se nulla fosse?? Sto veramente per ricevere delle lezioni direttamente dal Maestro? Non sto più nella pelle e a quella risposta il mio corpo viene attraversato da una scossa di eccitazione. Un conto era imparare i passi dal coreografo e un conto è farmeli spiegare da lui! Non ci posso credere, non sta succedendo veramente!
-Questo palco è fatto apposta per poter riuscire meglio in alcuni passi. Ad esempio: il moonwalk. Vedi quanto è liscia la superficie?
Dà le spalle al tendone e scivola piano all'indietro.
-E' tutto un gioco di caviglia, vedi! I piedi non si muovono molto, ma solo le caviglie. All'inizio ti dai la spinta con la punta e poi vai da solo.
Sì sì, proprio da solo! Per lui è un giochetto da niente.
-Prova.
Osservo le mie scarpe da ginnastica e provo a vedere se la suola è di quelle che appena strusci un po' i piedi fa un insopportabile rumore stridulo, poi guardo quei mocassini neri da incanto. Vado all'indietro, ma ho paura di sbagliare tutto. Rido.
-Bene, ci sei quasi!- mi incita Michael. -Ora l'unica cosa che devi fare è allungare un po' di più il passo e dare più spinta con le caviglie.
Mi mette le mani sulle spalle e fa il moonwalk, trascinandomi.
-Ecco, brava, così! E alla fine ci potresti attaccare un giro e finire sulle punte, come faccio di solito in Billie Jean.
Questo lo so fare, mi sono esercitata molto a casa. Mostro il passo imitandolo.
-E' incredibile! Basta che guardi e già sai rifare i passi...- commenta a bocca aperta.
Ne approfitto e uso una sua citazione.
-Il miglior modo per imparare è osservare i maestri al lavoro. E tu sei un maestro eccezionale- aggiungo. -Non c'è nessuno migliore nel tuo campo. E' facile imparare.
Sorride, mordendosi di nuovo le labbra.
-E tu?- chiedo. -Tu da chi hai imparato?
-Un tempo per le strade c'erano dei ragazzini che ballavano. Mi sono fermato a guardarli. Facevano dei passi straordinari! Erano veramente dei ballerini modello. Rimasi incantato. Così è nato il moonwalk e con esso tutti gli altri passi. Inoltre, io ero l'unico dei miei fratelli che durante gli spettacoli voleva rimanere a guardare ballerini bravissimi come, ad esempio, Fred Astaire o James Brown... Mi prendevano in giro, ma io cercavo di osservare quanti più passi possibili per poi riutilizzarli nei miei spettacoli. Ho imparato molto da loro e gliene sono grato.

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