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Quando finisco la conversazione trovo Alessandra in cima alla rampa delle scale, intenta a decifrare ogni mia risposta. Inclino la testa di lato un po’ seccata e un po’ divertita e lei corre in camera ridendo.
Sarò la ballerina di Michael Jackson! Passerò il resto dell’estate con lui, con il suo sorriso, il suo dolce sguardo, la sua musica… Decido di aspettare ancora a chiamarlo, mi ha dato una settimana di tempo e non voglio sembrare troppo frettolosa. In ogni caso cerco il bigliettino con il suo numero per tenerlo sempre a portata di mano. Ma dove l’ho messo? Nella borsa niente, nel trolley niente, sul comodino… No, non è neanche qui! Mi assale il panico. Dov’è?
-Alessandra, sai dove è finito il numero di telefono di Michael?– chiedo con voce tremante. -Non me lo perdonerei mai se l’avessi perso.
Lei osserva il mio sguardo terrorizzato e, in colpa, bisbiglia: -Penso… che sia arrivato a me per caso. Dovevo registrarmelo sul cellulare–
Mi fa l’occhiolino.
-Scusami, ma non hai detto che non sei una fan di Michael??– chiedo alterandomi per il brutto scherzo.
-Sì, ma dopo il concerto le cose sono cambiate e poi… è sempre Michael Jackson!
-Michael è il mio idolo, certo, ma non mi piace solo per questo, anzi questo è l’ultimo aspetto che considero. Sono innamorata della sua personalità, gli occhi, il tocco delicato che ti lascia sulla pelle, il dolce sorriso… La sua presenza è magica! E poi adora i bambini come me. Amo la persona prima di tutto, e alla fine l’artista–
Mi sdraio sul letto, lasciandomi andare lentamente, come trasportata dalle mie stesse parole che mi fanno galleggiare nell’aria.
-Tesoro, se non è amore questo…- ride Ale, ed io mi copro gli occhi con una mano con un sorriso.
Cerco di rilassarmi.
-Va bene, però ora dammi il numero. Mi serve. Lo so che stai tentando di fuorviarmi, ma non ci riuscirai!– rido con aria di sfida.
-Lo vuoi chiamare? Perché se è così voglio sentire tutta la telefonata. Voglio sentire la sua voce e quello che ti dice. Tutto!
Wow, è cambiata sul serio dopo il concerto! E’ decisamente diversa, lo vede con altri occhi. Chi lo sa, magari riuscirò a farla diventare definitivamente una fan. L’idea non è niente male.
-No. Non lo chiamo ora, aspetto ancora un po’.
-Hai una fortuna! Penso che appena faccio ritorno a Roma mi metto a prendere lezioni di ballo.
Rido divertita. Non me la immagino proprio una persona come lei a ballare, è abbastanza impacciata, ma non voglio tagliare le ali dei sogni di nessuno.
-Chissà, magari tra un paio d’anni troverò anche io una persona famosa con cui lavorare- fantastica ancora. -Oppure appena un anno, o magari… MAI!
-Non devi dire così. Magari non ti cercheranno come ballerina, ma sicuramente per altre importanti doti che tu hai e io no. Ma tu non ti arrendere, che i sogni si avverano sempre se ci credi.
-Scatta tante foto e fai un documentario!
-Un documentario?
A volte Ale ha certe idee…
-Sì! Prendi appunti: con cosa fa colazione, come si diverte, qual è il suo libro preferito, per quante ore lavora, cose così… Insomma, andrai ad abitare con lui!– aggiunge entusiasta.
Ma ha qualcosa che non va. E’ nervosa e mentre parla gioca spesso col braccialetto che ha al polso. Mi sollevo sui gomiti e mi sistemo comoda accanto a lei.
-Avanti, dimmi.
-Mmh?– solleva lo sguardo, ma non mi guarda negli occhi.
-Cosa c’è che non va? Insomma, siamo amiche da tantissimo tempo e so riconoscere quando c’è qualcosa che non va in te. Parla.
-Okay… ascolta. Io sono felicissima per te, si è avverato un sogno, ma ho paura che quando tornerai le cose cambieranno. Tu sarai diversa e… E poi io tra poco mi sposerò. Siamo ormai diventate grandi. Mi domando se in futuro ci saranno ancora bei momenti come questo da condividere.
Le cingo le spalle con un braccio.
-Hey, la vedi questa?
Le mostro la collana che ho al collo e che ormai non toglierò mai più. Un mezzo cuore con scritto Friend. L’altro mezzo, con su scritto Best lo ha lei. E’ stato un suo regalo per il mio tredicesimo compleanno. –Oltre ad essere il più bel regalo che io abbia mai ricevuto è anche un simbolo. Sta a indicare che noi siamo migliori amiche e nulla cambierà. Ti voglio bene. La nostra amicizia è molto più importante della celebrità. Non so neanche se è veramente quello che voglio dalla vita, ma è un’opportunità, capisci cosa intendo? Come puoi solo per un istante dubitare di noi?
-Non lo so… Ti ricordo così piccola, nella libreria che ormai è diventata anche tua, seduta al tavolino colorato a fare i compiti o a raccontare dei tuoi litigi a scuola. Non immaginavo davvero che potessi diventare una ragazza così determinata– e chiude gli occhi, lasciandosi inondare dai ricordi.
La abbraccio forte. E’ per questo che la considero come una sorella. Tiene di più a me che a se stessa. Con tutti i suoi difetti, le sue preoccupazioni, il suo strano modo di pianificare le cose, nessuno sarebbe mai in grado di sostituirla. E’ semplicemente unica, speciale. Poi, silenziosamente, afferro un cuscino e glielo tiro in testa.
-Ahi! Cosa ho fatto?
-Hai dubitato della nostra amicizia.
-Allora vuoi la guerra?
Afferra anche lei un cuscino e diamo il via ad una lotta scatenata.

Uno squillo, due, tre, quattro… Speriamo solo che risponda, indaffarato com’è con il lavoro.
-Pronto?– una vocetta sottile gracchia dall’altra parte del telefono.
Sono di pietra, ma Alessandra mi riesce a sbloccare con una gomitata. Inizio a sudare. Mi ero preparata tutto un discorso e ora, io che sono scrittrice e che ho sempre mille pensieri per la testa, non so che dire.
-P-pronto? E’ il signor Jackson?
La mia amica mi guarda con una faccia inorridita, del tipo: “Signor Jackson? Ma non fai prima a chiamarlo Michael?” Il fatto è che da un semplice “Pronto?” con la linea disturbata non ho capito se stia parlando Michael o una segretaria e fare un discorso già preparato per poi sentire la voce di una donna che mi fa “Attenda in linea” o “Ora glielo passo” non mi va proprio.
-Sì, sono io. Con chi parlo?
Ho un attimo di vuoto mentale. Qual è il mio nome?
-Claudia.
-Claudia!– lo sento chiamare emozionato dall’altra parte della cornetta con il suo accento americano.
-Ciao, come stai? Tutto bene spero.
-Benissimo. Te?
-Alla grande! Dimmi, l’altra sera è andato tutto bene? Siete riuscite a tornare a casa?– chiede premuroso.
Rimango un attimo a rifletterci, perché non avrei mai pensato che si fosse preoccupato così.
–Sì, siamo tornate a casa ed è andato tutto bene, tranne per un paio di ragazze che ci hanno seguito fino a casa e mi hanno chiesto di abbracciarmi perché io avevo abbracciato te.
Forse questo dettaglio della storia gli potrà sembrare insignificante, ma sento un’irrefrenabile voglia di raccontarglielo, come se fosse un vecchio amico con cui parlo tutti i giorni. Lui pronuncia un “Ooh” e insieme soffochiamo una risata.
-Allora, mi porti buone o cattive notizie?– sento un’altra dolce risatina.
-Buone. Ho parlato con i miei genitori. All’inizio non ci credevano, però ora è tutto risolto.
In realtà anche io ancora non ci credo,  ma questo è meglio che non glielo dico.
-Quindi sei dei nostri?
-Assolutamente sì!
-Fantastico! Sinceramente non mi aspettavo chiamassi così presto, non vedo l’ora di conoscerti meglio… vedrai, sarà divertente! Puoi dire ai tuoi genitori di non preoccuparsi per il ritorno, perché farò un viaggio in Italia e ti riaccompagnerò io.
-Okay, perfetto!
Vedo Alessandra che comincia a saltare su e giù sul letto.
–In Italia?? Farà un concerto anche qui?
Le faccio segno di stare zitta, ma non riesco a trattenere una risata anche io. Giuro che non l’ho mai vista così agitata! Che cosa avrà pensato Michael?
-Grazie Michael! Questo è da sempre stato il mio sogno e ora mi sembra impossibile che si stia realizzando.
-Sono io che ti ringrazio! Sei una ragazza fantastica, piena di talento, bellissima, non sottovalutare le tue capacità. Puoi fare tanto e raggiungere tutti gli obbiettivi che ti sei posta nella vita, basta che ci metti la passione– risponde con un tono di voce un po’ impacciato ma dolcissimo.
-Per tornare a noi… devi sapere che lavoreremo duramente, cinque o sei giorni su sette, per ore; dovrai firmare un contratto e naturalmente sarai pagata. Questo è un lavoro. Sei disposta ad accettare tutto questo?
Alessandra agita la testa su e giù. Mi sta chiedendo se accetterei questo? Pur di trascorrere anche un solo giorno con Michael, non so fino a che punto potrei arrivare! Andrei in capo al mondo solo per vedere la sua sagoma indistinta esibirsi su un palco, soffocata da 100.000 persone, figurarsi dopo una proposta del genere.
-Certo, se pensi che io sia all’altezza, sarò felicissima di lavorare con te.
-Perfetto! Ci vediamo tra tre giorni nel solito hotel, al…
Prima un forte rumore gracchiante, distorto, e poi silenzio. Forse si aspetta una risposta, ma non ho capito cosa ha detto. Comincio ad odiare questa stupida linea telefonica che sta sabotando la chiamata!
– Come dici, scusa?
-Dicevo… ci vedremo alle otto di sera nel solito hotel.
-Ah, certo! La linea è un po’ disturbata.
-Prenderemo subito un volo per l’America. Va bene?
-Sono senza parole.
La verità è che sono letteralmente incollata sul letto e ancora non so come faccio a parlare.
-Okay, allora ci vediamo nei prossimi giorni. Verrà a prenderti la mia limousine a casa– annuncia in tono piatto, come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Wow, in limousine?– esclamo incredula.
-Naturalmente!
-Stai scherzando?
-No– e infatti il tono della sua voce è serissimo.
-Ora devo andare– mi annuncia sconsolato ed io mi affloscio sul letto.
-Oh, certo!
-Ciao, a presto!
-Ciao Michael. Grazie di tutto.
-Grazie a te. Bye!
Rimarrei ad ascoltare la sua dolce voce per ore, ma la telefonata è terminata. E’ strano: pensavo che i miei sogni non si sarebbero mai realizzati, non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto. Sono emozionatissima, le mani mi tremano. Inoltre, ho appena parlato con Michael Jackson in un modo così colloquiale e familiare che mi sembra veramente di farlo da una vita, come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Non ti agitare– mi sorride Alessandra –Hai fatto colpo. Ti ha detto che… sei bellissima, o quella parte ti è forse sfuggita??
Ma che sta dicendo? Ahahah! Come farei senza di lei? Non riesco a credere all’idea che non la vedrò per una buona metà dell’estate.

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